Dietro il prezzo basso del carburante c’erano i clan della Camorra

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Cassino, nella persona del Sostituto Procuratore Roberto Bulgarini Nomi, hanno consentito di individuare decine di società coinvolte, aventi sede su tutto il territorio nazionale ed in particolare in provincia di Roma, Napoli, Milano, Verona e Latina che hanno omesso la presentazione delle dichiarazioni dei redditi, il pagamento dell’IVA tramite il rilascio di false dichiarazioni d’intento prive dei prescritti requisiti di legge.

Inoltre gli indagati hanno provveduto all’occultamento delle scritture contabili, al fine di impedire la ricostruzione della movimentazione dei prodotti petroliferi commercializzati. Un modus operandi che ha consentito agli indagati di emettere fatture false per oltre 500 milioni di euro.

L’indagine ‘Diesel free taxi’ ha portato questa mattina le fiamme gialle ciociare a sequestrare oltre 40 milioni di euro di beni con un decreto emesso in via d’urgenza dal procuratore capo della Procura di Cassino, Luciano d’Emmanuele e finalizzato alla confisca del patrimonio accumulato da un gruppo criminale operante su tutto il territorio nazionale e composto anche da persone contigue alla criminalità organizzata campana ed al clan camorristico Formicola. In tale contesto, infatti, tra i soggetti destinatari del suddetto provvedimento giudiziario vi sono anche alcuni pregiudicati, contigui al predetto clan camorristico, operante prevalentemente in provincia di Napoli, risultati peraltro già coinvolti in recenti attività investigative in materia di applicazione di misure di prevenzione previste dalla vigente legislazione antimafia.

I sequestri hanno riguardato le disponibilità finanziarie di 4 società aventi sede legale nelle province di Frosinone e di Napoli, nonché le disponibilità finanziarie, di beni mobili ed immobili di 6 soggetti, amministratori di diritto e di fatto delle società. Nel corso delle operazioni sono stati sottoposti a sequestro decine di immobili e terreni situati nelle province di Frosinone, Napoli, Avellino, Campobasso e Cosenza, autovetture, motocicli, partecipazioni in altre società, ingenti disponibilità finanziarie ed un’imbarcazione ormeggiata nel porto di Torre del Greco.

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Roberto Guidotti
Roberto Guidotti
2 anni fa

Tutte le settimane sul sito delle Dogane ce n’è una nuova.
Un euro al litro di tasse, fra accise e Iva, è un forte incentivo all’evasione e al contrabbando.

pippo
pippo
2 anni fa

Dai ,comunque non è male recuperati 40 milioni su 500 non è affatto un brutto investimento 460 milioni di utili
E pensare che non servirebbero ne studi ne statistiche ,basterebbe far pagare ,e comunicare alle dogane l avvenuto pagamento di ive e accise prime dello scarico o uscita dal deposito
Può non essere la soluzione ,ma possibile che non si riesca a contrastare sto fenomeno senza tante tiritere e lungaggini !!!e nella speranza che le mafie non allineano i prezzi alla concorrenza ,perché sembra che la differenza di prezzo sia l unico modo per beccarli un SALUTO

claudio
claudio
Rispondi a  pippo
2 anni fa

Egregio signor Pippo, io questo lo ripeto da tantissimo tempo, al momento dello sdoganamento si paga l’accisa e l’IVA, e…..il problema e finito. Ma forse il sistema è troppo semplice, cosa dobbiamo pensare?

pippo
pippo
Rispondi a  claudio
2 anni fa

Caro Claudio questo è il problema :il troppo facile !!! e il motivo è che dentro a questa mangiatoia ,ci mangiano in moltissimi ,pertanto tra 10 anni sentiremo ancora parlare di truffa sui carburanti ,alla faccia dei comizi e studi vari che non servono a nulla ,come la droga ,sono 100 anni che se ne parla su come fermarla e continuiamo a vederla per le strade Ma veramente pensiamo che chi dovrebbe fermare questo fenomeno ,lo voglia veramente fare ?