Disservizi nella logistica carburanti: segnalazioni diffuse dalla rete Enilive

Nelle ultime settimane stanno arrivando numerose segnalazioni da diverse zone del territorio che raccontano tutte la stessa storia: ordini di carburante bloccati, date non disponibili, consegne rinviate di giorni, spesso senza alcun preavviso. Una situazione che sta assumendo i contorni di un problema strutturale e non più episodico nella gestione logistica della consegna dei carburanti di Enilive.

I messaggi che circolano tra gestori parlano chiaro. Ordini impossibili da inserire “per indisponibilità delle basi di carico”, finestre operative chiuse all’improvviso, date che slittano dal 31 dicembre al 5 o addirittura al 7 gennaio, con la rassicurazione finale da parte dei responsabili commerciali che suona più come una resa: “Non chiamatemi, non posso fare nulla nemmeno io”. Una frase che fotografa perfettamente il livello di controllo – o meglio, di assenza di controllo – della filiera.

Il quadro diventa ancora più critico se si considera un dato ormai noto e difficilmente contestabile: gli impianti Enilive presentano mediamente prezzi più alti rispetto alla concorrenza. In un contesto del genere, il disservizio logistico assume un peso ancora maggiore. Se il prezzo è più alto, il servizio dovrebbe quantomeno essere impeccabile. Invece accade l’opposto: prezzi poco competitivi e problemi di approvvigionamento, una combinazione che penalizza ulteriormente sia le gestioni sia i clienti.

I gestori si trovano così a difendere listini già difficili da sostenere sul mercato, senza nemmeno la certezza di avere il prodotto da vendere. Un paradosso che mina la credibilità della rete e rende sempre più complesso competere con operatori che, a parità di servizio, riescono a garantire prezzi più bassi e maggiore continuità nelle forniture.

Il tutto avviene, non a caso, in pieno periodo festivo, quando i flussi di traffico aumentano e la domanda cresce. Proprio quando una compagnia strutturata dovrebbe dimostrare capacità di programmazione, prevenzione e gestione delle criticità. Invece no: basi inibite “per errore”, sistemi che bloccano gli ordini, tecnici “al lavoro” mentre sul piazzale la cisterna non arriva.

Il risultato è sempre lo stesso: gestori lasciati soli, costretti a fare da parafulmine con i clienti, a spiegare perché gli erogatori sono a secco, a gestire l’ansia di chi lavora sapendo che basta un giorno in più senza prodotto per trasformare un problema logistico in un danno economico serio. Perché il carburante, a differenza delle circolari aziendali, non si vende se non c’è.

E il danno non riguarda solo i gestori. Riguarda anche i consumatori, che si trovano davanti impianti parzialmente o totalmente vuoti senza alcuna informazione chiara, e che inevitabilmente attribuiscono la responsabilità a chi “ci mette la faccia”: il gestore. Peccato che la faccia sia l’unica cosa che il gestore controlla davvero, mentre tutto il resto – logistica compresa – è deciso altrove.

C’è poi un aspetto che rende la situazione ancora più paradossale. Da anni ai gestori viene richiesto rigore assoluto, pianificazione perfetta, rispetto maniacale delle procedure. Ogni errore viene contestato, ogni scostamento analizzato. Quando però il problema nasce a monte, improvvisamente tutto diventa comprensibile: “è successo per errore”, “stiamo sistemando”, “vi aggiorniamo”. Nel frattempo, però, il danno resta.

Definire tutto questo un semplice disservizio sarebbe riduttivo. Qui si parla di mancanza di programmazione, di comunicazioni tardive o inesistenti, di una logistica che mostra crepe evidenti e che scarica le conseguenze sempre sugli stessi soggetti. Una logistica che, così com’è, non è all’altezza di una rete nazionale.

Il problema non è l’errore tecnico in sé, che può accadere. Il problema è la normalizzazione del disservizio, l’idea che sia accettabile lasciare decine se non centinaia di gestioni senza prodotto per giorni, senza un piano B, senza alternative, senza nemmeno la dignità di un avviso tempestivo.

Finché queste situazioni continueranno a essere gestite con messaggi frettolosi e giustificazioni standard, il segnale che arriva è uno solo: la rete è considerata un dettaglio, non una priorità. Ma senza rete funzionante, senza carburante consegnato, senza logistica efficiente, non esiste servizio, non esiste mercato, non esiste credibilità.

E soprattutto, non esiste più la pazienza di chi, ogni giorno, tiene aperto un impianto sperando che almeno la cisterna arrivi.

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SALVATORE
SALVATORE
1 giorno fa

Che tristezza e che rabbia leggere queste robe, una azienda a partecipazione statale con una quota del 30% di azionariato, cosi mal gestita e mal ridotta, una azienda che doveva essere in questo paese un fiore al occhiellò nel settore dei carburanti, ma con la decarbonizzazione e l’avvento dell’elettrico si è ridotta come se operasse in un paese del terzo mondo arretrato e inefficiente…e tutto questo produce una situazione di incertezza nella categoria dove le gestioni non sanno più che pesci prendere e con tutti i problemi già esistenti questa situazione di incertezza non fa altro che rendere vita delle gestioni più complicata e insostenibile!!!

Bianco di capelli
Bianco di capelli
Rispondi a  SALVATORE
1 giorno fa

E pensare che è stato fatto di tutto per eliminare la concorrenza.

ROBY
ROBY
1 giorno fa

Scusate ma in quali regioni succedono questi disservizi ??? In Liguria le consegne sono regolari , forse dipende da problematiche di qualche deposito in particolare , ma non capisco dove .

Paolo
Paolo
Rispondi a  ROBY
1 giorno fa

Sono diverse le basi di carico ad avere difficoltà. Inoltre in molti impianti compreso il mio che sono in Veneto avevano impedito l’inserimento di molti giorni lavorativi… Comunque beati voi che in Liguria non avete avuto questo problema da noi è un disastro