Staffetta Quotidiana – Il nero è il 30% del venduto. Il pm Sandro Raimondi in commissione Attività produttive alla Camera
“Non si muove un litro senza che la criminalità organizzata lo consenta”. Così il procuratore della Repubblica di Trento Sandro Raimondi ha chiuso la sua audizione svoltasi ieri in commissione Attività produttive alla Camera sulla risoluzione De Toma sulla rete carburanti.
Raimondi si è presentato illustrando le proprie credenziali in materia: si è occupato di accise fin dal 1982, lavorando prima al tribunale di Milano e poi a quello di Brescia. Sua l’indagine Free Fuel che nel 2018 ha portato a diversi arresti nel 2018 a Brescia (v. Staffetta 10/01/18), come pure la più recente operazione di Trento (v. Staffetta 17/10).
“Il traffico illecito di prodotti petroliferi – ha detto – ha assunto una rilevanza estremamente pesante e pericolosa anche per il controllo da parte della criminalità organizzata”. Raimondi ha raccontato di riunioni con altre procure presso la procura nazionale antimafia e antiterrorismo, riunioni in cui “abbiamo constatato che il traffico viene gestito al nord dalla ‘ndrangheta – in particolare, sulla base di indagini da me svolte, da associazioni facenti capo a Capo Rizzuto o a Cutro – e al sud dalla camorra”. Di tratta, ha aggiunto, di “dati acquisiti non per sentito dire o pettegolezzi tra esperti ma da indagini che ho svolto con la Guardia di finanza. Secondo una stima che abbiamo fatto confrontandoci con il comando generale della Guardia di finanza, stima che non ha riscontro oggettivo ma si può definire verosimile, il 30% del venduto sfugge all’imposizione fiscale” per un valore “di circa 10-12 miliardi di euro”.
“Ci siamo posti il problema dell’efficacia delle indagini”, ha poi detto Raimondi, “che non risolveranno il fenomeno ma possono dare un contributo per la risoluzione finale, l’ultima spiaggia dopo interventi normativi che possano filtrare e ridurre il pericolo di evasione”. Il punto, ha proseguito, è che “la caratteristica della criminalità organizzata è appunto di essere organizzata, con una vera e propria struttura imprenditoriale come una Spa o Srl. Occorre quindi organizzarci meglio di loro”. Da qui nasce, attraverso un confronto con il comandante regionale della Gdf, l’idea di coinvolgere l’Università di Trento, in particolare il gruppo eCrime (ascoltato ieri in audizione dopo Raimondi), per “affiancare esperti ai militari della Gdf”, in modo da “capire prima se la rotta delle indagini è giusta e analizzare macro dati in tempi velocissimi”.
La “metodologia che viene replicata sempre” è quella delle “società filtro che importano prodotto, un metodo che non costa nulla ed è di difficile accertamento”. Si può contrastare “solo con intercettazioni in cui i commercianti parlano del fissaggio del prezzo con riferimento al Platts” più un delta che poi “viene restituito con note di credito o in contanti”. In questo modo, “come ha dimostrato l’indagine di Brescia di due anni fa, sono sufficienti 5-6 società finte per mettere in atto una frode dove in pochi mesi la violazione della sola Iva è di circa 4,5 milioni di euro”.
Raimondi ha poi sottolineato l’importanza degli articoli 34 e 34-bis del Codice antimafia che “consentono, se c’è il sospetto di ingerenza di persone appartenenti alla criminalità organizzata di stampo mafioso, l’ingresso immediato nella Cda delle società, senza le lungaggini processo”.
Al termine dell’intervento, Luca Squeri (FI) ha chiesto se il fenomeno fosse legato al ritiro delle compagnie e alla successiva frammentazione del mercato. Raimondi ha risposto affermativamente: “c’è un ingresso incontrollato di soggetti. Il punto è che chi non accetta esce dal mercato. Un imprenditore venne da noi e si sfogò dicendo che non voleva fare quelle cose perché sapeva benissimo che era prodotto in nero, ma che se non avesse accettato avrebbe portato i libri in tribunale”. Squeri ha chiesto se fosse opportuna l’eliminazione delle lettere di intenti. Anche qui la risposta è stata positiva: “abbiamo riscontrato lettere di intenti false, è un punto che va cambiato normativamente”.
Alle domande di Massimiliano De Toma (M5S) sulla responsabilità dei trasportatori e sulle rotte più battute, Raimondi ha infine risposto indicando in particolare la rotta balcanica: la Guardia di finanza di Gorizia “è stata molto efficace”. L’anello debole, ha aggiunto, “è il conducente. È la persona che guadagna meno di tutta l’associazione a delinquere ma che può dire quello che succede veramente. Arrestare il poveraccio – ha aggiunto – non è una cosa positiva ma è l’unico modo, perché sa benissimo che sulle carte di fatturazione c’è scritto una destinazione e poi il prodotto arriva in nero in un’altra. Negli anni passati col Codice Rocco veniva subito arrestato. Oggi il paradosso è che con un chilo di cocaina si rischiano 9 anni, con un’autobotte da 30mila litri non si rischia niente. La filiera del commercio è gestita e non si muove un litro senza che la criminalità organizzata lo sconsenta”.
Infine, Raimondi ha accennato alla questione dei 15 gradi: “l’accisa viene scontata a 15 gradi, in realtà l’autobotte ne ha 30 e già qui c’è un’evasione all’inizio. In Germania c’è un rapportatore che quando il prodotto viene erogato lo riporta a 15 gradi. Ma queste sono cose più banali”.
Per gentile concessione di Staffetta Quotidiana
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se chi commette queste frodi andasse in galera e funzionasse la giustizia con tempi rapidi e certi, dareste un buon segnale. Inoltre, chi eroga e riceve prodotti di illecita provenienza requisite-confiscate loro gli automezzi ed infine chiudete definitivamente il PV cementando i serbatoi!