
Il tavolo su ristrutturazone e contrattualistica avviato con unem ed assopetroli in bilico fra possibili innovazioni contrattuali e ingiustificabili chiusure ideologiche.
Non tutti sentono, evidentemente, l’urgenza di proporre una posizione unica che ridisegni le regole, che determini discontinuita’ con atteggiamenti predatori tenuti con disinvoltura da alcuni e
consenta di continuare a “tenere aperti” i gestori ed il settore.
Cari amici e colleghi, non possiamo sottacere che il quadro generale appare deteriorato per lo stato di profonda crisi generale dei consumi e delle opportunità di lavoro e di sostenibilità delle piccole attività che si ripercuote ancor più nel nostro settore, divenuto terreno di disinvolte speculazioni di nuovi e vecchi operatori, teatro drammatico di fallimenti di intere famiglie che hanno gestito con soddisfazione un impianto dal quale far scaturire quel minimo di reddito utile per affrontare con serenità la vita quotidiana, le speranze ed i progetti riposti sui propri figli.
Un panorama desolante nel quale spesso alcune compagnie petrolifere e pochi retisti hanno assunto comportamenti difformi dalle leggi nazionali, contando a volte nella colpevole inerzia della categoria, nella perdita di una sua dignità, nel tracollo di valori quali la solidarietà e la compattezza tra colleghi, in un dilagante cannibalismo: in estrema sintesi una incomprensibile libera concorrenza su prodotti che, paradossalmente, nascono da Stati riuniti in un “cartello monopolistico” mondiale.
A ciò si aggiunga la dilagante diffusione di contratti che noi definiamo illegittimi con i quali, dapprima alcuni operatori privati, poi le più importanti compagnie petrolifere (Tamoil e Q8, poi IP e da
ultimo Eni) hanno iniziato a sperimentare per superare, a loro parere, criticità gestionali, difficoltà a reperire professionalità e mezzi finanziari adeguati, ma che in realtà celavano e celano obiettivi più solidi: la destrutturazione della rete carburanti così come l’abbiamo vissuta negli ultimi anni, ma soprattutto l’annientamento graduale della Categoria e -di conseguenza- della sua rappresentanza sindacale. Troppo presente e troppo ingombrante nella sua azione di tutela dei Gestori.
Gli ultimi mesi, poi, sono stati inoltre caratterizzati dalla pressante ed aggressiva iniziativa assunta da eni che sta sollecitando i Gestori a rinunciare, prima che scadano i contratti vigenti (la stragrande maggioranza dei contrattiscadrà a fine 2027).
L’Azienda sta offrendo, per il rilascio anticipato, in alternativa, importi in denaro o la eventuale prosecuzione con formule contrattuali che, al momento, non hanno alcuna rispondenza alle tipologie contrattuali previste dalla Legge, che sono precarie e che, solo apparentemente, garantiscono una remunerazione accettabile mentre, in realtà nascondono clausole capziose e ulteriormente vessatorie. Soprattutto contratti densi di trabocchetti, precarietà e di incertezze.
Il tutto per fare posto a nuovi “manager” che dovrebbero garantire la conduzione degli impianti con contratti di appalto nei quali a ben vedere, ai Gestori uscenti vengono riservate condizioni di
sfruttamento e marginalità che fino ad ora nessuno aveva osato proporre.
Questa di eni è una iniziativa, volta a scavare con estrema indifferenza un ulteriore solco nella drammatica condizione odierna del Gestore: un Mondo di illusori vantaggi, mirabolanti promesse e favolistici futuri ma che ha alla base una unica ferma minaccia: al termine del tuo attuale contratto, eni non procederà ad alcun rinnovo. Punto!
Eni, in sintesi, sta tentando di sottrarsi finanche ad un approccio negoziale con le rappresentanze sindacali, che pure hanno manifestato la disponibilità ad un confronto in materia di modelli contrattuali utili ad affrontare un mercato difficile, sicuramente in contrazione, anche al fine di individuare soluzioni gestionali diverse ma che, comunque, mantengano, con equilibrio (e con la forza della Legge), prerogative e dignità delle gestioni, senza che i Gestori vengano marginalizzati e trattati come “lavoratori” da cestinare in ogni momento e senza diritti.
