Site icon GestoriCarburanti

Riunione al MIMIT: le associazioni fermano l’ennesimo tentativo di annacquare la riforma. “Così non passa”

La riunione convocata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy sembrava, almeno nelle intenzioni del MIMIT, un passaggio rapido per chiudere una volta per tutte il nuovo testo sulla riforma della rete carburanti.
Ma le associazioni dei gestori si sono fermamente opposte quando il Ministero ha riproposto – quasi a sorpresa – una vecchia idea: eliminare la parte della riforma che introduce tutele reali e responsabilità concrete nei rapporti tra compagnie e gestori.

In altre parole, un tentativo di svuotare il provvedimento proprio nel punto in cui dovrebbe incidere maggiormente.

Tutte le delegazioni presenti, senza nessuna eccezione, hanno fatto capire che un simile approccio non sarebbe mai stato accettato. È stato ribadito che una riforma che rinuncia alle sue parti sostanziali non è una riforma, ma l’ennesimo compromesso a ribasso utile solo a rimandare problemi che da anni paralizzano il settore.

Le associazioni hanno ricordato che già a settembre avevano inviato al Ministero una proposta completa e tecnicamente solida. E che qualunque modifica deve partire da lì, non da scorciatoie calate dall’alto.

Infine il MIMIT ha dovuto riconoscere che la strada che intendeva percorrere non era minimamente praticabile.

Alla fine, il MIMIT ha assunto un impegno chiaro (almeno verbalmente): riformulare il testo, farlo in modo coerente con la proposta delle associazioni, e inviarne una versione aggiornata a brevissimo.

In più, lo stesso Ministero ha ribadito che non porterà il ddl al Consiglio dei Ministri senza il consenso delle organizzazioni del settore. Una frase che, tradotta, significa: la riforma non può andare avanti se le associazioni non la approvano.

È presto per fare ulteriori ipotesi, perché ora si attende la nuova versione del testo. Ma se l’ennesimo impegno del ministero verrà concretamente fatto allora sarà un vero passo avanti concreto:
il Ministero ha capito che una riforma di facciata non è accettabile e che il settore pretende – giustamente – norme che garantiscano equità, responsabilità e tutele reali.

In un panorama dove da anni si chiedono regole chiare e rapporti equilibrati, questo rappresenta almeno un primo, importante segnale.

Exit mobile version