L’intervento di un operatore dopo l’ultima gara Consip
Staffetta Quotidiana – Ci scrive, con una lettera firmata, un operatore del settore carburanti, in particolare del comparto extrarete, che ci chiede, per motivi di opportunità, di mantenere il riserbo sulla sua identità. Come già capitato in altri casi, il fatto che chi scrive sia persona degna di fede ci consente di rispettare la sua richiesta. A maggior ragione considerando il fatto che gli argomenti esposti sono assolutamente rispettosi nella forma e nel contenuto, e che il tema, sollevato su queste pagine da qualche settimana, è di stretta attualità e di grande interesse per il settore petrolifero.
Il lettore torna in particolare sulla questione della “discesa a valle” delle compagnie petrolifere nel settore della rete e dell’extrarete, più volte affrontata nei giorni scorsi dalla Staffetta. Secondo l’operatore, “è ormai chiara la volontà da parte dell’industria di saltare la nostra storica intermediazione in quanto grossisti rivenditori, di espropriarci del ruolo e scendere direttamente a valle con politiche commerciali aggressive che di fatto cannibalizzano lo stesso mercato finale”. La domanda finale è: dietro queste dinamiche c’è “una logica economica oppure si stanno creando solo inutili e dannose tensioni che minano la reciproca fiducia?
Gentile direttore,
le scrivo in merito all’articolo pubblicato sulla sua rivista il 22 marzo scorso, a proposito dell’ultima gara Consip per la fornitura di carburanti per autotrazione e di combustibili per il riscaldamento alle pubbliche amministrazioni.
Per ragioni di opportunità, la contatto in forma riservata in veste di operatore che da molti anni e nonostante difficoltà sempre maggiori, si sforza di portare avanti un’attività che dà lavoro a un bel po’ di famiglie.
Una caratteristica impresa dell’Extrarete: deposito commerciale, flotta di autocisterne per la consegna a domicilio del consumatore, personale specializzato nella distribuzione di carburanti.
Approfitto di questo spazio per condividere con i lettori la mia preoccupazione sul futuro di questo comparto, quello dei grossisti rivenditori, perché è ormai chiara la volontà da parte dell’industria di saltare la nostra storica intermediazione, di espropriarci del ruolo e scendere direttamente a valle con politiche commerciali aggressive che di fatto cannibalizzano lo stesso mercato finale.
È un gioco pericoloso, irrazionale e incomprensibile perché a conti fatti è a somma economica negativa.
Già c’erano diversi segnali della rinnovata tendenza da parte delle Compagnie petrolifere a disintermediare l’attività di gestione, internalizzandola. Ne ha dato evidenza anche il suo giornale qualche giorno fa parlando del futuro della rete ( Carburanti, ultima chiamata per il treno della razionalizzazione).
Penso che in Extrarete stia avvenendo la stessa cosa e mi permetto di dire con ancora maggiore forza.
Nella recente gara Consip Extra Rete – Edizione 13A – grandi operatori come Eni e Q8 hanno acquisito oltre il 75% dei volumi in gara. Addirittura il 100% se ci riferiamo ai soli prodotti per l’autotrazione. Ai rivenditori, insomma, restano solo delle briciole insignificanti.
Comprendo che guardando in superficie qualcuno potrebbe obiettare che questi risultati certifichino il buon funzionamento concorrenziale del mercato. Ma andando in profondità non è così poiché a noi rivenditori è impedito di gareggiare ad armi pari.
Opero in un settore sempre più concentrato dal lato dell’offerta, con un conseguente potere di mercato a monte della filiera concentrato nelle mani di pochi operatori.
Un oligopolio in cui le aziende petrolifere sono allo stesso tempo sia il mio/nostro fornitore (e non sempre sostituibile in alcune regioni, vista la concentrazione quasi monopolistica dell’offerta), che il principale concorrente, che ci sottrae quote di mercato sempre maggiori con politiche commerciali aggressive, a volte perfino anomale.
È in questo particolare contesto che l’ultima gara Consip ha, a mio avviso, superato il limite con offerte di prezzi alla PA nettamente inferiori a quelli praticati giornalmente a noi rivenditori e dunque, almeno in apparenza, non in grado di coprire i costi incomprimibili di logistica e distribuzione.
Qualcuno deve spiegarci come questo sia possibile o se l’intento sia solo quello di estromettere i rivenditori da un segmento di mercato appetibile perché a basso rischio di credito. Non sta a me indicare una spiegazione, cosa di cui mi auguro si occuperà attivamente l’Autorità preposta a vigilare sull’abuso di posizione dominante.
Per chi come me osserva preoccupato il futuro, non resta che attendere la conclusione dell’iter di aggiudicazione e verificare gli atti di Gara per comprendere se i giustificativi a sostegno di offerte così spinte certificheranno che si tratta di sottocosto, oppure riusciranno a dimostrare la congruità e sostenibilità di questo pricing.
In tal caso almeno il settore saprà qual è la reale struttura dei margini di questa industria e ciò darà più chiarezza ai rapporti commerciali tra Compagnie Petrolifere e rivenditori.
Di questa chiarezza ne beneficerà anche il consumatore finale a valle, soprattutto quello comune diverso dalla PA, che alla luce di prezzi così bassi non potrà non chiedersi come mai a lui benzina e gasolio (autotrazione o da riscaldamento) costino, al netto delle tasse, misteriosamente tanto più cari.
Nel ringraziare in anticipo per lo spazio che vorrà dare a queste considerazioni, mi permetta di concludere riprendendo un altro editoriale del suo giornale: “Rete carburanti, la posta in palio” che, pur partendo da un ambito diverso, arriva al cuore della stessa questione.
“La creazione di valore non è solo la riga alla fine di un bilancio. Abbiamo visto negli anni scorsi che è possibile creare (e distruggere) valore in vari modi. Quello che conta è un valore che resta, e condiviso. La costruzione di rapporti solidi e di fiducia tra le articolazioni della filiera, ciascuna nel proprio ruolo, è un valore di questo tipo. Tutto il resto può interessare a un investitore (ndr: o a un management) mordi e fuggi”.
Parole che segnano il punto della questione e mi portano a porgere due interrogativi su cui sarebbe interessante un confronto aperto: il modus operandi prima denunciato mette a rischio o no il ruolo dei rivenditori?
C’è dietro una logica economica oppure si stanno creando solo inutili e dannose tensioni che minano la reciproca fiducia?
Aspetto risposte. È in discussione non solo il futuro della mia impresa, ma l’assetto del mercato come l’abbiamo conosciuto – con il suo pluralismo distributivo – e la sua capacità di creare e preservare valore.
Per gentile concessione di Staffetta Quotidiana
Purtroppo come sempre arriviamo troppo tardi, il settore andava riorganizzato molto prima, ed adesso ancora si continua a cercare di ostacolare, ricordatevi che nella giungla vige la legge del più forte e non siamo certo noi, meglio un triste accordo che una vittoria sbilenca….. buona giornata…