Sono alcuni giorni che assistiamo, spesso impotenti- all’imperversare di una vera e propria “caccia alle streghe”. Hanno cominciato alcuni Ministri e, giù per li rami, si sono accodati tanti soggetti di aver, finalmente, scoperto la vera ragione della speculazione sull’aumento del prezzo dei carburanti (dovuto invece al riallineamento dell’accisa -come, poi, scopriranno anche i più renitenti a questa verità). Purtroppo anche alcune Autorità preposte al controllo della sicurezza pubblica si sono trovate coinvolte in questa incomprensibile corsa -dagli intenti chiaramente repressivi- “acchiappaspeculatori” per far sentire i Gestori con il “fiato sul collo”.
Ciò pone una prima domanda: dov’è la garanzia dell’esercizio del diritto di sciopero? Dov’è finito il libero arbitrio che fa scegliere all’individuo se partecipare o meno -fino all’ultimo momento- alle proteste sindacali ed agli scioperi?
Indagini svolte a priori, precettazioni, richieste di elenchi, verifiche prima, durante e dopo le iniziative sindacali, per stabilire (ed indirettamente dissuadere?) alla partecipazione
come se alla chiusura degli impianti rappresentasse un elemento essenziale per le sorti dello Stato.
Eppure dovrebbe essere a tutti noto (ed ancor di più agli Organi di vigilanza dello Stato) che lo sciopero nel nostro settore deve seguire modalità previste da un codice imposto dall’Autorità di regolazione: deve cioè contemperare l’esercizio del diritto di sciopero con i diritti di cittadini ed utenti, attraverso la definizione di aperture minime.
Eppure tutti dovrebbero sapere che esistono circa il 10% degli impianti gestiti direttamente dalle compagnie; Eppure tutti dovrebbero sapere che ci sono almeno il 10% di impianti condotti con Selfservice senza Gestori.
Per dare un quadro dell’interesse su questa iniziativa, anche l’arrivo alla sala della manifestazione (al chiuso) è stato costantemente monitorata così come lo svolgimento del dibattito ed i “capannelli mediatici” che si sono svolti alla fine della “riunione”.
È forse un nuovo ed originale modo di declinare il diritto dei cittadini a scioperare; è un modo per provare a “schedare” preventivamente chi esprime legittimamente, nell’alveo del rispetto dei diritti costituzionali che è garantito dall’art. 40 della Carta, la difformità di valutazione con i provvedimenti all’esame di Governo e Parlamento (sarebbe grave ed incomprensibile in una
democrazia compiuta)?
Insomma, Prefetti, Regioni, Organi della polizia dello Stato, Carabinieri, Vigili Urbani e via enumerando, hanno contattato -qualche volta anche in maniera risoluta- i Gestori: in via preventiva per sapere chi avesse deciso di partecipare alla tornata di chiusure decisa dalle Organizzazioni di Categoria: siamo arrivati al paradosso di consegnare a mano -anche a domicilio precettazioni che non hanno alcuna giustificazione giuridica. In altre circostanze hanno chiesto alle stesse compagnie di fornire un elenco delle gestioni dirette e dei Gestori che non avessero chiuso.
Ed ancora, anche dopo la rinuncia al secondo giorno di chiusura, in qualche provincia è stata svolta una verifica a posteriori per verificare se, il giorno, prima, il Gestore avesse partecipato alla chiusura. A che serviva? L’obiettivo è quello di creare una “lista” di oppositori?
Il tutto è ancora più incomprensibile considerato che, in applicazione del codice di regolamentazione applicato alla nostra Categoria, l’Autorità garante dello Sciopero nei servizi pubblici essenziali aveva riconosciuto, con una comunicazione formale che la proclamazione era avvenuta rispettando i canoni previsti dal “Codice” e nel pieno rispetto delle norme di Legge.
