Dopo l’allarmante audizione del procuratore generale della Repubblica di Trento alla X Commissione della Camera dei Deputati, nessuno può più dire di non sapere. Basta chiacchiere: per battere l’illegalità, che “succhia” il 30% del gettito e taglia i margini dei Gestori, ci vogliono fatti concreti. Le scartoffie immaginate dall’Agenzie delle Entrate, non bastano.
ALL’INIZIO ERAVAMO SOLI
PRIMA molti ci accusavano di fare dell’inutile allarmismo;
PRIMA molti ironizzavano sulle nostre (solitarie) denuncie, pensando che il fenomeno fosse circoscritto ed erano pronti -per non restare “invischiati”- a prendere le distanze;
PRIMA tutti (o quasi) ci ammonivano a non mettere in relazione l’uscita delle compagnie petrolifere con l’illegalità, nonostante fosse sotto gli occhi di tutti la progressiva polverizzazione della rete ed il passaggio di miglia di impianti a “nuovi” (spesso disinvolti) compratori;
PRIMA, anche insospettabili Sottosegretari e Ministri (in compagnia dei Mister Prezzi e dell’Agcm) erano pronti a sostenere che -ai fini della concorrenza- sarebbe stato meglio avere una miriade di “piccoli” operatori, piuttosto che aziende petrolifere strutturate;
OGGI tutti questi grandi teorici, si ritrovano a fare i conti con una realtà devastata e segnata da una illegalità che ha raggiunti livelli parossistici;
OGGI, che la situazione è sfuggita di mano a chi si è sgolato per “comprimere” i Gestori, i loro diritti ed i loro margini, non sa come giustificarsi e come venirne fuori;
OGGI, cominciano a rendersi conto che se si vogliono mantenere spazi operativi legali, c’è bisogno di ridefinire le regole ed i rapporti all’interno di un settore che, preda di un furore demagogico, è riuscito a sconquassare i “fondamentali”;
OGGI, il gioco delle tre carte -nel quale sono maestri può cominciare a considerarsi finito!
OGGI, solo pochi ebeti continuano a sorridere (a mezza bocca) di fronte al fenomeno dilagante;
OGGI, tutti quelli che hanno costruito impianti, o comprato a peso d’oro impianti cadenti pensando che il Paese di Bengodi non sarebbe mai finito, (o almeno fosse durato fino a far crescere, geometricamente il loro guadagno), cominciano a mostrare imbarazzo;
OGGI, dalle parole bisogna passare ai fatti: ne va della dignità del Parlamento, del Governo e della Pubblica Amministrazione tutta. Ne va della dignità dell’industria petrolifera e di quei “retisti onesti” che devono trovare la forza di invertire la rotta;
OGGI, è necessario che -ciascuno per i suoi errori- avvii una fase di autocritica dalla quale ripartire per ridefinire le regole;
OGGI, c’è bisogno di ripartire dai margini dei Gestori che, come è ormai noto a tutti, sono da fame.
IL SILENZIO RENDE COMPLICI !!
UN PRIMO SCIOPERO PER RICORDARE ANCHE AGLI SCETTICI ED AI DETRATTORI (anche di nuovo conio) CHE LA CATEGORIA ANCORA ESISTE ED HA TUTTA L’INTENZIONE DI NON MOLLARE. SUL PIANO DEI MARGINI, SUL PIANO DEI DIRITTI E SU QUELLO DELLA LEGALITA’ CONTRATTUALE.
Al di là di qualche voce dissonante (e, per giunta stonata) la chiusura degli impianti effettuata il 6/7 Novembre è stata soddisfacente.
Certo, poteva andare meglio ma lo sciopero ha dovuto fare i conti con una miriade di impianti in mano a soggetti che poco hanno a che vedere con la distribuzione carburanti: pirati che stanno arricchendosi sulle spalle dei Gestori e dello Stato.
Che stanno facendosi beffe di una pubblica amministrazione che consapevolmente (o meno), prima ha permesso che questo settore esplodesse ed ora fa fatica a controllare l’elusione, l’evasione, il dumping contrattuale.
In ballo c’è qualcosa di ancora più significativo: l’addio ad un apparato industriale che è essenziale vitale per la vita del Paese se abbiamo l’ambizione mantenere il ruolo di “potenza” industriale (seconda in Europa e sesta nel Mondo) piuttosto che ricavarci uno “spazietto” di nicchia, confinati -come vorrebbero i detrattori- in un’area fatta di “sole, cibo,violini e mandolini”.
Per invertire la tendenza ci vuole, però, uno scatto: bisogna insistere con la Politica (Governo e Parlamento) perchè escano dal torpore (qualcuno lo definisce il sonno della ragione) perchè torni a fare il suo mestiere. A scegliere. A determinare gli indirizzi. Ad avere una strategia credibile che non sia -anche per il nostro settore- il silenzio imbarazzante del Ministro dello Sviluppo Economico.
A fare chiarezza sulla “famosa transizione energetica” per evitare che si azzeri la vendita di auto (sopratutto diesel): dobbiamo, in altre parole, evitare di incantare -come il pifferaio magico- la gente che si aspetta -domani mattina- il mondo delle favole ecologiche nel quale non si distrugge alcuna energia per produrre l’elettricità (come se nascesse sugli alberi).
Per questo abbiamo proposto al Parlamento di invertire la tendenza: i Gestori non chiedono e non hanno chiesto – pietisticamente- le briciole di un emendamento o di un ordine del giorno per avere attenzione: anche nel corso della riunione che abbiamo tenuto il 6 Novembre al Capranichetta abbiamo insistito sulla necessità di guardare le cose da un’altra prospettiva.
