Ci sono nomi che, nel tempo, smettono di appartenere solo alle persone e diventano parte di una storia collettiva. Nomi che non si ricordano per ruolo o incarico, ma per ciò che hanno saputo costruire, difendere e lasciare in eredità. Roberto Timpani è uno di questi.
A un anno dalla sua scomparsa, il ricordo non si è affievolito, anzi: continua a interrogare la coscienza del settore e di chi, ogni giorno, vive e lavora dentro una categoria che egli ha contribuito a rendere consapevole di sé stessa. Questa lettera aperta della Fegica non è solo un omaggio, ma un atto di responsabilità verso una storia che non può essere archiviata come memoria privata o nostalgia personale.
È il racconto di un percorso fatto di rigore, visione e sacrificio, ma soprattutto di una scelta precisa: mettere il bene collettivo davanti a quello individuale, anche quando farlo significava percorrere la strada più difficile. In un tempo che tende a consumare in fretta le persone e le idee, fermarsi a riflettere su ciò che resta è un dovere, prima ancora che un gesto di affetto.
Le parole che seguono non chiedono celebrazioni, ma attenzione. Non invocano retorica, ma continuità. Perché ricordare Roberto Timpani significa, oggi più che mai, interrogarsi su cosa voglia dire rappresentare una categoria, difenderne la dignità e costruirne il futuro senza smarrire le fondamenta.
Lettera aperta ai colleghi Gestori ed al settore
Un anno fa -il 16 dicembre 2024- ci ha lasciato Roberto Timpani.
Troppo presto. Troppo rapidamente per consentire una metabolizzazione.
Troppo velocemente per provare a razionalizzare un’assenza.
Troppo celermente per sciogliere quel sapore d’amaro che lo stupore lascia a chi assiste, impotente, che il destino si compia.
Roberto Timpani ha lasciato nella Fegica, nei suoi iscritti, nel suo gruppo dirigente e finanche negli “avversari” che hanno condiviso il suo percorso al servizio dei Gestori, un vuoto che è impossibile colmare. Per quanto ci si provi.
La frase un po’ frusta che siamo tutti utili ma nessuno è indispensabile, forse va bene per altre occasioni e per altre circostanze ma non per questa: Timpani ha rappresentato una pietra miliare nella costruzione della Categoria così come la conosciamo oggi.
Una costruzione paziente e meticolosa (come era lui) fatta della sovrapposizione di un mattoncino alla volta con l’attenzione dovuta a non smontare -nella trattativa successiva- quello che era stato, con fatica, appoggiato delicatamente su una base normativa ed economica che, come sempre, tende a risultare instabile. Precaria.
Di strada la Categoria ne ha percorsa tanta, soprattutto considerando che tutto è nato dall’impegno personale, dal volontariato diffuso, dall’anteposizione del collettivo all’individuale, dal quadro che -già allora- considerava i Gestori come soggetti destinati alla residuante. Senza alcun ruolo riconosciuto.
Ecco, siamo partiti da questo scenario ed abbiamo cercato di conquistare se non il centro della scena, almeno una ribalta nella quale poter illustrare i problemi di migliaia di persone che, prima di essere Gestori, sono uomini. Individui che hanno storie personali. Famiglie. Aspettative. Sogni. Illusioni. Individui alla ricerca di una vita di emancipazione che non li assimilasse ad un erogatore.
Non è stato facile e se oggi -anche tra mille contraddizioni e difficoltà- un passo significativo in quella direzione è stato compiuto, lo dobbiamo anche alla caparbietà ed alla capacità di leggere gli accadimenti che Roberto Timpani ha messo a disposizione della Categoria lasciando sullo sfondo anche aspetti personali.
Timpani ha scelto la strada più difficile: quella di essere uguale fra gli uguali, rinunciando ad una visione egoistica della vita, per spenderla, tutta, al servizio della Categoria. Con umiltà ma con rigore.
Oggi è un anno che Timpani se ne è andato, lasciando un vuoto incolmabile, fra la sua gente e senza aver avuto la possibilità di vedere realizzati alcuni progetti sui quali stava -insieme a noi- lavorando. Come si dice in queste occasioni, quello che rimane è l’insegnamento, l’abnegazione, il rigore. E’ proprio per questo e per ricordarlo come è giusto che sia ricordato e per non disperdere il suo lavoro, il Consiglio Nazionale della Fegica ha già deliberato di mettere a disposizione di quanti vorranno cimentarsi nella materia su cui Timpani ha lavorato per tanti anni, due borse di studio da 2.500,00 € cadauna, i cui bandi verranno pubblicati dopo la celebrazione delI’VIII Congresso (25 e 26 Febbraio 2026).
Roberto avrebbe -anche se con estrema ritrosia- apprezzato: il suo obiettivo è sempre stato quello di coinvolgere quanti più Gestori possibili nella ricerca costante di quel rinnovamento -anche anagrafico- che rappresenta, per la Categoria, la sfida per gli anni a venire.
Roma, 16 dicembre 2025
La Segreteria Nazionale Fegica