È bene tornare a sottolinearlo: l’art. 40 della Costituzione della Repubblica Italiana garantisce il diritto di sciopero purché venga esercitato nell’ambito delle Leggi che lo regolano. Cosa che noi abbiamo regolarmente fatto.
Si vuole forse creare un clima di tensione (del quale nessuno sente il bisogno) e dare l’idea di uno Stato forte (con i deboli) che avrebbe voglia di impedire anche di farsi una libera idea ed un’opinione e diversa da quella dominante?
In tanti anni di attività, il Sindacato -anche in questo settore- si è battuto ed ha lottato contro Governi espressioni di maggioranze più diverse o e Controparti più o meno caratterizzate, quando ha ritenuto che la Categoria fosse penalizzata da provvedimenti.
Su un punto crediamo che non sia possibile né giusto transigere: non esistono Governi amici, ma solo Governi che vanno valutati per i loro comportamenti nei confronti della nostra Categoria. Questo è quello che ispira la nostra azione. Da sempre. E non siamo disposti a rinunciare a questo che, per noi, è un valore essenziale nell’esercizio della rappresentanza.
Non c’è, a priori, l’obbligo a scioperare e non c’è, a priori, l’obbligo di non scioperare.
C’è invece l’obbligo di garantire -all’interno delle Leggi che lo regolano- il diritto costituzionale di ciascun cittadino ad essere e sentirsi libero.
Forse sarebbe utile, invece, allentare la tensione per riportare il dialogo all’interno di un civile confronto sulle idee, sulle cose, senza che ciò rischiasse di creare inutili, sterili contrapposizioni, su argomenti che, anche alla luce del dibattito generale, stanno emergendo in tutta la loro strumentalità.
Comunque, se avessimo letto male gli accadimenti non attribuendo alle iniziative ricordate il giusto rilievo o, avessimo frainteso, siamo pronti, prima ancora di continuare, a chiedere pubblicamente scusa.
Quello che vorremmo evitare è che su una normale fase di dialettica -ancorchè serrata- che caratterizza il confronto in atto, si costruissero steccati che diventerebbero difficili da comprendere: non solo per i gruppi dirigenti della Categoria (o parte di essi) ma nei confronti di Gestori che appaiono frastornati da comportamenti che, fino ad oggi, non erano mai emersi con queste caratteristiche.
Ci piacerebbe che, in risposta al nostro appello il Ministro degli Affari Interni rassicurasse una Categoria che proprio non ha bisogno di essere additata -oltrechè come speculatrice- anche
composta da estremisti. Non è proprio nelle caratteristiche dei benzinai!
PERCHE’ ABBIAMO RIDOTTO LA DURATA DELLO SCIOPERO: QUALCHE RISPOSTA A MILLE DOMANDE RIMASTE IN SOSPESO. SPERANDO DI RIUSCIRE AD ESSERE CHIARI (in una materia che chiara non è).
La rapidità con la quale, al tavolo di confronto anche con il Governo, devono essere prese le decisioni determina qualche volta l’impossibilità di sottoporre “lo stato dell’arte” ad una generalità di dirigenti e di strutture interessate. E, questo, a volte può generare un qualche (comprensibile) rammarico fra chi non solo ha partecipato attivamente all’iniziativa sindacale ma anche a chi, gruppo dirigente, ha partecipato alla fase di messa a punto e della costruzione del percorso che può sentirsi “scavalcato”.
La verità è che sono stati giorni frenetici nel corso dei quali è stato non sempre facile mantenere la “barra a dritta”, in considerazione proprio degli elementi che sono emersi,ripetutamente, intorno a tavolo. Un fiorire di proposte; marcia avanti piano e, poi, retromarcia veloce.Quello che andava bene ieri, il giorno dopo è tornato in alto mare e viceversa.
