È scattato lo sciopero ad oltranza degli autotrasportatori che operano per la raffineria Eni di Taranto. Dalla mattina di giovedì, gli operatori del Consorzio Lts (Logistica Trasporti e Servizi) hanno incrociato le braccia per protestare contro la decisione dell’azienda di affidare, a partire dal prossimo 1° giugno, il servizio di autotrasporto dei prodotti di raffinazione a due società non locali, una con sede ad Alessandria e l’altra a Roma.
La protesta ha avuto un impatto immediato sul territorio: decine di Tir sono fermi ai margini della carreggiata lungo la statale 106 Ionica, alle porte di Taranto. Una situazione che sta già creando difficoltà nella distribuzione dei carburanti, con inevitabili disagi per gli automobilisti e rischi di criticità negli approvvigionamenti.
La posizione degli autotrasportatori
Alla base della mobilitazione, spiegano i rappresentanti sindacali, c’è il timore di una progressiva esclusione delle imprese locali e dei lavoratori del territorio da un servizio storicamente svolto da operatori tarantini. Una scelta che, secondo i manifestanti, rischia di impoverire ulteriormente il tessuto economico locale, già messo a dura prova da anni di crisi industriale.
Usb: “Attendiamo un impegno concreto”
Lo sciopero prosegue senza segnali di distensione. In una nota, Federico Cefaliello ed Emanuele Palmisano di Usb Taranto spiegano che, nonostante diversi tentativi di interlocuzione e anche un incontro informale con la dirigenza Eni, non si è arrivati a una “formale e concreta presa di coscienza del problema” legato all’emergenza autotrasporto.
I due sindacalisti sottolineano come i disagi siano ormai evidenti, ricordando le criticità riscontrate anche nella giornata di sabato scorso. “Abbiamo richiesto di essere ricevuti dal management – spiegano – ma non abbiamo nemmeno ottenuto un riscontro”. Da qui la decisione di proseguire con lo sciopero iniziato giovedì.
Attese e criticità operative
Oltre alla questione dell’affidamento del servizio, Usb evidenzia un problema strutturale che gli autotrasportatori denunciano da tempo: le lunghe attese per il carico dei prodotti petroliferi. Secondo quanto riportato, i tempi possono arrivare fino a quattro o cinque ore prima che vengano completate tutte le pratiche necessarie e i mezzi possano ripartire.
Una situazione che, secondo i lavoratori, incide pesantemente sulle condizioni di lavoro, sui costi operativi e sulla sicurezza, alimentando un malcontento che ora è sfociato in una protesta dura e senza una data di conclusione.
In assenza di un intervento concreto da parte dell’azienda, lo scontro resta aperto, mentre sullo sfondo cresce la preoccupazione per l’impatto dello sciopero sulla distribuzione dei carburanti nel territorio.

