I Gestori a marchio Eni denunciano il comportamento dell’azienda che sta inviando lettere di contestazione per il superamento del prezzo massimo. Una insistente reprimenda che Eni sta portando a termine senza tenere conto di alcune doverose considerazioni. Una situazione che ha interessato, tra gli altri, anche i gestori iscritti alla Gisc di Treviso che (come sa perfettamente anche Eni) stanno da tempo utilizzando l’aumento del prezzo consigliato sia come forma di sopravvivenza ma anche come forma di protesta contro dopo quella che li ha visti sospendere per circa una settimana la vendita in modalità Servito.
Premesso che Eni, in ottemperanza all’Accordo Economico Commerciale del 2014 – che avrebbe dovuto essere rinegoziato nel 2016 (alla sua naturale scadenza) – fissa un prezzo consigliato di vendita al pubblico (che comprende tre centesimi di margine di guadagno su iperself e 5 sul servito) e consente (in una ipotesi di margine equo) al gestore di muoversi in autonomia entro il range stabilito dall’accordo e denominato prezzo massimo . Quindi gli permette di abbassare i prezzi e di alzarli non oltre i cinque millesimi per la vendita tramite modalità iperself e 1,5 per quella in servito. Qualora l’accordo (tacitamente rinnovato in quanto mai rinegoziato secondo le necessità dettate dall’aumento delle spese da parte dei gestori) non venisse rispettato proprio nel rispetto del prezzo massimo, Eni si riserva di fatto di procedere fino ad invocare la risoluzione del rapporto di comodato e fornitura in essere.
Ora: il margine stabilito sei anni fa su un accordo dichiaratamente di solidarietà (su margini già inadeguati allora) e mai ridiscusso se non in questi ultimi giorni (?) e dopo molte sollecitudini, nonostante la promessa di farlo, si sta dimostrando assolutamente insufficiente a coprire la mole di spese che negli ultimi anni si è dovuto sobbarcare qualunque gestore. E’ quindi per pura sopravvivenza della sua attività che il lavoratore autonomo si è trovato costretto a venire parzialmente meno all’accordo in essere. Accordo che è giusto ricordare non è mai stato rinegoziato per esclusiva responsabilità di Eni.
A fronte di una situazione così delicata sarebbe stato più che mai doveroso da parte di Eni contattare i Sindacati che dovrebbero essere la mediazione tra i gestori e l’Azienda stessa per farsi carico della situazione di difficoltà e trovare un sistema per ovviare ai danni che si stanno verificando sugli impianti. Eni e Sindacati hanno sottoscritto un accordo straordinario per gestire la fase più delicata della pandemia assolutamente inadeguato in termini di remunerazione del margine.
Inoltre, l’accordo invocato nelle lettere di contestazione dalla stessa Eni e ignorato nelle parti a lei meno confacenti, prevede che: nel caso in cui Eni verifichi, in qualunque modo ritenga opportuno, che il gestore pratichi un prezzo al pubblico superiore a quello massimo, potrà provvedere immediatamente a contestare per iscritto tale violazione del presente accordo. Il gestore avrà quindici giorni di tempo a far data dalla ricezione della contestazione aziendale per comunicare le proprie considerazioni. Laddove le ragioni del gestore dovessero essere considerate insufficienti Eni procederà ad altri due richiami entro i dodici mesi dalla prima contestazione.
Ragioni che sono pressoché dovute ad una lotta per la sopravvivenza ampiamente motivata e conosciuta anche dalla stessa azienda che invece in modo scorretto non solo non comunica con i sindacati la problematica ma, in alcuni casi, non invia le tre raccomandate (cosi come previsto dall’accordo) procedendo con vergognose velate minacce e insistenti reprimenda e non lasciando ai gestori altra alternativa se non quella di prendere atto del pericolo imminente di un inevitabile fallimento se non di una possibile risoluzione contrattuale.
