Si tratta di una disposizione legata al “piano di ristrutturazione della rete delle aree di servizio autostradale”, un decreto firmato nel 2015 dai ministri dei Trasporti, Maurizio Lupi, e dello Sviluppo, Federica Guidi del governo Renzi.
Nei suoi punti principali, il provvedimento disponeva la chiusura di 25 stazioni in tutta Italia entro il 2018. Di queste, cinque sarebbero state cancellate proprio sulla Torino-Savona.
Due delle dodici stazioni di servizio presenti lungo l’autostrada che porta i piemontesi al mare hanno già chiuso, altre tre lo faranno tra una settimana. Il tutto per lo scontento degli attuali gestori e delle circa cinquanta persone che vi lavorano. Tutte le altre, invece, cambieranno gestione e molto probabilmente saranno prese dalle grandi catene che già offrono questo tipo di servizi.
“Autostrada dei fiori”, la società del gruppo Sias che gestisce in concessione l’infrastruttura, ha quindi annunciato che dal 1° gennaio di quest’anno sarebbero state chiuse cinque aree. Tre sono in direzione Savona: Rio Colorè Ovest ( a Bra, celebre per i suoi panini gourmet), Mondovì Ovest, Ca’ Lidora (Carcare). Due sono in direzione Torino: Priero est e Rio dei Cocchi est ( Carmagnola). Ma la concomitanza con le vacanze di Natale ha spinto la concessionaria a concedere una proroga fino al 15 gennaio. Il risultato è che al momento due aree hanno deciso di chiudere comunque da inizio mese ( Rio dei Cocchi est e Ca’ Lidora ovest), mentre le altre tre sono ancora attive, ma con poche speranze di sopravvivere dopo il 15 e soprattutto con molta rabbia.
“Il fatto è che nessuna delle nostre stazioni è in perdita. Di solito accade che lo Stato aiuti le aziende in difficoltà, mentre in questo caso fa morire imprese sane ” , si sfoga uno dei gestori delle stazioni tagliate dal decreto interministeriale. ” Qui nessuno sa nulla, per noi rischia di diventare un problema molto grande ” , dice un addetto di un’altra area. Qualcuno sta valutando la possibilità di fare ricorsi, qualcun altro è preoccupato soprattutto per i suoi lavoratori, che sono una decina per stazione, contando anche gli stagionali arruolati per i periodi di picco.
Anche nelle sette stazioni di servizio salvate dal decreto si respira un’aria piuttosto pesante. Perché il 31 dicembre l’affidamento dei servizi di distribuzione carburante e di commercio e ristoro è scaduto per tutte. Tra queste c’è anche l’Autobar Marenco di Carcare, in Liguria, locale segnalato dalle guide gourmet per i suoi panini e le sue pietanze. “Autostrada dei fiori” ha fatto sapere che le gare per la riassegnazione sono in corso. Gli attuali gestori, però, lamentano che i criteri per partecipare sono impossibili per loro e favoriscono soprattutto i grandi soggetti che hanno fatturati consistenti e un ampio numero di punti vendita.
Dal gruppo Sias confermano che i servizi in autostrada “dovranno osservare una serie di standard qualitativi elevati, che vanno dall’apertura per 24 ore con la continua presenza di un addetto, all’installazione di colonnine per le ricariche elettriche, fino all’adeguamento dei locali commerciali “. Insomma, servono investimenti importanti perché, dicono dalla società, “questa è la scelta del legislatore, che nel decreto chiede di creare tutta una serie di nuovi servizi a beneficio dell’utenza”.
Per le sette aree di servizio risparmiate dalla chiusura non tutto è perduto, però. In teoria il decreto Lupi- Guidi prevede che chi subentri nella concessione delle aree di servizio si prenda in qualche modo cura dei vecchi gestori. In più, si legge nel decreto, ” nelle procedure dovrà essere inserito l’impegno dell’affidatario a mantenere per almeno 18 mesi gli attuali occupati”.