Insomma una giostra che, rapidamente, ha consumato tutte le proposte, tutte le aperture e tutte le chiusure
La verità vera -sulla quale ormai esiste una convergenza di stampa, opinione pubblica, addetti ai lavori- è che il Governo -con le dichiarazioni dei primi giorni di Gennaio- si è cacciato in un cul de sac accusando i “benzinai” di essere speculatori e di aver determinato un aumento dei prezzi a ridosso del riallineamento dell’Accisa ed ora ha difficoltà -tutte politiche- per tornare sui suoi passi.
Questa nuova realtà ha determinato un’inversione di tendenza circa il ruolo dei “benzinai” e le loro ragioni
Tali accuse hanno scatenato la reazione della Guardia di Finanza che ha fatto partire una “caccia all’evasore seriale” e della Procura di Roma. E dopo la GdF e la Magistratura, anche l’Antitrust si è mossa con un blitz presso le compagnie petrolifere ree (a suo dire) di non aver sorvegliato la corretta esposizione del prezzo da parte dei Gestori.
Mai, come in questo caso, si può dire che la memoria corta aiuta- poiché è stata la stessa Authority ad intervenire pesantemente, nel 2007(con attività istruttoria) per impedire ogni e qualsiasi trasparenza sui prezzi, vietando la pubblicazione dei listini dando avvio a quella che diventerà la premessa per la dissoluzione del settore (vero obiettivo).
Può oggi l’Antitrust, tornare indietro? Non lo sappiamo ma, certo, se lo facesse perderebbe una parte di quella terzietà che deve caratterizzare la sua funzione.
Montagne di fango si sono abbattute, per la concomitante azione di tali Organi, sulla nostra Categoria che ha il solo difetto di essere stato individuato come uno strumento sulla cui testa fare una “battaglia politica”. Eppure i Gestori si limitano ad applicare i prezzi raccomandati e si fanno carico -unica Categoria nel nostro Paese e, forse, al Mondo- di comunicare ogni otto giorni i prezzi effettivamente praticati, al Ministero. Pena forti sanzioni. Non succede così per gli alcoli -ancorchè segregati- i farmaci o per i generi essenziali alla vita dei cittadini (pane, pasta, medicinali, ecc.).
Messa in moto la macchina del fango, lo stesso Governo si è accorto -dati alla mano- della correttezza dei Gestori e della trasparenza nelle comunicazioni.
Ormai -questa è l’impressione che abbiamo ricavato- non si poteva più tornare indietro: quindi meglio andare avanti con l’emanazione di un DL (n°5/2023) che -nonostante le dichiarazioni sulla congruità dei comportamenti dei Gestori continuasse a lasciare intendere -tra le righe- che rimaneva in capo alla Categoria una responsabilità di fatto.
Che senso ha, infatti, una cosiddetta riduzione delle multe ed un ridimensionamento dei giorni di chiusura (previsti fino a 90) per mancate comunicazioni se già tutti siamo d’accordo che il Gestore non è lo speculatore che si è voluto lasciare intendere all’inizio di questa vertenza?
Che senso ha introdurre l’obbligatorietà dell’esposizione del cartello del “prezzo medio” regionale (?) che non solo non esiste nelle rilevazioni (anzi è vietato) e che è il veicolo attraverso il quale il prezzo tendenzialmente aumenterebbe? Che senso ha prevedere un giorno fisso per la comunicazione dei prezzi all’Osservatorio anche quando non c’è variazione ovvero comunicare non solo ad ogni rialzo ma anche al ribasso?
Ma sulla scena si è affacciato un fatto nuovo: gli automobilisti, in qualche modo, si sono sentiti presi in giro da come le cose sono state prospettate, anche perché i prezzi al pubblico hanno registrato solo l’aumento dovuto al riallineamento dell’Accisa decisa (in due tranches) dal Governo. Nessuna speculazione, quindi!
Ed anche, per la prima volta, una miriade di operatori onesti presenti nelle Associazioni di Categoria dei retisti (compresa la stessa Associazione), hanno solidarizzato con le nostre perplessità. Questa, nel panorama, non è una novità da poco perché vuol dire riprendere a ragionare in termini di “sistema”.
