Dal distributore di carburanti alla stazione di servizio alla mobilità

Quotidiano Energia – Il cambiamento della domanda e le diverse aspettative dell’utente stanno mettendo in discussione l’attuale modello di impianto. Una minaccia che può diventare un’opportunità. L’occasione dell’autoproduzione e la strada delle comunità energetiche

La richiesta di carburanti alternativi per la mobilità – Gnl, biocarburanti e l’energia elettrica -l’emergere di nuovi modelli nella mobilità (car sharing, veicoli a guida autonoma) e l’evoluzione delle aspettative dell’utente in termini di convenienza e personalizzazione, stanno mettendo in discussione l’attuale modello della stazione di servizio ed il mercato al dettaglio dell’energia per la mobilità.

La messa in discussione del modello tradizionale delle stazioni di servizio, oggi, è principalmente stimolata dalla previsione di una penetrazione esponenziale dei veicoli a propulsione elettrica e che è percepita come una minaccia per i distributori di carburante, perché i veicoli elettrici possono essere caricati a casa, al lavoro o nei parcheggi riducendo così l’acquisto dell’energia per la mobilità presso le stazioni di servizio, oltre a far diminuire il numero di veicoli che accedono alla stazione con una conseguente diminuzione di richieste degli altri servizi, quindi una riduzione del totale volume di affari.

Per capire meglio come questa minaccia possa invece diventare un’opportunità è utile una piccola nota storica. Alla fine ‘800 e inizi ‘900 i veicoli a propulsione elettrica prevalevano su quelli con motore a combustione interna per la facilità operativa (messa in moto, guida) e logistica di rifornimento: l’energia elettrica era presente nelle case delle famiglie benestanti che acquistavano i veicoli elettrici, mentre il carburante per alimentare i motori a combustione interna si acquistava in “farmacia”.

Successivamente, con la produzione di massa nelle raffinerie dei combustibili da petrolio e con l’avviamento elettrico, i veicoli con motori a combustione interna prevalsero. A partire dalla fine degli anni ’70 del novecento, a seguito delle crisi petrolifere, fu messo in atto un nuovo sviluppo del veicolo elettrico con limitata autonomia (circa 100km in relazione alle batterie allora disponibili) con l’idea di utilizzarlo per la mobilità urbana e con una logistica di ricarica a bassa potenza distribuita (parcheggi pubblici e privati). La recente disponibilità di batterie con energia specifica alta (principalmente quelle a base di litio) sta permettendo una produzione di massa a medio termine di veicoli a lunga autonomia (oltre 500 km) e, quindi, a una logistica di rifornimento simile a quella esistente per i veicoli con motori a combustione interna, cioè utilizzare l’attuale, capillare, rete delle stazioni di servizio dotandole di sistemi di ricarica ad alta potenza (fast charging).

In sintesi le attuali stazioni di servizio si dovranno trasformare in distributor “multi-fuel”, cioè in grado di rendere disponibili tutti i vettori energetici utilizzati dalla nuova mobilità.

All’aumentare dei veicoli elettrici da rifornire aumenterà la quantità di energia elettrica necessaria alla stazione di servizio, oltre a quella utilizzata per la gestione della stazione, questo permetterà di rendere economicamente sempre più interessante l’autoproduzione di energia elettrica, sia da fonte rinnovabile (solare fotovoltaico, mini eolico, biometano, ecc.) che da gas naturale.

L’autoproduzione può essere pensata come un sistema ibrido con fonte rinnovabile e/o gruppo elettrogeno più un adeguato sistema di accumulo dell’elettricità. Il sistema ibrido di autoproduzione permette anche di far funzionare la stazione in isola o di non richiedere un aumento di potenza alla rete di distribuzione. Inoltre, aggregando più stazioni, sarà possibile fornire servizi alla rete elettrica nazionale, incrementando così la quota di business relativa all’energia della stazione.

Numerose aziende “tradizionali”, come Ford e Toyota, e digitali, come Google e Uber, stanno investendo molto nello sviluppo di capacità di guida autonoma (AV), con una previsione della quota di mercato delle auto nuove del 25% nel 2035 prevalentemente dedicate alla mobilità condivisa. La quasi totalità di questi veicoli sarà elettrica e la ricarica sarà effettuata, mentre i veicoli saranno privi di passeggeri, in aree di parcheggio dedicate situate al di fuori delle aree urbane.

Anche questo potrebbe essere percepito come una minaccia dai gestori prevedendo un calo del traffico dei clienti nelle stazioni di servizio con una riduzione delle vendite di energia e di servizi. Può invece essere una interessante opportunità, in particolare per i gestori delle aree di servizio nella periferia dei centri urbani con disponibilità di maggiori superfici, per fornire servizi di supporto a questi veicoli, ad esempio offrendo parcheggio notturno, servizi di ricarica “dock station” (anche con ricarica induttiva), manutenzione e riparazione per flotte AV (ad esempio molto più attuale può essere quello di fornire questi servizi a una flotta di taxi elettrici).