Certo, non è semplice: ma dobbiamo far capire -con la coesione- che non sarà così facile “espellerci” così come stanno provando a fare, dividendo la Categoria e raccontando un futuro che non arriverà mai! Noi, ci stiamo provando tanto sul piano negoziale quanto su quello della difesa, in ogni dove e con qualsiasi lecito mezzo: l’importante è ribadire che i Gestori sono in grado -con forza ed unità- di reagire. Quindi, se al momento, Eni (ma non solo) intende avere pienamente le “mani libere”, assumendo posizioni che definisce insindacabili, unilaterali e strategiche, i Gestori
non possono rimanere zitti.
Non si può ignorare che in questo settore la concertazione ha avuto un inestimabile valore, ha consentito di ammortizzare le scelte sbagliate dell’industria petrolifera (a cominciare dai “pacchetti” di impianti ceduti), superare gli anni bui dello “scontone” e dell’esasperato ricorso alla selfizzazione senza margine (ricordate che il lavoro del Gestore valeva 1,5 €urocent/lt?), del recupero di altre fallimentari iniziative che sono sorte e tramontate in pochi mesi, ma che hanno costretto tutti gli operatori del settore -Gestori in prima linea- a ricomporre, con pazienza e senso
di responsabilità, i pezzi di un delicato equilibrio, nell’interesse superiore di un segmento economico e produttivo fondamentale per la vita del Paese.
Evidentemente la storia non ha insegnato niente se oggi vogliono proporre, daccapo, un’altra solitaria iniziativa che, forse, fra sei mesi verrà abbandonata.
Una posizione, quella di Eni, che sembrerebbe destinata a minare le più elementari basi sulle quali abbiamo costruito negli anni relazioni sindacali, contrattazione, Accordi economici,
diritti dei Gestori: in una parola, quel contesto di confronto, a volte aspro, a volte costruttivo, nel quale mantenere la figura del Gestore al centro della visione e della dinamica della distribuzione
carburanti.
L’imperativo categorico che abbiamo innanzi a noi è quello di provare -con la lotta e la combattività- ad invertire la rotta per mantenere, come Categoria, una possibilità di futuro: il quadro è pesante ma non dobbiamo lasciarci scoraggiare perché, questo, è ciò che la nostracontroparte si aspetta: come dice un vecchio proverbio,”chi lotta può perdere una sola volta; chi
si sottrae perde ogni giorno (la sua dignità)”.
Non c’è molto tempo davanti a noi. Ma c’è tutto il nostro impegno affinché scenari che oggi appaiono irreversibili e non più modificabili, possano essere invece diversi e con al centro il Gestore e la sua competenza, il suo ineliminabile ruolo e la sua indispensabile funzione, anche con modelli contrattuali innovativi ma che siano il frutto di una corretta concertazione che abbia al centro i fondamentali diritti di una Categoria.
E il concreto rischio che, come spesso accaduto, la iniziativa eni possa essere seguita dagli altri operatori (anche quelli con quali abbiamo al momento corrette e proficue relazioni sindacali): ciò deve indurci a dare risposte immediate ed efficaci, per evitare la totale distruzione di un settore piegato alle momentanee e spesso fallimentari strategie messe in campo negli ultimi anni. Solo con la consapevolezza, la conoscenza e la compattezza della Categoria è possibile invertire questo processo appena iniziato!!
SU TALI PROBLEMATICHE TERREMO, NELLE PROSSIME SETTIMANE, UNA SERIE DI ASSEMBLEE TERRITORIALI PER CHIARIRE LA PROPOSTA E LA POSIZIONE DELLA FEGICA; COSA STA ACCANDENDO E LE INIZIATIVE DA ASSUMERE PER REALIZZARE QUELLE NECESSARIA DIFESA DELLA CATEGORIA: SUL PIANO SINDACALE, GIUDIZIARIO E POLITICO.
Il Segretario generale Roberto Timpani
FEGICA – COMUNICAZIONE AI GESTORI SU CONTRATTUALISTICA 22 02 2024
Bravissimo ..tutti solidali..