Il precipitare della crisi fra Russia e Ucraina spaventa i mercati e fa correre il Petrolio

La prima conseguenza della decisione di Vladimir Putin di riconoscere le repubbliche di Donetsk e Luhansk e quindi di intervenire in territorio ucraino è stata l’immediata ascesa dal prezzo del petrolio che ieri era salito oltre i 96 dollari al barile, questa mattina ha già superato quota 99.

Secondo gli analisti i venti di guerra non sono l’unica causa del rialzo delle queotazioni del petrolio. Un’altra possibile conseguenza del superamento imminente della quota 100 dollari al barile è data dalla politica dell’Opec che sta portando avanti un incremento dell’offerta di 400.000 barili al giorno dalla scorsa estate. Un livello troppo basso, sostengono molti osservatori, considerando che alcuni paesi facenti parte dell’organizzazione non stanno incrementando pro quota la produzione per problemi interni.

A poco sono serviti gli appelli dell’amministrazione Biden ora, e di quella Trump prima, per spingere ad aumentare l’offerta. L’Opec+ sta aprendo i rubinetti con il contagocce e non sta dando i risultati sperati il ricorso degli Usa e di altri paesi alle riserve strategiche.

Ad alimentare le tendenze rialziste anche le previsioni secondo cui la Cina, maggior importatore di greggio al mondo, potrebbe aumentare l’import del 7% quest’anno.

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