Replica del presidente di Anisa alla vergognosa e scandalosa risposta di Anas ai Gestori Autostradali

L’amministratore delegato di Anas, Massimo Simonini (vedi foto articolo), ha inviato nei giorni scorsi una lettera  in risposta alle denunce del Sindacato dei Gestori (vedi LINK) , in particolare a Roberto Di Vincenzo (presidente Fegica, comunicazione su GRA Roma)  responsabili di aver accusato le concessionarie autostradali  (lettera aperta ai quotidiani di settore) di non adempiere agli impegni presi in sede ministeriale.  Concessionarie Autostrali che, scrivevano i gestori, “fanno sentire la loro voce soltanto quando si tratta di battere cassa, chiedere aumenti di pedaggio e mettere le mani nelle tasche degli italiani, costretti a pagare, oltre ai pedaggi piu’ alti d’europa, anche un’addizionale su benzina, acqua, bibite, caffe’ panini, caramelle.” 

Dichiarazioni che hanno solleticato la suscettibilità dell’amministratore delegato, Massimo Simonini, che ha voluto ribadire, disconoscendo la drammatica situazione del paese ed in particolare dei GestoriCarburanti Autostradalei, che “le Società concessionarie dei servizi “Oil” e “Ristoro” dovranno garantire l’apertura in esercizio di tutte le Aree di servizio presenti sulla rete autostradale in gestione diretta Anas ed alle stesse affidate in concessione, pena la violazione della suddetta normativa e, per quanto di competenza Anas, la decadenza da ogni beneficio previsto dalla presente comunicazione. Le suddette misure straordinarie sono da intendersi a valere fino a tutto il 31 luglio 2020 e fatta salva la necessità di fissare un ulteriore termine a causa del protrarsi dello stato di emergenza di cui sopra”.

Pubblichiamo di seguito ed in forma integrale la lettera del presidente di Anisa , Massimo Terzi. 

La lettera di ANAS del 14 aprile (vedi Link ) ben fa il paio con quella di AISCAT del 2 aprile (e nel frattempo sono trascorsi altri dodici giorni di agonia per le gestioni autostradali) nel riprodurre una condotta a dir poco inerziale ed assolutamente non all’altezza della situazione di emergenza del comparto.
Come nulla fosse accaduto, ciò che ANAS (ente di diretta emanazione statale) sostanzialmente dice è che a) il servizio deve essere assolutamente garantito, b) le aziende si arrangino a ritararsi
rispetto al crollo delle vendite, e, c) se c’è un problema dei mancati introiti, al più si possono solo dilazionare per il momento alcune royalty (chiamiamole più correttamente rendite di posizione)
che dovranno comunque essere corrisposte subito dopo la fine della tempesta.
Inoltre, in uno slancio ecumenico, ANAS “confida” che tali misure, adottate “in via straordinaria e limitatamente al periodo di vigenza dello stato di emergenza” possano “essere estese anche a beneficio”… dei benzinai dell’autostrada, ultimo anello della filiera, ossia quelle piccole imprese che non hanno alcuna capitalizzazione, che gestiscono non un sistema articolato, ma un unico punto vendita, e che dipendono al 100 % per poter continuare ad operare dallo stretto circuito della liquidità, che, ove interrotto come ora, porta diritto al default.

E se questa è ANAS, si è già ampiamente stigmatizzato l’atteggiamento dei Concessionari delle tratte che, nonostante affermazioni di generica disponibilità, e mentre è evidente il crollo verticale
del comparto, proseguono comunque una tattica dilatoria e bizantina per non mettere risorse di alcun tipo a disposizione, quegli stessi soggetti che tuttavia percepiscono pesantissime royalty sulle attività di vendita di carburanti e di altri beni e servizi svolte sulla rete autostradale.

Alcune cose sul sistema autostradale vanno dette senza tanti peli sulla lingua, anche perché non si tratta solo di quanto sta accadendo in questa drammatica congiuntura – e che, anzi, da questa situazione vengono emblematicamente enfatizzate -, ma di qualcosa che ha già portato ad una progressiva marginalizzazione del comparto.

