Carburante, pedaggi e acquisto di auto nuove hanno fatto rincarare le quattro ruote nel corso del 2018 più di quanto siano cresciuti in generale i prezzi in Italia: in media i “costi di esercizio” di un veicolo hanno battuto l’inflazione con un andamento del 3,27% contro l’1,2 per cento.
Sono invece scesi i prezzi dell’usato, a causa – dicono gli esperti del Centro studi Promotor – della svalutazione dei motori diesel, che sarebbero oggetto di una “demonizzazione” a seguito degli scandali sulle emissioni.
Nel complesso, i prezzi delle vetture usate hanno registrato un calo del 3,3 per cento.
Le voci che hanno maggiormente contribuito alla crescita dei prezzi di mantenimento e utilizzo delle quattro ruote sono quelle relative al “gasolio per autotrazione (+8,14%), alla benzina (+5,38%) e agli altri carburanti per mezzi di trasporto e cioè essenzialmente a metano e gpl, che, complessivamente considerati, hanno visto i loro prezzi aumentare del 5,67%”.
Ma se il 2018 ha pagato il caro a livello dei mercati internazionale, che si sono ribaltati sulle pompe di benzina, da fine ottobre in avanti “la tendenza si è invertita lasciando spazio a un andamento in calo che continua anche nel 2019”.
Segnala ancora Promotor che “un’altra voce di spesa importante, quella dei pedaggi autostradali, ha visto una crescita superiore all’inflazione (+2,56%), come d’altra parte avviene regolarmente da molti anni. Quasi in linea con l’inflazione è stata invece la spesa per la manutenzione e la riparazione che è lievitata del 1,27%”.