Il decreto sul riallineamento delle accise — entrato in vigore il 15 maggio con pubblicazione notturna in Gazzetta Ufficiale — ha scatenato il solito allarme lanciato dalle associazioni dei consumatori. . Il Comando generale della Guardia di Finanza ha alzato il livello dei controlli, con una circolare inviata a tutti i re parti del Corpo per compiere verifiche su larga scala.
Cosi il Governo, con l’ausilio della Guardia di Finanza, risponde con la linea dura: una campagna capillare di controlli in tutta Italia per “stanare gli speculatori”.
La notizia, rilanciata da diversi organi di stampa, parla di “oltre 660 Reparti operativi in campo, controlli digitali, sorveglianza centralizzata, focus sui prezzi praticati e comunicati.
La retorica è quella della “trasparenza”, della “tutela del consumatore”, del “contrasto alla speculazione”. Ma la realtà è un’altra: i primi a essere colpiti sono proprio quei gestori che, senza colpa, rischiano pure sanzioni per non essere responsabili del nulla.
Per stanare i nuovi furbetti che aumentano il gasolio senza diminuire la benzina, si legge, la Guardia di Finanza ha lanciato un dispositivo di controllo su scala nazionale per contrastare le condotte illecite che alterano la formazione dei prezzi e danneggiano i consumatori e la concorrenza leale. Come spiegano dal Comando generale il rafforzamento dei controlli e l’adozione di strumenti digitali per la tracciabilità dei carburanti rappresentano una risposta concreta a un fenomeno complesso e radicato. “La stretta della Guardia di Finanza sul riallineamento delle accise è un segnale chiaro: il mercato dei carburanti deve essere trasparente, competitivo e rispettoso delle regole, per tutelare consumatori, imprese e finanze pubbliche” sottolinenano le Fiamme Gialle.
Principi più che condivisibili ma mentre si promette una “pulizia” del mercato dai furbetti o presunti tali, il Governo dimentica (o fa finta di dimenticare) che:
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I prezzi li impone il sistema, le compagnie e non il gestore.
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La logistica petrolifera non si aggiorna con un clic.
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Le giacenze fisiche non si azzerano per decreto.
Nel frattempo, si leggono proclami roboanti sui “20.000 controlli”, sulle “10.000 violazioni”, come se il numero giustificasse il metodo. Ma quante di quelle violazioni derivano da reali intenti speculativi, e quante da un sistema fatto di adempimenti assurdi e costosi rispetto ai margini irrisori che hanno i gestori?
Il piano, coordinato dal Comando Generale delle Fiamme Gialle, spiega una nota di Viale XXI Aprile, coinvolge oltre 660 Reparti operativi dislocati su tutto il territorio nazionale, con il supporto costante dei Reparti Speciali della GdF. L’obiettivo è duplice: da un lato, verificare il rispetto delle nuove disposizioni fiscali e, dall’altro, contrastare le manovre speculative che distorcono il mercato, a danno dei consumatori e degli operatori onesti. La strategia di intervento si basa su analisi di rischio elaborate a livello centrale, che guidano i controlli mirati nei confronti di distributori e operatori della filiera. Il faro è puntato soprattutto su quegli elementi sospetti di manipolazioni dei prezzi per consentire ai reparti di risalire la catena commerciale e scoprire eventuali speculatori senza scrupoli. Particolare attenzione è rivolta anche alla corretta esposizione e comunicazione dei prezzi praticati, obblighi normativi fondamentali per garantire trasparenza e informazione ai consumatori.
Se davvero si vuole combattere l’illegalità, bene: perseguiamo chi importa gasolio adulterato dall’Est, chi evade milioni di euro, chi lucra con frodi organizzate. Chi mette i gestori fuori mercato anche con 10 centesimi di differenza dalla concorrenza.
Ma non si può equiparare il gestore , a cui gli viene comunicato il prezzo da praticare e un cartello da aggiornare alle 6 di mattina, a un evasore internazionale.
Non si può accusare di “speculazione” chi lotta ogni giorno per restare a galla in un sistema che gli lascia 2 centesimi al litro e mille adempimenti.
Il rischio è quello di trasformare l’ennesima misura fiscale sui carburanti in una campagna repressiva ingiustificata e ingiusta, che non distingue tra chi sbaglia per dolo e chi è vittima dell’ennesimo intervento improvvisato o dell’elevato carico di adempimenti burocratici.
Chi lavora sui piazzali non ha bisogno di una lezione di moralità, ma di una rete normativa che non scarichi tutte le responsabilità sul gestore e non lo esponga al pubblico ludibrio.

Esatto