Non solo le condizioni di concessione vigenti affidano a privati un bene pubblico con indici di remunerazione del capitale di assoluta rilevanza ed eccezionalità in un mercato già “protetto”, non solo i pedaggi percepiti dai Concessionari sono aumentati, dalla privatizzazione, di tre volte il tasso di inflazione (nel 2001 la spesa complessiva degli utenti dell’autostrada in rete era costituita per il 47 % da pedaggi ed ora arriva al 75 %), ma, oltre a tutto ciò, e secondo stime prudenziali, dalla privatizzazione ad ora l’ammontare delle royalty (rendite di sedime) percepite dai Concessionari
sulle vendite di carburanti e beni e servizi diversi ammonterebbe cumulativamente a circa 5,3 miliardi di euro (e che, per inciso, ad esempio sui carburanti, valgono pro-litro ben più di quanto
non venga riconosciuto al benzinaio che gestisce il punto vendita).
Tutto questo con il “timbro” dello Stato sugli atti di concessione e sui piani economico-finanziari e financo con la sua compartecipazione al meccanismo delle rendite.

Fattori tutti della progressiva marginalizzazione delle attività di servizi della rete autostradale: se fai costare progressivamente sempre più all’utente beni e servizi che costano meno fuori dalla rete
– per accedere alla quale fai pagare già un pedaggio sempre crescente – l’utente non compra e non spende, prova ne sia che le vendite di carburanti erano scese (da ben prima del COVID-19) del 65 % e la spesa per servizi di somministrazione ed altri beni era diminuita del 30 % rispetto al volume del traffico e dell’inflazione. Senza contare che tutto ciò determina comunque una alterazione del mercato, delle condizioni dell’esercizio di impresa e del principio costituzionale di accesso minimo uniforme a beni e servizi per il cittadino.

Si aggiunga a ciò che questo meccanismo ha influenzato, in maniera più o meno spregiudicata, anche le politiche di prezzo dei subconcessionari (le compagnie petrolifere, ecc.) che hanno alimentato un differenziale crescente con i prezzi della rete ordinaria e tra le modalità di servizio: un disastro annunciato e pagato ancora un volta in pieno dai gestori, dall’ultimo anello, che ora è ulteriormente sacrificato dalla crisi indotta dalle limitazioni alla mobilità di persone e aziende. Gestori che, va pur detto infine anche questo senza giri di parole, non sono in condizioni, per
effetto dei rapporti contrattuali duramente vincolanti in materia di fornitura e prezzi, di avere alcuna autonomia, e che, alla fine di un esercizio annuale, già in condizioni “normali”, sono
costretti a “mendicare” dalle compagnie, che sono proprietarie degli impianti e fornitori in esclusiva, limitati sostegni per non sballare del tutto il conto economico. Gestori che ora in queste settimane di assoluta “anormalità”, con la liquidità finita e la chiusura delle linee di credito, sono ancora una volta costretti a dipendere dalla maggiore o minore magnanimità delle medesime compagnie (che, almeno, in parte si sono dichiarate ad intervenire) non per guadagnare, non per salvare il conto economico, ma solo per riuscire almeno a tenere aperto il punto vendita.

Questa è la realtà che riguarda i “benzinai” dell’autostrada, in un sistema in cui la concessione è stata una man bassa per tutti, che ha sempre pagato Pantalone (l’utente), una realtà ora esplosa per questa drammatica emergenza, che per non veder la quale i maggiori beneficiari di tutti codesti fatti e misfatti girano la testa dall’altra parte.

Sottoscrivi
Notificami
guest
6 Commenti
più vecchi
più nuovi più votati
Feedback in linea
Vedi tutti i commenti
Massimo Moroni
4 anni fa

ragazzi chiudete! che aspettate? il nuovo Messìa?

Gestore
Gestore
4 anni fa

Sinceramente mi sfugge il motivo per il quale i gestori autostradali non si affrettano a dare disdetta. Non ce la raccontano tutta o aspettano un miracolo?

