La riforma del settore carburanti e’ una necessita’ indifferibile. Il ministro Urso deve scegliere tra apparenza ed efficacia

DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEI PRESIDENTI ROBERTO DI VINCENZO (FEGICA) E BRUNO BEARZI (FIGISC)

In relazione alle recenti dichiarazioni del Ministro Urso, contenenti l’annuncio di un prossimo riordino della distribuzione carburanti, Roberto Di Vincenzo e Bruno Bearzi, rispettivamente Presidente di Fegica e di Figisc Confcommercio, Organizzazioni di categoria dei Gestori degli impianti carburanti, hanno rilasciato la seguente nota congiunta.

Una riforma organica e strutturale del settore della distribuzione carburanti è quanto le nostre Federazioni chiedono a gran voce da tempo anche a questo Governo.
Appare, infatti, indispensabile ricostruire un piano regolatorio certo per una rete strategica per il Paese, inquinata da infiltrazioni criminali di ogni specie che sottrae molti miliardi di euro ogni anno, tra IVA e accise evase, alle casse dello Stato.

Questo, senza contare altre gravi forme di illegalità legate, ad esempio, all’uso di contratti contra legem, alla edulcorazione di prodotti immessi al consumo senza alcun controllo, alla violazione delle normative ambientali e all’impatto che tutto ciò ha sul mercato e sulla concorrenza.

Al Ministro Urso, non nuovo ad annunci identici, va però ricordato che un eventuale intervento ministeriale costruito e adottato con il medesimo “atto d’imperio” utilizzato per la vicenda di inizio anno sull’utilizzo propagandistico del “cartello del prezzo medio”, ben difficilmente potrebbe aspirare ad ottenere risultati su problemi di tale portata e, quindi, il sostegno delle nostre Federazioni e probabilmente di parte consistente degli operatori del settore.

Il Governo ed il Ministro Urso debbono decidere se sia più importante dare l’idea di avere polso oppure provare ad affrontare i problemi con pragmatismo e capacità di ascolto.
Al momento, non si può che prendere atto che non si è stati capaci nemmeno di adottare un semplice decreto ministeriale di attuazione di una legge, quella del “cartello”, sbagliata ed etichettata come controproducente dalla stessa Antitrust.

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Dix
Dix
1 anno fa

Vogliamo lavorare…noi non siamo stipendiati!!!!viviamo di giornata se tutto va bene!altrimenti ci ammazzano, con le tasse….ed altro

Alex
Alex
1 anno fa


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E noi gestori continuiamo a urlare hai 4 venti l’illegalità del nostro settore ??
Forse noi ci siamo distratti un tantino troppo dalla nostra sopravvivenza,
non come aziende o partite iva, ma come essere umani.
In tutte queste strategie aziendali non viene mai menzionato il fattore umano, l’uomo, i diritti elementari. Avere una partita iva non vuol dire x il committente avere il diritto di calpestare i diritti umani del prossimo.
La compagnia così detta di bandiera è presente in 74 nazioni, conosce bene le politiche del nord Europa dove il sindacato siede al tavolo del direttivo.
Non servono maestri, basta un semplice copia e incolla.
Se questo non accade significa solo che ci sono interessi trasversali fra le politiche aziendali e le politiche commerciali dei gestori.