Abbiamo incontrato il Governo 4 volte: la prima presso la Presidenza del Consiglio (Ministri Giorgetti e Urso, sottosegretario Mantovano) nel quale abbiamo sottolineato la nostra contrarietà alle “voci” (perché ancora il testo del DL non esisteva) che si cominciavano a diffondere dopo le riunioni del CdM. In quella sede ci sono state offerte assicurazioni non solo sul comportamento corretto della Categoria ma anche della volontà di chiarire la vicenda (da qui il nostro comunicato di apprezzamento dell’incontro). Purtroppo, due giorni dopo è uscito il testo del DL 5/2023 che non sono non ha colto le sottolineature proposte ma, in maniera incredibile, ha ulteriormente
aggravato la posizione dei Gestori.
La sintesi che emerge dalla lettura del testo è che la nostra è, comunque, una Categoria di “furbetti” alla quale bisogna aumentare adempimenti amministrativi -come se non bastassero quelli iniqui che abbiamo- e da tenere sotto controllo, con l’introduzione di sanzioni ancor più pesanti, fino alla chiusura degli impianti (che non sono dei Gestori, lo ricordiamo).
E la GdF ancora in giro a caccia degli approfittatori, nonostante ancora il DL non sia operativo (manca il DM attuativo) eleva contravvenzioni anche su un’ora di ritardo con le nuove procedure.
E non c’è stato verso -nelle tre riunioni seguenti- di convincere, Ministro e ministero, che percorrere questa strada sarebbe stata per la nostra Categoria un suicidio (e la rinuncia di molti a gestioni che già oggi sono insostenibili).
Non solo. Nonostante avessimo chiesto con forza di volgere lo sguardo dei controlli verso presunti gestori che da anni non comunicano i prezzi o, addirittura, non sono neppure registrati all’Osservaprezzi (ma attraverso l’anagrafe carburanti “secretata” da chi immagina che sia un piccolo potere da custodire gelosamente) fare una verifica richiederebbe meno di una giornata.
Eppure abbiamo il sospetto che proprio quello -insieme ad altri- sia un pezzo del canale che determina una sottrazione dell’Accisa all’Erario maggiore di 10 Miliardi.
Che tale situazione nasconda la volontà di dare un’ulteriore spallata al nostro settore? Vero, non vero non possiamo dirlo con certezza ma cominciano ad essere troppi i segnali che vanno in questa direzione. Cominciamo, tristemente ad immaginare che esistano spinte in questo senso.
Nel frattempo il testo del DL è stato inoltrato, per la sua conversione, al Parlamento che ha già cominciato le sue Audizioni (alle quali abbiamo partecipato portando il nostro contributo di idee e manifestando la nostra contrarietà). Seguendo questa via e, ogni volta, manifestando senso di responsabilità, siamo arrivati all’ultimo giro di boa. Anzi al penultimo.
Sì! Perché la sera prima dell’inizio della prima giornata di sciopero, dopo l’incontro con il Ministro Urso (che non ha ci ha consegnato neppure il testo dell’emendamento che il Governo avrebbe avuto in animo di presentare) fra le Organizzazioni di Categoria c’è stata una lettura diversa delle proposte: da una parte Faib ha ritenuto che alcuni obiettivi fossero stati
raggiunti; Fegica e Figisc hanno invece giudicato in maniera opposta la illustrazione ministeriale ed hanno deciso di mantenere 48 ore di chiusura. Tutto legittimo!
Il resto è cronaca. Dopo la riunione tenuta, unitariamente, al Capranichetta nella quale tutte le Organizzazioni hanno convenuto sul fatto che il testo del DL va profondamente modificato,
abbiamo tenuto una nuova riunione presso il MiMit nel corso della quale ci è stato illustrato un primo emendamento, a sua volta da implementare con ulteriori aggiustamenti- che ancora non erano stati introdotti (ma che ci sono solo stati raccontati).
