Certamente interessante l’editoriale di GCA sulla Staffetta di venerdì scorso, uno spaccato della situazione del settore della distribuzione dei carburanti, abbastanza realistico ma bisognoso di qualche chiarimento, magari cominciando dall’evidenziare la mancanza della notizia del recente accordo sottoscritto da Fegica e Figisc con Retitalia, Faib non ha firmato e le ragioni le sanno loro, accordo che, da quanto ne so, sostanzialmente ricalca quello Eni del 2014, con gli stessi margini per il servito e self, il che significa che non si è tenuto conto del significativo aumento dei costi di gestione intervenuti da 5 anni a questa parte.
Certo oltre un certo delta tra self e servito viene riconosciuto qualcosa al gestore sulle vendite del servito, una miseria rispetto a quanto viene “rubato” al cliente, che poi non è una novità visto che già l’accordo con EG Italia prevede qualcosa di simile, ma il punto è che si continua sulla strada intrapresa nel 2002 con gli accordi “altamente innovativi” che hanno portato i gestori alla situazione attuale, nulla in questa serie di accordi che tuteli il gestore nella concorrenza, anzi, sempre più lacci verso l’oramai scomparsa imprenditorialità del gestore.
Veramente il gestore è ancora libero di aumentare il prezzo di vendita, e questo viene spacciato per la libertà di imprenditore (sigh), ma il vincolo del prezzo massimo è una spada di Damocle in testa ai gestori, il superamento può portare alla risoluzione del contratto di comodato, alla faccia del libero imprenditore, nemmeno i dipendenti hanno così tanti vincoli, mettiamoci poi che si sono già registrati casi in cui le compagnie hanno aumentato il prezzo consigliato a quei gestori che, avvalendosi delle previsioni degli accordi, hanno aumentato il prezzo consigliato, e questo abuso è permesso dagli stessi accordi, il cane che si mangia la coda.
E rimane sempre insoluto il vero problema: la concorrenza! Negli accordi c’è sempre il principio dell’importanza della concorrenza e di mettere i gestori in condizioni di essere competitivi nel mercato ma… al principio seguono i dettagli che sono talmente evanescenti da lasciare libertà alle compagnie, e retisti, di fare il bello e cattivo tempo sulla pelle dei gestori.
E con tutto questo ci si meraviglia che i gestori scappino dalle sigle storiche? Che le accusino di non fare gli interessi di chi affermano di rappresentare? E pure si lamentano se qualche gestore usa espressioni poco lusinghiere sui sindacati? Non è da ieri il malumore dei gestori, è vecchio di anni, almeno questo sa chi si confronta quotidianamente con i colleghi, certo se manca il confronto, quello vero, non quello filosofico, il malcontento non lo percepisci perché pensi di essere nel giusto, di essere sempre all’altezza della situazione e immune da errori.
Adesso le federazioni reagiscono al malumore, agli autoconvocati? Mi fa ridere la cosa, sono passati dall’indifferenza alla preoccupazione, e in mezzo ci hanno messo la derisione e lo sfottò, tutto fuorché prendere in mano la situazione per evitare la formalizzazione della spaccatura in atto, ma per fare questo avrebbero dovuto ammettere il malcontento della categoria, e non lo hanno fatto, quindi è inutile che si mettano a frignare, che si rimbocchino le maniche e scendano dal piedestallo.
Veramente qualcosa si è visto: lo sciopero della Faib contro la burocrazia, una toppa peggio dello strappo! Questi ti vanno a dichiarare uno sciopero perché i gestori sono riempiti di incombenze, tipo il DAS telematico in arrivo, il registratore di cassa telematico e la cosetta della fattura elettronica… ma non pensano che i gestori si stiano domandando dove stavano
quando ad inizio dicembre 2017 il governo mise sul piatto la fattura elettronica al posto della carta carburanti, in quel momento si doveva proclamare lo sciopero, non adesso che il danno
è stato fatto, certo che hanno “portato a casa” il credito d’imposta sulla moneta elettronica… a tutto vantaggio delle banche che hanno decisamente aumentato i costi!
Se proprio vogliono scioperare lo facciano per un margine che compensi i maggiori costi di gestione e una vera difesa dalla concorrenza, altro non servirebbe per questa disastrata categoria.
Schei, non filosofia. Mi piacerebbe sperare tanto ma l’accordo Retitalia ammazza la speranza.
Un appunto critico all’estensore dell’articolo mi permetto di farlo, questo passaggio mi lascia parecchio perplesso:
Che si proclamano rappresentative rispetto alle tre sigle nazionali, arrivando addirittura a chiedere, cosa assurda, al sottosegretario Crippa il 29 maggio “la verifica di questa rappresentatività e della loro reale consistenza associativa”
Mi spiega perché definisce “assurda” la richiesta? Dove sta l’assurdo, forse chiedere una verifica dei numeri è sbagliato? Penso anch’io che non sarebbe male verificare la reale rappresentatività di chi firma accordi per nome e conto dei gestori, questo anche tenendo presente che mai gli accordi sono stati sottoposti al vaglio dei gestori interessati, quindi la trovo una richiesta più che legittima, doverosa direi, poi che numeri hanno da nascondere le federazioni nazionali?
Mi fermo qui, ma vorrei ricordare che è vero che sono tutti nella stessa barca ma non tutti hanno il salvagente, non so gli altri ma i gestori di sicuro ne sono sprovvisti.
Moreno Parin – Gruppo Impianti Stradali Carburanti_Treviso
infatti io non ho il salvagente ed ho già avvisato la compagnia che il 31/12/19 lascio l impianto,sempre che la banca non mi chiuda il fido o che io lo sfori.