I Gestori sfidano la Politica a fare quella riforma del settore che, per troppo tempo (e per non scontentare i “poteri forti”) è stata lasciata nel cassetto, lasciando che il settore languisse. Marcisse.
La riforma del settore che i Gestori hanno in testa è ormai nota a tutti e, su questa strada, che va dall’adozione del Documento di Regolarità contrattuale alla ristrutturazione (vera) della rete; dalla verifica della qualità dei carburanti al diverso utilizzo (con finalità antifrode) dell’Osservatorio Prezzi; dall’abbandono di norme fiscali vessatorie nei confronti dei Gestori, all’adozione (e rispetto) di Accordi per la definizione di trattamenti economici che non costringano la Categoria ad essere “schiava” degli schiribizzi di questa compagnia o di quel titolare di impianti che vuole riconoscere -spesso ricattando il Gestore in sofferenza per i margini da fame.
Ovviamente, questi sono i titoli alcuni dei quali ritroviamo nella proposta di risoluzione in corso di dibattito presso la X Commissione della Camera: risoluzione che non può rimanere fine a se stessa (non abbiamo bisogno di patacche da attaccare sulle tute) ma deve essere il solido preludio all’assunzione di normativa -di riforma, appunto- che aiutino il settore ad uscire dalle secche nella quali è incagliato.
Lo sosteniamo per i Gestori, certo, ma anche per il settore tutto, per i consumatori e per il Paese.
Lo spaccato della situazione, al di là delle denunce di degrado che, con forza, abbiamo fatto (spesso inascoltati) in questi mesi/anni è quello rappresentato, pacatamente, al Parlamento dal Procuratore Generale di Trento: chi avrà il coraggio di sottrarsi?
Rimangono sullo sfondo, senza alcuna dignità, i cascami di tutti coloro che pur di dimostrare che esistono hanno come unico obiettivo quello di “battere il Sindacato”. Non la controparte.
Povera gente senza proposta che non riesce a distinguere (volutamente) il vero dal verosimile e che adotta la massima: muoia Sansone, con tutti i Filistei. Ma noi, almeno per il momento, non intendiamo morire (metaforicamente, si intende).
Certo non intendiamo morire per “toglierci di mezzo” per favorire un gruppetto di vanagloriosi che, alla fine, diventano strumento (inconsapevole?) nelle mani di una controparte che dalla divisione della Categoria ha tutto da guadagnare (a differenza dei Gestori).
Finché i Gestori che si riconoscono nel Sindacato saranno in numero maggiore di questi “cani sciolti (che rappresentano poco più che se stessi), per loro non ci saranno spazi praticabili. In democrazia non vale il principio: ci sono io, fatti più in là.
Diversamente, siccome in democrazia, quello che conta sono le idee, la loro forza, e la capacità di determinare un’aggregazione sulle strategie e sugli obiettivi, l’unica strada, come abbiamo sempre detto a tutti quelli che ambiscono a farsi avanti, è quella di stare all’interno delle Organizzazioni e fare la battaglia per cambiare le politiche e, se fosse utile, anche procedere ad un ricambio del gruppo dirigente.
Per fare queste cose, però, ci vogliono proposte ed idee; poi è necessario comprendere che il limite dell’azione non può essere qualche piccola “vendetta” o rivalsa (magari da parte di qualcuno che è sempre organico alla compagnia petrolifera/retista per la quale ha lavorato).
Ecco, quando passiamo dal chiacchiericcio alla ricerca di una proposta aggregante, questo diventa un problema insormontabile per chi è abituato ad improvvisare.
D’altra parte se molti di questi “detrattori” del lavoro del Sindacato avessero l’acume (l’ardire?) di guardarsi attorno, si accorgerebbero che utilizzano norme, livelli di contrattazione, sistema di relazioni che la Categoria, nel Sindacato, ha costruito negli anni. Nei decenni.
Perchè la Categoria intesa come Categoria e non come sommatoria di singole individualità o pulsioni nichiliste, esiste dal momento in cui i Gestori hanno capito che, allo strapotere della controparte, si può opporre solo la “forza” dell’organizzazione e non la babele delle divisioni.
Se bastasse alzare una “bandierina” o limitarsi a rilanciare più uno sulle proposte degli altri, sarebbe facile: il difficile è fare la proposta.
In altre parole, anche se avessimo 150 €/Klt. ma non avessimo la possibilità (normativa) di competere, aseguito dell’illegalità dilagante, di contratti che ledono i diritti e la dignità dei Gestori (e delle nuove figure para-professionali alle quali attingono, a piene mani, i professionisti della mistificazione e della disinformazione ), avremmo avuto un successo da sbandierare ai quattro venti?
La domanda che dobbiamo farci, tutti, è cosa accadrà domani e quali risposte saremo in grado -tutti insieme- di dare ad un mercato impazzito, incattivito e largamente nelle mani di profittatori (e finanche della più “lungimirante” criminalità organizzata) tutti pronti a spolpare l’osso.
Lo ribadiamo ancora una volta: noi siamo aperti al confronto ma nella chiarezza dei ruoli e, sopratutto, all’interno delle Organizzazioni di Categoria.
Il resto è fuffa!
Estratto da Controdistribuzione edizione flash n.16 del 08.11.2019
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L articolo dice il vero ..peccato per il gran finale atto solo a gettare fango sulle nuove associazioni …cani sciolti , gruppetto di vanagloriosi …io li conosco personalmente e di vanaglorioso non c è proprio nulla ,sono gestori esasperati che hanno già perso tutto…come me ,come molti di noi…quindi questo accanimento dice poco su di loro ma tanto su di voi .invece di sparare fango(per non cadere in volgarità e metterci al vostro livello) fatevi un esame di coscienza e se serve anche un mea culpa,fareste più bella figura .