Navigato Sindacalista, a volte anche troppo rivoluzionario per questo settore e per i propri iscritti, Moreno Parin ha (con un colpo da maestro) centrato molteplici obbiettivi. L’evidenza di questo fatto è sopratutto data dalla reazione (confusa e un po sgangherata) di quella che un tempo era considerata da tutto il settore petrolifero il Market leader, e poi (abdicando al proprio ruolo) divenuta, senza ombra di dubbio, una delle principali responsabile della disgregazione del settore stesso.
Per anni Eni ha provato (riuscendoci perfettamente) a togliere autonomia e dignità ai Gestori azzerando (prima del margine) quelle relazioni Sindacali di cui dovrebbe essere portatrice sana per evitare sia il caos in cui sta definitivamente piombando la categoria dei Gestori con la nascita di molteplici sigle di rappresentanza, ma anche per avere come interlocutore un Sindacato titolato a tale ruolo. La lettera in risposta alla protesta della Gisc_TV ha il compito (ingrato) di evidenziare proprio questo. E tutto sulla scorta di un fortino guadagnato grazie alla stipula dell’accordo del 2014 il quale rimanendo ancora in vigore (firmato come accordo solidale e di emergenza) sta garantendo ad Eni una posizione di privilegio assoluto che stride con la sofferenza economica dei Gestori.
Certo, gli strateghi dell’Eni sono riusciti nell’intento di bloccare i margini dei Gestori (fermi al 2014), ma a quale prezzo? Quale prezzo è stato pagato dall’azienda in termini di qualità nella conduzione degli impianti ? Forse non ha abbastanza importanza il livello di turnover delle gestioni? Forse la strategia di trovare un kamikaze che voglia cimentarsi in questo mestiere riuscendoci solo per qualche mese è diventata il core business della corporate? Oppure quella toppa (a volte peggio del buco) degli impianti condotti tramite la gestione diretta EniFuel o della gestione con l’ausilio degli ex agenti impropriamente autoproclamati Gestori Innovativi (su quest’ultima fantastica soluzione, magari, torneremo nei prossimi giorni).
Un quadro a tinte molto fosche che ha permesso ad Eni di togliere alla categoria diritti, tutele, possibilità economica e speranza di un futuro. Lamentando perfino l’arrogante diritto di far tacere chi osa denunciare tutto questo.
Eppure non tutto è perduto e l’azienda del cane a sei zampe potrebbe ancora recuperare ragionevolezza abbassando i toni con un segnale forte e chiaro da dare, si spera, nel minore tempo possibile, altrimenti sarà un inevitabile scontro duro.
Ai Gestori deve essere data la possibilità di misurare il proprio reddito non solo sui litri erogati ma sull’utile di impresa al netto delle spese. Un concetto che non dovrebbe essere circoscritto alla sola Eni, ma anche e sopratutto al resto dei Gestori del settore carburanti. Eni, prima degli altri, deve cominciare a prendere atto che non può fare utili miliardari con il carburante pretendendo di lasciare l’elemosina dei presunti margini sui Bollettini postali.
Se a prevalere sarà il buonsenso e la capacità di dare risposte al grido di allarme che arriva dalla categoria, i Gestori saranno in grado di dare il proprio contributo, al contrario, diversamente, si aprirà una stagione conflittuale senza precedenti. Un rischio per tutti quelli che conservano privilegi tranne che per i Gestori, i quali, da questa situazione, non hanno più nulla da perdere.
Ma è davvero così difficile garantire un margine minimo ai gestori? Perchè con i tabacchi sì e con i carburanti no? Eppure sui carburanti il peso fiscale è addirittura superiore. Un 5 per cento minimo sarebbe sufficiente a restituire un minimo di dignità ai gestori. Magari incentivando i gestori stessi con politiche premiali legate all’emersione del nero. Sai quanti bianchi (e non solo quelli) sparirebbero?