Cartelli con la scritta “Distributore con licenza revocata” sono comparsi in numerosi impianti di carburante a marchio Ewa e Synergy. La chiusura è stata disposta dall’Agenzia Dogane e Monopoli per gravi irregolarità e sospette infiltrazioni mafiose.
Il provvedimento coinvolge circa 205 impianti distribuiti su tutto il territorio nazionale. Solo a Torino, sono stati sigillati i distributori di corso Massimo D’Azeglio e largo Re Umberto, molto frequentati dagli automobilisti per i prezzi competitivi. Ma proprio dietro a quei prezzi si celava, secondo gli inquirenti, un pericoloso sistema illecito.
Accuse gravi: carburante annacquato e legami con la criminalità
I vertici della società Synergy, ritenuta legata al gruppo Penta Petroli e alla famiglia Salzillo, sono stati accusati di frode su larga scala, caporalato, sfruttamento lavorativo e rapporti con la criminalità organizzata. L’indagine, partita dalla Guardia di Finanza di Caserta, ha scoperto un sistema di “frode carosello” che tra il 2018 e il 2021 avrebbe immesso sul mercato oltre 600 milioni di litri di carburante, simulando transazioni fittizie per evadere le imposte.
Il carburante veniva poi rivenduto a prezzi stracciati, alimentando concorrenza sleale e causando un’evasione fiscale stimata in oltre 112 milioni di euro. Secondo gli investigatori, parte del carburante era addirittura allungato con acqua.
Un’indagine ad ampio raggio
Il sequestro, definito “storico” per dimensioni e implicazioni, ha coinvolto cinque società, sette persone e decine di impianti. Tra gli arrestati c’è anche Vincenzo Salzillo, considerato il vertice del gruppo, accusato di aver assunto dipendenti fittizi in altri impianti per eludere i controlli.
Un altro processo è già in corso per traffico illecito di gasolio, venduto come diesel “allungato”. Un episodio emerso anche nel distributore di largo Re Umberto, dove molti clienti avevano notato anomalie nei rifornimenti e nella gestione dell’impianto.
Clienti sospettosi e impianti sotto controllo
A Torino, i clienti avevano già segnalato comportamenti sospetti, come la presenza notturna di un giovane di origine africana che sembrava lavorare nei distributori ma non risultava ufficialmente assunto. Queste osservazioni sono poi confluite nell’inchiesta che ha portato alla revoca delle licenze e alla chiusura degli impianti.