Sarebbe utile chiedersi a cosa sia servita la riunione del 26 ottobre della “commissione di intervento rapido” sui prezzi, prevista dal famoso (e famigerato) decreto trasparenza varato dal Governo Meloni ad inizio anno, con il quale è stato introdotto il “cartello con il prezzo medio regionale”.
Al di là della sovrabbondanza “statistica” messa a punto per provare a sostenere la tesi, pretesa e non
dimostrata, che il Governo stia riuscendo a tenere sotto controllo “prezzi ed inflazione”, nessuno è potuto intervenire, se non quanti sarebbero pronti a sostenere per principio qualsiasi tesi ministeriale-.
In sostanza -dopo un intervento del Ministro che si è attardato ad illustrare il suo infaticabile attivismo per il controllo delle tariffe dei voli- si è assistito al vano sforzo di dimostrare che i prezzi dei carburanti calano per gli effetti dell’applicazione del “cartello sul prezzo medio”.
Così ci tocca vedere un Ministro che sostiene senza alcun “pudore” che quando i prezzi dei carburanti aumentano è colpa prima dei benzinai furbetti e speculatori, poi dei raffinatori, poi dell’Opec+ amico della Russia, mentre quando calano il merito è il suo.
Naturalmente, come è evidente a tutti, è l’andamento delle quotazioni internazionali dei prodotti che ha determinato -al netto degli aumenti di accisa decisi da questo Governo alla fine dell’anno scorso, appena insediato- le sensibili variazioni del prezzo alla pompa che il cittadino paga.
È un ragionamento complesso che, ci rendiamo conto, necessiterebbe di approfondimenti ed argomentazioni più riflettuti non può essere considerato da chi ha interesse a lanciare proclami autocelebrativi.
Se volessimo essere provocatoriamente polemici dovremmo a questo punto ricordare le dichiarazioni che il Presidente del Consiglio, Meloni, ed il Ministro dei Trasporti, Salvini, hanno reso prima di insediarsi negli scranni più alti del Governo del Paese.
In sostanza, pur con differenti toni il Presidente Meloni sosteneva che era uno scandalo che le accise non venissero tagliate; il Ministro Salvini, sosteneva che avrebbe immediatamente tagliato almeno il 70% delle vecchie Accise. Ovviamente, il tutto si è annacquato dopo i risultati elettorali a conferma che una cosa è
stare all’opposizione (quando si possono fare, impunemente, proclami) ed una cosa e governare (quando è necessario confrontarsi con la realtà).
Visto il risultato, con il senno di poi, il Presidente Meloni risponde, oggi, a tutti coloro che le ricordano il suo “video promozionale” del 2019, che “erano altri tempi”.
Eppure, in piena crisi, con i prezzi dell’energia alle stelle, Draghi, senza fare proclami, a Marzo del 2022 ha ridotto il gravame di Accisa ed Iva per 30,5 € cent/lt. offrendo una “boccata d’ossigeno agli automobilisti.
Al contrario, il Governo Meloni, appena insediato, con due distinti provvedimenti, non ha rinnovato (cioè cancellato), fra Novembre e Dicembre 2022, lo sconto fiscale introdotto dal precedente Governo.
Considerato che i prezzi al pubblico, per effetto del mancato rinnovo del provvedimento hanno di nuovo ripreso a salire (ma non ci voleva uno scienziato per capire che sarebbe certamente accaduto), non ha trovato di meglio che allontanare le responsabilità dal suo Governo, scaricando sui benzinai-speculatori le
colpe dell’aumento additandoli come “profittatori”.
Una vera e propria caccia alle streghe che ha caratterizzato i primi mesi dell’anno e che ha visto il ministero condotto da Urso in prima linea.
Per punizione -perché di punizione si tratta-, dopo tutti i gravami che hanno i Gestori (che lo ricordiamo, sono l’unica Categoria in Italia e, forse, nel Mondo obbligata a comunicare, settimanalmente -a pena di forti sanzioni- i prezzi dei carburanti al pubblico e praticati), il Governo ha varato quella “sciatteria” del prezzo medio regionale da esporre sugli impianti (come se fosse di un qualche interesse per gli automobilisti), a pena di sanzioni amministrative ed addirittura della chiusura dell’impianto ai reprobi.
Il Ministro Urso, fedele interprete del “verbo”, nonostante tutte le evidenze contrarie (ed anche dei rilievi dell’Antitrust) ha continuato a sostenere che il “provvedimento sul cartello del prezzo medio” ha fatto abbassare i prezzi ed ha costretto i “benzinai” a ridurre di un terzo il proprio margine.
È un mantra che il Ministro Urso ripete ad ogni intervista (l’ultima è proprio di ieri) e ad ogni incontro pubblico: l’azione del Governo è stata salvifica per il settore (ma non solo) e che l’inflazione si è ridotta per effetto del cartello del prezzo medio (e poi del carrello tricolore).
Ovviamente che i prezzi internazionali siano scesi; che agli aumenti dei tassi di interesse decisi dalla BCE abbiano falcidiato il ricorso al credito; che esiste una popolazione (oltre 2 milioni di cittadini) che vive sotto la soglia di povertà e non può “consumare”; che i salari italiani siano distanti anni luce da quelli europei e che di salario minimo, nemmeno a parlarne; non interessa ad alcuno.
Sono argomenti bollati come critiche strumentali ad un Governo che non ammette dissenso.
E, tuttavia, nel nostro settore, il problema rimane: ci sono fattori endogeni al sistema (ridondanza della rete, mancati investimenti, nel settore, indeterminatezza sugli assetti futuri e sulla sorte dei carburanti “fossili”, capacità di trasformare la rete di un hub multiprodotto, ecc.) che sarebbero già dovuti essere stati affrontati.
Ma lavorare seriamente costa fatica e, soprattutto, non rende in termini di propaganda spicciola e immediata.
In sostanza, quindi, per rispondere alla domanda iniziale, la riunione di ieri è servita soltanto a costruire il Comunicato Stampa con il quale si è tentato di rilanciare il “leit motive” che da mesi Urso ci propina in ogni sua apparizione pubblica: i prezzi diminuisco per effetto del cartello del prezzo medio che ha costretto i “benzinai a ridurre di un terzo il loro margine”. E, forse, non ci crede neppure lui anche se l’effetto mediatico è assicurato
Ma di questo passo il settore muore. Nell’indifferenza totale.
Vedremo nei prossimi mesi come il Governo ed il Ministro Urso vorranno declinare gli impegni contenuti nelle risoluzioni approvate dalla X Commissione della Camera.
Nonostante tutto, poiché le cose “serie” -grazie alla bulimia comunicazionale e propagandistica- non generano titoli sui giornali o sul web, non riusciamo ad essere ottimisti. Forse è un nostro limite.
Estratto da Controdistribuzione CD Flash n. 9 del 02.11.2023
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