BergamoNews – Troppo alto il dispendio di energia per tenerli funzionanti, in molti scelgono di spegnerli in attesa di tempi migliori. Mora (Ascom): “Sconto sulle accise fondamentale, ma quando è partito a marzo ci ha fatto perdere settemila euro per impianto e nessuno ci dice come verranno compensate queste perdite”
Con il Decreto Aiuti ter, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 23 settembre, il governo ha esteso fino al 31 ottobre la riduzione del prezzo di benzina, gasolio e gpl, allungando di fatto di due settimane la precedente scadenza fissata al 17 ottobre.
Una misura che da marzo sta scontando circa 30 centesimi al litro di accise dal costo alla pompa del carburante, essenziale per evitare ai consumatori di pagare cifre vicine, se non superiori, ai due euro: negli ultimi giorni leggeri ritocchi al rialzo avevano fatto temere una nuova impennata, ma al momento dovrebbe trattarsi solo di piccoli aggiustamenti.
“In generale – evidenza Renato Mora, presidente del gruppo Distributori Carburanti di Ascom Bergamo – ci troviamo in una fase in cui i prezzi si stanno raffreddando per via delle quotazioni del petrolio, sotto i 90 dollari. Ma anche a causa di un calo dei consumi che, per quanto riguarda la Bergamasca, stimiamo in un -10/-15% negli ultimi mesi. L’intervento sulle accise del Governo è essenziale, perchè se ai prezzi attuali aggiungiamo quei 30 centesimi circa che vengono scontati torneremmo a toccare ancora ai picchi dei 2 euro al litro”.
Il calo dei consumi non è però l’unico problema che devono fronteggiare oggi i gestori degli impianti, ovviamente alle prese come tutti i settori con il caro energia: “La nostra categoria sta facendo conti con bollette mediamente triplicate, se non quadruplicate, rispetto allo scorso anno. Pagare 7-8 mila euro di corrente al mese non è sostenibile ed era inimmaginabile. Per il mio impianto in particolare (un distributore a marchio Eni lungo via Provinciale a Dalmine ndr) sto pagando bollette da 2.100 euro, quando un anno fa erano al massimo 700. I consumi sono alti, se pensiamo che oggi i distributori sono in gran parte dotati di servizi accessori come bar, distributori automatici, autolavaggi…”.
Pensare a un contenimento dei consumi energetici, però, non è così semplice, se non sacrificando una parte di introiti: “Chiunque sta facendo un po’ di sacrifici, ma tecnicamente non possiamo intervenire sugli impianti, anche solo per ‘spegnere’ qualche luce. Dove possiamo lo facciamo: chiaro che a questi prezzi non posso permettermi di chiedere otto euro all’autolavaggio, ma ne devo chiedere almeno dodici per compensare i costi. Qualcuno di noi ha deciso di tenerli chiusi e aspettare tempi migliori per riattivarli: avere un autolavaggio self service 24 ore è diventato pesante, perchè deve rimanere attivo, illuminato, sempre pronto all’uso anche quando non viene utilizzato. Le spese di gestione fanno sì che il gioco non valga più la candela: quindi autolavaggi aperti solo durante i normali orari di servizio. Stesso discorso per i distributori automatici, che oltretutto sono costantemente refrigerati. Non ci sono soluzioni valide per tutti e generalizzate: ognuno si sta facendo i conti in tasca e sta valutando in piena autonomia i migliori provvedimenti per risparmiare il più possibile”.
Risparmi che, difficilmente, potrebbero comunque coprire gli extra-costi generati dal caro energia, considerata anche l’impossibilità per i gestori di modificare direttamente il prezzo del carburante che, invece, deve sottostare a precisi accordi e vincoli già concordati con le compagnie petrolifere.
Quali soluzioni, quindi?
Per ora il primo passo è stato fatto, già mesi fa, dai sindacati che hanno chiesto alle compagnie, in questo momento di emergenza energetica, di intervenire subito e in modo eccezionale sui margini da riconoscere ai gestori: “Anche in considerazione degli enormi extra-profitti che hanno registrato – fa notare Mora – Semplicemente si sta chiedendo di far sopravvivere la loro rete di distribuzione”.
Per chi, come il presidente della categoria bergamasca, ha un impianto non a gestione familiare ma più strutturato, le difficoltà aumentano: ci sono i dipendenti da pagare e che, in altri tempi, erano stati assunti per la maggiore richiesta del mercato. L’esempio più lampante è quello relativo al metano, che dopo aver subito un vero e proprio boom, è ora ai minimi storici a livello di consumi nel settore trasporti a causa del prezzo schizzato alle stelle: “Personale che fino a un anno fa era indispensabile – sottolinea Mora – Le vendite sono crollate, le spese aumentate e le entrate diminuite. Per questo chiediamo che vengano sospesi momentaneamente gli accordi e di poter intervenire direttamente sul prezzo della benzina, pur consapevoli che ciò innescherebbe una spirale che coinvolge i consumatori”.
All’orizzonte si vede l’insediamento di un nuovo Governo, sicuramente un’occasione per avanzare le proprie richieste e confrontarsi: “Al momento l’unica cosa che la categoria potrebbe chiedere è il riconoscimento della perdita secca che abbiamo avuto a marzo in corrispondenza del primo sconto sulle accise – conclude Mora – Ci siamo trovati prezzi più bassi dalla sera alla mattina, andando incontro a perdite pesantissime sul carburante già acquistato e presente nei serbatoi: mediamente in Bergamasca si è registrata una perdita media di 7mila euro per impianto. A me personalmente è andata peggio, perchè avevo appena rifornito e di euro ne ho lasciati per strada 12mila. Ancora non abbiamo avuto nessuna interlocuzione col governo su questo tema: ma una compensazione la attendiamo da quasi 8 mesi e per molti di noi quei soldi sono vitali”.
Fonte: Bergamonews
Autolavaggi aperti 24h?
Servizio del tutto superfluo. Io spengo tutto alle 20.00 e il resto della illuminazione è ai minimi termini.
I margini sui carburanti fermi mentre le bollette raddoppiano hanno fatto diventare la luce un lusso.