Landi, chiudere almeno otto/diecimila impianti e il 25% delle aree autostradali. Giuseppe Sperduto vice presidente vicario
La Presidenza Nazionale Faib si è riunita in modalità video conferenza il 30 settembre us per discutere dello stato delle trattative in corso con i maggiori operatori petroliferi; dell’iniziativa unitaria promossa da Faib, Fegica e Figisc per affrontare i temi di maggior rilievo sulla rete; dell’analisi organizzativa federale; della rete autostradale e dell’emergenza Covid.
Sulle trattative in corso, nella sua relazione il Presidente Landi ha espresso un giudizio articolato, in relazione alle peculiarità dei diversi interlocutori, esprimendo, in un quadro di grande preoccupazione, l’auspicio che i confronti in atto possano trovare un positivo sbocco. Landi ha ribadito le linee guida che unitariamente si stanno portando avanti su tutti i tavoli, facendo perno sulla necessità di procedere alla ristrutturazione della rete, al contrasto all’illegalità e al dumping contrattuale, alla necessità di essere dentro i processi di transizione energetica e di concorrere a governare i cambiamenti.
Landi ha sottolineato l’importanza per la categoria di essere unita intorno al sindacato su queste linee, senza rincorrere scorciatoie che rispondono piuttosto al senso di frustrazione per la lungaggine dei tempi di risoluzione delle problematiche. Un sindacato forte rende la categoria coesa e credibile al tavolo, mentre tutti i tentativi di distinguo favoriscono solo le controparti, soprattutto quelle che già operano al di fuori del quadro di legalità del settore. E’ necessario avere strategie comuni, in assenza delle quali il quadro non può che peggiorare rapidamente. Il Presidente Faib ha espresso la convinzione che in questa fase storica, registra la volontà anche da parte di altri pezzi della filiera di intervenire seriamente e in modo rapido per ripristinare la legalità e avere una rete moderna ed efficiente. Questi elementi emergono chiaramente dai tavoli di confronto con gli operatori petroliferi con i quali già da fine luglio ci si sta confrontando per affrontare questa fase assai problematica e piena di incognite.
I tavoli aperti con Italiana Petroli, Eurogarages, Q8 ed Eni registrano sui temi di fondo accennati significative convergenze e volontà di intervento, mentre sulle questioni più meramente contrattuali, pur con le dovute differenze dovute alle caratteristiche degli interlocutori e allo stato di avanzamento del confronto, i negoziati stanno entrando nel vivo del confronto.
Con le aziende di cui sopra, con le quali le Federazioni hanno già condiviso accordi straordinari per gestire la fase più delicata della pandemia, si tratta adesso di definire il quadro economico e normativo per il prossimo futuro, in un contesto che ridiventa di giorno in giorno nuovamente problematico. L’orizzonte temporale degli accordi deve cogliere lo scenario che si va delineando. Questo contesto ad alta incertezza necessità, perciò, di meccanismi contrattuali in grado di attivare il recupero di redditività laddove la situazione sanitaria volgesse nuovamente verso una fase acuta con inevitabili nuove ripercussioni sugli erogati. È una preoccupazione già illustrata ai tavoli e che attende una soluzione condivisa. Le Federazioni dei gestori sono come sempre pronti al confronto aperto anche sul terreno delle nuove forme contrattuali, che potrebbero essere utili a traguardare l’attuale difficilissima fase storica. Appare evidente che se i gestori sono quelli più esposti sul fronte di una nuova crisi, il resto della filiera, perlomeno quella sana, non ne sarà esente e ne pagherà i costi maggiori.
L’insieme di questi elementi non porta ad un misurato ottimismo, che rimane confinato nella sfera della volontà negoziale, ma alla convinzione che la partita in gioco è troppo importante per tutti per provare a fare giochi di forza e rischiare di mandare tutto all’aria.
In questo contesto si pone anche l’iniziativa unitaria che le tre Federazioni intendono porre alla filiera e al Governo, a cui diamo atto delle misure varate che hanno in parte mitigato gli effetti disastrosi del Covid-19. Oggi però il Governo, per fare la differenza, deve porre fine alla disattenzione strutturale che ha riservato al settore e dovrebbe finalmente confrontarsi con le nostre proposte. Innanzitutto, con una seria razionalizzazione della rete con la chiusura di almeno otto/dieci mila impianti, tra incompatibili, marginali e monoprodotti. Il Paese non può più permettersi di tenere in vita impianti obsoleti, inquinanti, senza prodotti eco compatibili. Le nostre aree devono diventare i nuovi punti di riferimento non solo della mobilità sostenibile, di quella verde e rigenerata, ma anche dei centri servizi integrati con al centro i gestori titolari di una nuova autonomia gestionale, poggiata su una rivisitazione dell’architettura dei modelli gestionali degli store service.
Sulla questione autostrade la Presidenza ha preso atto dell’iniziativa delle tre Federazioni che hanno denunciato nuovamente la grande crisi del settore derivata dall’emergenza sanitaria, sommando le criticità attuali a quelle pregresse e chiesto un intervento immediato finalizzato a concretizzare la chiusura del 25% delle aree, a riformare il Decreto interministeriale del 2015, una moratoria di 2 anni di tutte le gare in programma per l’assegnazione delle aree di servizio, la sospensione di 2 anni di tutti i subentri delle aree assegnate.
intanto il sindacato per mantenere unita la categoria, sui territorio si deve dare una mossa,oggi la questione principale sono i margini,con i prezzi cosi bassi si può caricare il maggiore onere sul mercato,sui contratti che si stanno discutendo bisognerebbe informare i vari gestoridello stato delle proposte prima e non dopo la firma ,come quasi sempre è avvenuto in passato