In uno sviluppo inaspettato, l’OPEC+ ha annunciato il rinvio della riunione prevista per domenica 26 novembre, posticipandola al 30 novembre. Questo repentino cambiamento ha scatenato una reazione immediata sul mercato del greggio, con una diminuzione del 4%. La riunione allargata dei paesi produttori, che include attori chiave come l’Arabia Saudita e la Russia, avrebbe dovuto prendere decisioni cruciali riguardanti gli accordi sui livelli di produzione, con la possibilità di apportare modifiche a quanto programmato per il 2024.
La decisione di rinviare la riunione è stata comunicata attraverso una nota ufficiale dell’OPEC+, ma già precedentemente l’agenzia Bloomberg aveva anticipato la possibilità di un rinvio. Il principale motivo dietro questa scelta sembra essere il malcontento dell’Arabia Saudita nei confronti degli altri membri dell’OPEC+ in merito ai loro attuali livelli di produzione. Questa discrepanza di vedute ha generato un clima di incertezza che ha reso necessaria una proroga per cercare una soluzione più equa e condivisa tra i membri.
La riunione rinviata avrebbe dovuto prendere in esame l’accordo sui livelli di produzione, con un potenziale aggiornamento delle disposizioni previste per il 2024. La discussione sarebbe stata fondamentale per stabilire politiche efficaci che tengano conto delle dinamiche di mercato attuali e future. Tuttavia, l’insoddisfazione espressa dall’Arabia Saudita ha evidenziato la necessità di ulteriori negoziati prima di giungere a decisioni che possano soddisfare tutte le parti coinvolte.
La notizia del rinvio ha avuto un impatto immediato sui prezzi del petrolio, con il Brent consegnato a gennaio in calo del 3,95% a 79,19 dollari al barile, mentre il WTI della stessa scadenza ha subito una flessione del 4,05%, attestandosi a 74,62 dollari al barile.