Il ministro conferma il lavoro del Governo per abbassare i prezzi di benzina e diesel e preannuncia indagini su possibili speculazioni. Dubbi sui prezzi amministrati. Gli aumenti sono dovuti principalmente “all’aumento della quotazione internazionale del prodotto raffinato e, di conseguenza, al margine di raffinazione”.
Rispondendo oggi alla Camera dei Deputati in occasione del Question time all’interrogazione formulata dal deputato Federico Fornaro di Liberi e Uguali, il titolare del Mise ha svelato che si discute per “individuare ulteriori e più incisivi strumenti per mitigare il prezzo dei carburanti”.
Le voci su un nuovo intervento dopo il primo taglia-accise, attualmente prorogato fino all’8 luglio, si rincorrono ormai da giorni, ma adesso è il ministro dello Sviluppo economico in persona, Giancarlo Giorgetti, a confermare le manovre in atto.
Fra le soluzioni passate al vaglio, anche il ritorno ai prezzi amministrati, protagonisti dell’interrogazione parlamentare di LeU. Si tratta, come ha ricordato il ministro, di quel sistema in vigore fino al “30 aprile del 1993” e caduto con “il passaggio alla liberalizzazione dei prezzi nel settore carburanti”. E ora? Da un lato la legge consentirebbe un breve ritorno al passato, ma dall’altro c’è un dubbio che frena le valutazioni in questo senso del Governo, ovvero, “Il ministero della Transizione ecologica – ha spiegato Giorgetti – ha evidenziato che le possibili conseguenze di un eventuale ritorno al sistema dei prezzi amministrati, come risposta all’incremento che si situa in un contesto specifico internazionale, possa produrre un effetto difficilmente prevedibile in relazione a tutti i soggetti coinvolti”.
Non si è quindi parlato espressamente di nuova proroga al taglio delle accise, in scadenza come detto l’8 luglio, né di dare più forza all’attuale sconto di 30,5 centesimi a litro, con l’ipotesi di portarlo a 35 centesimi. Ma sembra evidente che il ministro si riferisse anche a questo. Per la stretta decisiva potrebbe essere questione di giorni, verosimilmente la prossima settimana.
Giorgetti ha anche ribadito l’impegno dell’esecutivo contro le speculazioni, dimostrato dal decreto legge che crea una “apposita unità di missione” all’interno del Garante dei prezzi al Mise. La task force è attualmente “in fase di costituzione e reclutamento del personale”.
Quando sarà pronta, avrà il compito di “analizzare e lavorare i dati in stretta correlazione con la Guardia di Finanzia, alla quale poi spettano i compiti di polizia e segnalazione all’Antitrust”. È già in corso una “indagine conoscitiva per verificare anomalie sull’andamento dei prezzi carburanti praticati nell’ambito dell’intera filiera di distribuzione commerciale dei medesimi prodotti”.
Il ministro ha dato poi una panoramica delle quotazioni internazionali del petrolio e dei derivati, in costante crescita dopo lo scoppio della guerra in Ucraina: in queste ore, il Brent – riferimento europeo – viaggia sui 109 dollari al barile.
“Questo incremento che stiamo verificando da qualche settimana, ha confermato il MInistro, è imputabile principalmente all’aumento della quotazione internazionale del prodotto raffinato e, di conseguenza, al margine di raffinazione, che è più che raddoppiato rispetto a metà aprile e più che quadruplicato rispetto all’inizio dell’anno. Relativamente all’andamento del prezzo del gasolio, aumentato di circa 20 centesimi nell’ultimo mese, si sono rilevate le elevate tensioni coincidenti con lo scoppio del conflitto russo-ucraino, che hanno portato il margine di raffinazione su valori cinque volte superiori a quelli di inizio anno. Mentre nei primi giorni del conflitto si sono rilevati anche aumenti del margine di distribuzione dei carburanti in ambito nazionale, nell’ultimo mese tale margine è rientrato sui valori inferiori a quelli di inizio anno. La congiuntura internazionale dei mercati dei prodotti raffinati, invero, è condizionata da numerosi fattori, tra cui l’importazione di petrolio dalla Russia. Infatti, lo scoppio del conflitto ha causato un’incertezza sulla continuità degli approvvigionamenti, accresciuta anche dal dibattito sulle sanzioni. Tali fattori, contrastati nell’immediato dalla politica di calmierare i prezzi riducendo le accise, continuano tuttavia a incidere sull’aumento del prezzo, aumentando in particolare il differenziale tra il costo della materia prima – il petrolio – e il prezzo internazionale del prezzo raffinato, ossia il margine di raffinazione”.
Quindi aumentano i margini per tutta la filiera e diminuiscono per i gestori.
Poi pretenderebbero di trovare nuovi gestori per i tanti impianti abbandonati…