Il problema è che non li vuole nessuno. Tra gli anni Sessanta e Settanta erano spuntati come funghi, negli anni Ottanta e Novanta erano cresciuti di dimensioni e si erano spostati in periferia.
Dopo la grande crisi del 2008, hanno iniziato a chiudere. Nessuna strategia di riutilizzo e previsione per il futuro: semplicemente sono state tolte le pompe, e dove prima c’era un distributore di carburante oggi c’è un’area dimessa.
Solo due recuperati
Oggi a Legnano ci sono un totale di 8 distributori abbandonati: un nono si trova all’ingresso di San Giorgio su Legnano, il decimo sulla Provinciale 12, nel territorio di Villa Cortese. Di questi, due soli sono stati in qualche modo recuperati a nuova vita: il primo si trovava all’incrocio tra il Sempione e via Milano ed è stato trasformato in un’aiuola; il secondo era all’incrocio tra via Alberto da Giussano e via Lega, dove una volta il benzinaio vendeva tergicristalli adesso c’è un negozio che vende alimenti etnici.
In entrambi i casi, però, le cisterne sono ancora sottoterra. Vuote non rappresentano alcun pericolo per l’ambiente, ma prima o poi qualcuno dovrà metterci mano: a tutti gli effetti si tratta di rifiuti speciali che in qualche modo dovranno essere smaltiti.
Gli altri sei distributori che si trovano sul territorio comunale, invece, sono ancora lì. Due si trovano sulla Saronnese: quello nei pressi dello svincolo autostradale di Castellanza è diventato una discarica a cielo aperto, chi non sa dove mettere i rifiuti li butta lì; quello che si trova dall’altra parte della strada in direzione di Saronno è stato recintato con una rete metallica, che almeno serve a evitare scarichi abusivi.
Reti sono state messe anche all’ex distributore all’incrocio tra via XXIX Maggio e via Roma, e a quello in via per Canegrate che si affaccia sul parco Castello. Sul Sempione (vicino al confine con Castellanza) sono invece arrivati dei panettoni di cemento che impediscono alle auto l’accesso al piazzale.
Reti anche davanti al distributore all’incrocio tra il Sempione e via San Francesco d’Assisi, l’ultimo che in ordine temporale è stato chiuso. Lì le pompe sono ancora al loro posto, non è escluso che tra qualche temo possa essere riaperto.
Nel frattempo, il degrado avanza. La geografia dei distributori in città è cambiata radicalmente dopo la crisi che nel 2008 ha provocato una contrazione dei consumi e spinto le case automobilistiche a inventare motori che bevono sempre meno.
Le famiglie che avevano due auto, per anni ne hanno lasciata una in garage; chi negli ultimi tempi è stato costretto a cambiare la macchina, ne ha comprata una che fa venti chilometri con un litro e 800 chilometri con un pieno.
Il distributore al centro commerciale Auchan di Rescaldina, che puntando sulla quantità può proporre prezzi un po’ più convenienti, ha dato la mazzata finale a un settore giù in profonda crisi.
L’incognita bonifiche
Il problema è che i distributori chiusi non sono sicuramente un affare. A Legnano le aree dismesse non mancano, perché qualcuno dovrebbe comperare e riqualificare quelle che rischiano di costare di più in bonifiche? Non si tratta solo di scavare per recuperare le cisterne sotterranee, che poi dovrebbero essere smaltite come rifiuti speciali.
In anni e anni anche la terra si è impregnata di idrocarburi, oltre alle cisterne un eventuale compratore si impegnerebbe a smaltire anche tonnellate di terra inquinata, che di fatto dovranno a loro volta essere trattate come un rifiuto speciale. Di norma, si tratta di aree private che erano state concesse in affitto a qualche compagnia petrolifera, oggi qualcuna è già in vendita (ad esempio quella di via per Canegrate).
Tutto sta nel trovare qualcuno disposto a investire per restituire un futuro a questi angoli di città avvelenati.
Fonte: La Prealpina.it
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