In molte stazioni di servizio ci sono più soggetti giuridici che operano servizi a vario titolo (distributore di energia, bar, lavaggio, officina, albergo, ecc.), al fine di ottimizzare i costi energetici e ridurre le emissioni climalteranti si potrebbe analizzare la possibilità di costituire una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) prevista da una direttiva europea del 2018 e attualmente in fase di recepimento dal Parlamento italiano.

Concludendo, le stazioni di servizio dovranno pertanto sviluppare una risposta in grado di adeguare i prodotti e servizi che vendono modificando il loro modello di business, saranno chiamate ad utilizzare i nuovi strumenti digitali per la propria gestione e per personalizzare i servizi agli utenti, modificare la loro organizzazione e il loro layout anche in funzione sociale.

*prof. ordinario Università di Pisa-Destec
Docente di Tecnica ed Economia dell’Energia e Gestione dei Sistemi Elettrici

Il tema sarà al centro di un convegno organizzato da Quotidiano Energia il 6 ottobre a Bologna, dalle ore 15, nell’ambito della manifestazione FuelsMobility. Il programma è disponibile in allegato.

Per gentile concessione di Quotidiano Energia 

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pippo
pippo
3 anni fa

Riassumendo per la signora Maria
Quale futuro per i gestori ?
Quali e quanti P V hanno le capacita strutturali per diventare un mega P V ? un migliaio su 23000? Come andremmo a collocare migliaia di persone che adesso “vivono ” di carburanti ? Ci spieghi l emerito T:D:C docente universitario dove andranno decine di migliaia di persone ,a pulire parabrezza o da Amazon a fare concorrenza ai negretti
A proposito a questa conferenza ci sarà il sindacato ? e quali sono i progetti che farà per salvaguardare i gestori
10 anni sono tanti ma fanno presto a passare ,meditate cari colleghi su quale è ,non quale sarà ,il futuro che ci aspetta ,certo tutto quello che ci capiterà sarà solo colpa nostra come sempre

mario
mario
Rispondi a  pippo
3 anni fa

il mondo non si ferma, sara vera razionalizzazione

pippo
pippo
Rispondi a  mario
3 anni fa

Mario hai ragione il mondo non si ferma ,
Noi siamo fermi mentalmente !!!! fermi sono quei colleghi ?? che aprono alle 6 e chiudono alle 22 ,quelli che per un litro in +fanno continuato ,fermo è chi pulisce il vetro e gomme gratis !!!
Fermo è chi crede di salvarsi leccando il culo all ass rete ,fermi sono chi non alza la testa per dire CI AVETE ROTTO I COGLIONI E PRESO IN GIRO PER ANNI A 3 CENT ALL LITRO !!! mentre in 15 giorni i prezzi sono aumentati di 40 centesimi
Se il mercato continua con aumenti del genere perché non dobbiamo farne parte ,lavoriamo uguale e guadagniamo di meno ,bella inculata
Sarebbe bello sapere cosa ne pensano i ns sindacati ,della situazione attuale e cosa pensano del futuro dei gestori

mario
mario
Rispondi a  pippo
3 anni fa

è da almeno 20 anni che i veri sindacati non esistono mio malgrado più

oleoblitz
oleoblitz
3 anni fa

cari colleghi non state a preoccuparvi…i carburanti fossili dureranno ancora decine di anni, sicuramente si venderà di meno ma aumenterà il guadagno diventando un prodotto di nicchia e non più di largo consumo, una volta si vendeva in “farmacia” ……..invece di tanti impianti ne basteranno 1000…..finalmente una vera razionalizzazione rete….era ora!!!

Kazunori
Kazunori
Rispondi a  oleoblitz
3 anni fa

Ciao Oleoblitz sempre un piacere ritrovarti ; )

oleoblitz
oleoblitz
Rispondi a  Kazunori
3 anni fa

ciao!!! sempre bello sentirti…sempre avanti…

Ex gestore eni
Ex gestore eni
Rispondi a  oleoblitz
3 anni fa

Aumenterà il guadagno di chi? Ma và a ciapà i ratt…

Alex
Alex
3 anni fa

Il carburante non è la Coca cola,
il carburante è nella facoltà di tutti averlo,
quindi il futuro ed il presente delle aziende petrolifere è quello di vendere la manodopera dei propri gestori a basso costo.
Basta osservare l’imprenditorialità del gestore pressoché inesistente tranne su dei contratti contorti legalizzati da accordi unilaterali ed i servizi che aumentano in nome e per conto della vendita di quel misero prodotto ceduto al gestore ad un prezzo da capogiro dove non gli resta che frodare sotto tutti i fronti per poter riuscire a pagare le spese.
E’ un imprenditorialità globalizzata dove l’azienda decide ed il gestore lavora senza diritti perché i diritti sarebbero a carico della sua partita iva.
Una cattiveria più acuta non esiste.