Nella transizione energetica “le politiche europee sinora hanno seguito logiche squisitamente ideologiche” ma “non si può pensare di marginalizzare tecnologie che oggi assicurano la copertura del fabbisogno energetico e il nostro benessere”.
Così il presidente dell’Unem (Unione energie per la mobilità), Claudio Spinaci, all’assemblea annuale osservando che “il dibattito (e, cosa ancor più grave, le decisioni delle Istituzioni europee) sul ‘Fit for 55’ pur proponendo obiettivi condivisibili, ci lega mani e piedi a un’unica tecnologia, quella elettrica, quando ci sarebbero alternative già disponibili, tra cui biocarburanti e più in generale i low carbon fuel (Lcf)”. I prezzi delle commodity energetiche hanno raggiunto, già nell’ultima parte del 2021, “livelli allarmanti” e “alla base di questi repentini aumenti, gli squilibri preesistenti tra la domanda e l’offerta di energia che hanno rivelato tutte le fragilità della politica energetica dell’Europa che si è scoperta incapace di garantire approvvigionamenti sicuri e competitivi”.
La sostenibilità non è “solo ambientale, ma anche economica e sociale”. Per questo la decisione dell’UE di mettere al bando i carburanti tradizionali dal 2035 è “ideologica” e tutt’altro che “equilibrata”, anche perché mette a rischio lasicurezza energetica, già in parte compromessa dalle politiche miopi che l’Europa ha adottato a “negli ultimi 10-15 anni”.
L’Unem stima che la fattura energetica nel 2022 “esploderà”, raggiungendo un record storico a 90 miliardi di euro, in uno scenario a determinate condizioni (tra le quali ssenza di recessione, petrolio a 100 dollari, fattori climatici normali), quasi il doppio di quella dello scorso anno (46,5 miliardi) e dei picchi del 2011-2012 che erano oltre i 60 miliardi.
Anche per il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti “il futuro non è solo elettrico” e nell’evidenziare che “sono a rischio il 30% delle imprese della componentistica e circa 70.000 addetti diretti”, il ministro ritiene “fondamentale intervenire per rendere la regolamentazione europea sostenibile anche dal punto di vista industriale e sociale” e auspica lo sviluppo di “tecnologie alternative europee”, “anche a fronte dei nuovi equilibri geopolitici in cui possiamo avere voce in capitolo soltanto se viaggiamo veramente uniti”.
L’Unem ha elaborato con il Rie di Bologna uno scenario alternativo, rispetto a quello adottato da RSE, che “traguarda un maggiore sviluppo dei Lcf e una più realistica penetrazione dei veicoli elettrici (3,4 milioni equamente ripartiti tra elettriche pure e plug-in rispetto agli oltre 7 milioni previsti da RSE)”. In questo caso, la diversa composizione del parco auto al 2030, lascerebbe il saldo invariato tra i due studi, con le auto tradizionali e ibride che passerebbero dai 23,8 milioni stimati da RSE a 27,5 milioni.
L’importante, per Spinaci, è garantire quella sicurezza energetica che le scelte controverse dell’Europa, più gli effetti della guerra e lo sfavorevole cambio euro/dollaro, stanno mettendo in difficoltà. La precipitosa “penalizzazione delle fonti tradizionali” e la miopia nel non riconoscere che a livello internazionale la ripresa della domanda di energia aveva superato capacità di produzione già nel 2021, hanno creato difficoltà nell’affrontare il problema della disponibilità di greggio e anche di prodotti finiti, con la progressiva riduzione del numero di raffinerie. Insomma, l’Europa e il mondo occidentale pagano oggi il “ridotto interesse per una fonte di energia assolutamente essenziale almeno per i prossimi 20-30 anni”.
Il risultato, insieme agli altri fattori esogeni, è in Italia una fattura energetica che nel 2022, secondo le stime Unem, sarà praticamente raddoppiata a 90 miliardi di euro (+93% sul 2021), pari a +44,5 miliardi soprattutto per effetto del rincaro monstre del gas.
DOVETE RINNOVARE I CONTRATTI SCADUTI DAL 2019!!!!!!!!!
AI GESTORI TUTTE QUESTE CHIACCHIERE NON INTERESSANO!!!!!!!!!!!