In un tale contesto si segnala la comprensibile presa di posizione di Gisc_TV la quale ha inviato ad eni una comunicazione dura e inequivocabile. Gisc_TV scrive che il comportamento dei Gestori relativo al prezzo di vendita dei carburanti è prima di tutto una necessità economica ineludibile ed anche una legittima iniziativa sindacale messa in atto dal comitato di colore Eni della Gisc_TV al pari dello sciopero ed è per questo che le lettere di contestazione sono nulle di fatto e di diritto. Inoltre, scrive ancora l’associazione, vista la perseveranza di Eni nel non comprendere le impellenti necessità delle gestioni ed il continuo rifiuto di interloquire con chi legittimamente li rappresenta, provvederà a segnalare all’autorità Garante della concorrenza e del mercato il comportamento relativo ai prezzi dei carburanti, al garante per la protezione dei dati personali sul controllo dei prezzi dei Gestori, riservandosi di ardire alla magistratura per la rappresentatività negata. La nota di Gisc si conclude con la comunicazione dell’avvio della protesta del boicottaggio del prezzo del servito ed il blocco dei bollettini postali.
Insomma, sembra aprirsi una stagione altamente conflittuale, il cui fuoco alle polveri viene dato sopratutto dal comportamento di alcune aziende petrolifere come Eni, la quale non paga del vantaggio riservato dalla sottoscrizione dell’Accordo del 19 dicembre 2014 che aveva un inequivocabile carattere e ratio di solidarietà volto a ridare risorse all’intera filiera della distribuzione carburanti a Marchio Eni, e quindi, in fine, alla Divisione Eni medesima. Eni è consapevole di aver più volte, nonostante le dichiarazioni di disponibilità ed alcuni incontri interlocutori, rinviato o lesinato qualsiasi risultato tangibile in ordine al miglioramento di condizioni economiche ormai irrinunciabili da parte dei Gestori. A tutto cio’, già di palese evidenza, si è aggiunto il crollo delle vendite dovuto alla pandemia. I deboli segnali di ripresa non sono sufficienti a recuperare in positivo un bilancio dell’esercizio 2020, sia pure trattandosi, nel nostro caso di una micro impresa. Micro impresa che necessita comunque di un sostanziale equilibrio, pena la assoluta insostenibilità. A cio’ aggiungasi che l’aumento del differenziale deciso dall’Azienda, ha comportato e sta comportando una significativa migrazione dei clienti dal servito alla modalità self, aggravando il conto economico delle gestioni, che continuano, sia detto per inciso, a percepire solo 2 centesimi in piu’ di sconto sui litri venduti appunto con la modalità servito.
Tutte le considerazioni sopra appena accennate, rendono evidente che la necessità di recuperare alcune ridotte risorse anche mediante l’adozione di un prezzo superiore al massimo consentito dagli Accordi nazionali, è l’unico strumento possibile per evitare immediate ed irreversibili crisi gestionali. In questo senso, le considerazioni di Eni in merito a paventate azioni giudiziarie civilistiche o eventuali mancati rinnovi alla scadenza dei relativi contratti di comodato e fornitura appaiono non solo prive di fondamento, ma del tutto irrisorie rispetto alla concreta possibilità – ben piu’ evidente e prossima – di crisi economiche gestionali diffuse e numerose, stante la attuale situazione.
In questo quadro, sarebbe stato opportuno e auspicabile che l’Azienda non tenesse conto di alcuni superamenti del prezzo massimo, considerando che la stessa Azienda non è intervenuta a sostegno delle proprie gestioni se non con misure del tutto insufficienti a contenere le significative perdite economiche o a migliorare complessivamente le condizioni economiche ferme all’Accordo citato del 19 dicembre 2014.
In una tale situazione, oggi pomeriggio riapre il tavolo negoziale con Faib, Fegica e Figisc. Sia chiaro da subito che se l’azienda continuerà nella direzione intrapresa, trascinando una trattativa già zoppicante sia per gli accadimenti sopra descritti ma anche per la diffusa sfiducia delle gestioni nella contrattazione collettiva, si ritroverà nel breve a dover gestire situazioni di conflittualità diffusa. Le reprimenda ed il ricorso ad evidenti termini intimidatorie saranno utili solo alle frange più estreme e ad alimentare il pascolo di alcuni studi legali.
Un rischio che nessuno (compresa Eni) pare in grado di comprendere.
Da segnalare il comportamento di alcuni referenti territoriali che, davanti alle richieste di aiuto e collaborazione del gestore in reali difficoltà economiche, imputabili esclusivamente alle politiche commerciali di Eni, non sanno far di meglio che parlargli dei bollettini (servizio arrivato con almeno 10 anni di ritardo).