Fabio
Fabio
4 anni fa

…,chiudete e….buonanotte!!!! esiste anche il mal di pancia….le chiacchere e i battibecchi non servono più…sono per sindacalisti dell’età della pietra…

pippo
pippo
4 anni fa

Questa è la considerazione nella quale sono tenuti i sindacati e i gestori
Questo è il frutto della strategia sindacale ,e della forza contrattuale dei gestori .Come sempre si dirà che non è colpa mia ,noi abbiamo fatto ,noi abbiamo dato ecc ecc ma la realtà sono i risultati .Nemmeno difronte a una catastrofe mondiale non si riesce a gestire la situazione ,da una parte nessuna proposta e presa di posizione ,dall altra una arroganza e una cattiveria ,mostruosa ,altro che solidarietà Da una parte vediamo un volontariato da 100 e lode dall altra dei signori dei poveri signori che PRETENDONO da PERSONE che non lavorano affitti ,Royalty anticipi .STROZZINI !!!!!
QUESTI SONO ANCHE I RISULTATI DI QUANDO SI CHIEDE UNO sciopero e poi non si partecipa caro gestore ,questo è il risultato dello sciopero che poi puntualmente si disdice caro sindacato Questo vuole dire essere deboli e inascoltati .Oggi piu che mai si deve far capire a lor signori in giacca e cravatta, che il carburante ,le Royalty e i P V vanno avanti con i gestori quindi svegliamoci o il peggio non sarà oggi ma domani

Alex
Alex
4 anni fa

Chi ha azionato questo meccanismo ti tangente legalizzata ??
Le compagnie x accaparrarsi i grandi volumi in autostrada ??
L’ANAS x chi lavora ??
Il proprietario delle autostrade chi è ??
Chi riscuote i pedaggi ??
Chi gestisce le autostrade ??
Le varie associazioni dei consumatori dove sono ??
L’antitrust che è sempre pronto a parlare a vanvera che posizione assume ??
Il gestore è un semplice prestatore di manodopera sottocosto.
L’amministratore di anas da solo percepisce più denaro di quanto ne resta a tutti i gestori in autostrada (messi insieme) dopo aver pagato le spese.
Provate ad immaginare se glie ne frega qualcosa di un centinaio di gestori sfigati?
Nella trasmissione REPORTER di Rai 3 condotta da Milena Gabanelli alcuni anni fa spiegava come anas sponsorizzava la pubblicità del telepas femili alla società autostrade. In altre parole lo stato pagava la pubblicità ad una società privata sua appaltatrice. L’a.d. di autostrade è come il posto fisso di Checco Zalone, sarà il cognato, il parente di un politico capirete se può capire che se falliscono i gestori in autostrada finiscono in mezzo ad una strada tante famiglie.
Per ripartire l’Italia ha bisogno di tutti, escluso un a.d. che percepisce tanti soldi.
Questa è una ragione perché l’italia ha paura di chiedere i soldi al MES.

pippo
pippo
Rispondi a  Alex
4 anni fa

Fare l analisi puntuale delle colpe ,non serve a nulla non dobbiamo pensare a quello che abbiamo mangiato 3 gg fa ,lo posiamo ricordare ,ma dobbiamo pensare a quello che metteremo nel piatto oggi ,il resto sono ricordi Anas ,autostrade ,o chi che sia fa il suo lavoro ,senza guardare in faccia nessuno ,Lo fanno ,lo possono fare ,non siamo noi a giudicare loro fanno i loro interessi ,come li dovremmo fare anche noi AIUTATI dai ns SINDACATI .Noi dobbiamo pensare al ns presente e al ns futuro anche se qualcuno dice che siamo culturalmente indietro ,dobbiamo reagire ,prima unitariamente tra i gestori ,secondo assieme a un sindacato unito e culturalmente attuale
Non è piu possibile essere trattati in questo modo
Si sciopera !! che si scioperi ,ci diranno di speculare ? vengano Loro in impianto !!!!mandino le loro mogli Speculatori sono chi vende mascherine con un ricarico del 500% non noi che ci obbligano a 2 centesimi al litro !!
Il ns sindacato ci aveva promesso una svolta ,un Settembre di cambiamenti ,sono passati 6 mesi e siamo alla fame ,qualcuno alla fine .
Grazie a chi è culturalmente più avanti ,grazie