Questa mattina alcuni Gestori aderenti a Faib Fegica e Figisc hanno distribuito ai lavoratori dipendenti della Italiana petroli una lettera con l’invito a “fare fronte comune per aprire una vertenza collettiva presso i Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico e per rivendicare – magari coordinandoci con i rappresentanti dei lavoratori dipendenti – direttamente con i vertici dell’Azienda (ma anche con la proprietà), quel minimo di chiarezza senza la quale la situazione finirebbe per diventare irreversibile. Senza ritorno”.
Nella lettera i gestori IP ricordano le condizioni economiche e normative nelle quali stanno lavorando: ”inique e discriminatorie al punto da rendere sempre più probabile il fallimento di centinaia di gestioni”. A causa anche della politica di prezzo scelta dall’azienda, che ricorre a differenziali fra prezzo self e servito fino ad oltre 400 €/Klt., politica che impedisce di invertire la tendenza in atto caratterizzata da una forte contrazione delle vendite e da una scarsa remuneratività delle gestioni chiamate, per giunta, a sopportare una serie di oneri impropri che dovrebbero essere assunti, invece, dal sistema.
Ricordando altresì che il gruppo api – per numero di gestori – è il primo operatore petrolifero italiano e il secondo per quota di mercato, eppure i comportamenti e le azioni intraprese non si differenziano molto dalla miriade di grossisti, imperativamente governati dal titolare. Il risultato è lo stesso: fare cassa a tutti i costi senza valutare i guasti che si possono determinare. “Se questo è il modello industriale di una delle più importanti Aziende italiane, c’è di che essere preoccupati, rilevano i gestori IP, per il presente ma anche per il futuro”.
Aggiungendo che se loro sono da tempo in sofferenza, non si può certo sostenere che per i lavoratori le cose vadano meglio: si passa, infatti, da una riduzione di personale all’altra; da un contratto di solidarietà all’altro, senza tenere conto che l’Azienda ha invece bisogno di continuità e professionalità per realizzare la sua “missione”. Non di continui cambiamenti e tourbillon nelle posizioni intermedie. Arrivando perciò alla conclusione che “è necessario trovare il modo per dare ai Gestori e ai lavoratori dipendenti risposte sul futuro ma anche sui fatti presenti”. Che giustifica la proposta di “fare fronte comune”.
siamo tutti sulla stesa barca….