Di fronte a questo ennesimo rimpallo abbiamo, responsabilmente, prendere atto che, ancora una volta, il Governo ha cercato di rinviare dimostrandosi poco “lucido” nel cogliere la gravità e la complessità della situazione. Poiché, come dire, il danno è già stato fatto con la presentazione di un DL che -con la sola presentazione di un DM attuativo sarebbe pienamente operativo- e che il Governo, in quella sede, non è riuscito ad andare oltre alle assicurazioni di maniera ricordando che sarebbe intervenuto in sede parlamentare (ma mantenendo alcune improvvide necessità), siamo stati messi di fronte al fatto di continuare con altre 24 ore di chiusura o scegliere di spostare, nelle Aule del Parlamento -che è la sede costituzionalmente preposta a legiferare- i temi della protesta cercando di ottenere da TUTTE le forze parlamentari una convergenza sulle nostre posizioni, che non sono di parte, ma come la storia recente ha dimostrato, SOLO DI BUON SENSO ED A FAVORE DEI CONSUMATORI.
A questo punto, registrata l’impossibilità di fare concreti passi in avanti anche Fegica e Figisc hanno deciso di rinunciare alla seconda giornata di chiusure (anche per non acuire quella che poteva essere letta come una spaccatura del fronte).
L’AGCM ASCOLTATA DALLA X COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI CONFERMA CHE I CARTELLI DEL PREZZO MEDIO SONO INUTILI E DANNOSI. LA FEGICA, AVEVA APPENA RICORDATO CHE LE DECISIONI ASSUNTE DALL’AUTORITA’ NEL 2007,SONO STATE LA BASE DEL DECLINO DEL SETTORE E L’INTRODUZIONE DI QUELL’OPACITA’ CHE HA COLPITO I CONSUMATORI (ma nessuno lo dice).
Qualcuno potrebbe osservare che, per effetto di quel provvedimento, tutto diretto a colpire, soltanto i “benzinai” ed il loro diritto di essere una Categoria,non sono emersi i benefici attesi: i consumatori hanno ottenuto l’Osservatorio prezzi -strumento che così come è stato concepito non ha aiutato ma è solo stato foriero di sanzioni ai Gestori); le compagnie di bandiera (sempre meno in un mercato normativamente impazzito” e schizofrenico per il succedersi di normative contraddittorie) hanno largamente abbandonato il mercato Italia; la sostituzione delle major con operatori “privati” dei quali alcuni senza troppi scrupoli, ha spinto il settore alla deriva ed in un sistema privo di concreti elementi di stima degli accadimenti sui mercati internazionali -anche offerti dalla capacità di operatori integrati di inoltrare al Ministero numeri credibili- è caracollato verso l’abisso.
Un abisso fatto di mancate registrazioni allo Osservatorio, alla speculazione (questa sì!) all’evasione con la massima creatività possibile, dalle frodi carosello alla emulsione di basi lubrificanti, ecc.). Ed allo Stato mancano oltre 10 Miliardi di Accisa che non possono essere raccolti attraverso lo “strizzamento” ulteriore dei Gestori.Il rimedio (ammesso che sia tale) è stato peggiore del male? Forse con la consapevolezza di oggi potremmo dire di essere d’accordo. Come avevamo denunciato in epoca non sospetta.
parole parole e ancora giustificazioni…!!! resta sempre un fatto…tutti fanno quel ke vogliono anke impunemente e NOI categoria sempre a difenderci da tutto e tutti, lo sanno anke i sassi che il gestore NON determina il prezzo finale di vendita se non per pochi millesimi e non centesimi (come ho sentito dire) ci vorrebbe più informazione del nostro lavoro (schiavizzato) a tutti i clienti, dei veri volantini da distribuire come funziona il nostro mondo e chi decide il prezzo!!!!! una volta per tutte sgomberare il campo da notizie false…….