Staffetta Quotidiana – Parlando di rappresentatività delle sigle storiche delle organizzazioni nazionali dei gestori carburanti, Faib, Fegica e Figisc, un nodo che pare stia particolarmente a cuore ai cosiddetti “autoconvocati”, al punto da averne fatto oggetto di una specifica richiesta al sottosegretario Davide Crippa nell’incontro che hanno avuto con lui al Mise il 29 maggio , la prima domanda da porsi è quanti sono oggi questi gestori. E l’unico dato abbastanza certo da cui partire dovrebbe essere il numero dei punti vendita ancora in esercizio in Italia. Sul quale ci dovrebbe aiutare il fatto che, in base alla legge annuale sulla concorrenza del 2017, il 24 agosto 2018 è scaduto il termine entro cui i titolari di autorizzazione/concessione avevano l’obbligo di iscrivere i propri impianti stradali e autostradali all’apposita Anagrafe informatica e contestualmente di autocertificarne la compatibilità. In attesa che il Mise comunichi questo dato, per ora fa testo quello che appare a pag. 58 dell’ultima relazione annuale dell’Unione Petrolifera da cui emerge che al 1° gennaio 2018 gli impianti in esercizio erano circa 21.000 con un erogato medio complessivo di 1.367 metri cubi.
Partendo da questo numero quanti possono essere oggi i gestori carburanti? Un numero difficile da accertare tenuto conto che ormai molti di questi impianti fanno solo self-service o sono
completamente automatizzati, altri non hanno un gestore vero e proprio, altri sono gestiti dallo stesso titolare. Un calcolo quindi molto complicato e che la stessa UP non fa. Basti pensare che nel 2017 gli impianti dotati di self-service pre-pay e post-pay risultavano essere addirittura quasi 23.000.
Una risposta quindi problematica che a sua volta condiziona negativamente la risposta alla domanda su quanti siano gli iscritti a Faib, Fegica e Figisc. Da cui si vorrebbe trarne elementi di giudizio probanti al fine di valutare la loro reale consistenza associativa e la loro reale rappresentatività quando parlano anche con le istituzioni a nome dei gestori o firmano accordi per
nome e per conto loro. Accordi per di più che dovrebbero essere validi erga omnes nei confronti non solo dei gestori, ma anche delle compagnie e dei retisti e delle associazioni che a loro volta li rappresentano, in primis Unione Petrolifera e Assopetroli Assoenergia. Una risposta, tutto sommato, difficile da dare. Che riguarda però più che la rappresentatività il rapporto fiduciario che, a prescindere da quelli dei gestori, lega ogni sindacato ai propri associati. Un rapporto funzionale al modo in cui gli interessi della categoria vengono tutelati e gli accordi che vengono fatti portano buoni frutti e che viene costantemente verificato attraverso le emanazioni territoriali di queste tre sigle.
Se venisse meno, i segnali non mancherebbero come pure la necessità di correre ai ripari per evitare che lo scollamento tra le rappresentanze e i loro rappresentati arrivi a conseguenze estreme, quale appunto quello dell’abbandono delle tre sigle storiche e della nascita di nuove sigle. Uno scollamento che non può essere addebitato solo ad una presunta incapacità degli attuali vertici di ascoltare e interpretare gli umori degli associati, ma che è dovuto anche alla grave situazione in cui versa attualmente la distribuzione dei carburanti in Italia per una somma di complicati fattori (v. Staffetta 12/07). L’occasione, quindi, non per scappare ma, se mai, per chiedere una rivisitazione delle forme e degli strumenti in cui e con cui la rappresentatività è stata e viene esercitata dalle tre sigle, facendo tesoro e sfruttando meglio la somma di esperienza e di rapporti anche inter-associativi che è stata accumulata in tanti decenni di lavoro. Più che preoccuparsi di far verificare dal Mise la loro consistenza associativa, ci si dovrebbe preoccupare di metterle in condizione di svolgere meglio le loro funzioni nell’interesse non solo della categoria, ma di tutto il settore e anche della mobilità, di cui i gestori rimasti a presidiare le strade costituiscono ancora una “rete” importante.
Per gentile concessione di Staffetta Quotidiana
nella parte finale si scrive……..”Più che preoccuparsi di far verificare dal Mise la loro consistenza associativa, ci si dovrebbe preoccupare di metterle in condizione di svolgere meglio le loro funzioni nell’interesse non solo della categoria, ma di tutto il settore e anche della mobilità, di cui i gestori rimasti a presidiare le strade costituiscono ancora una “rete” importante.”………………DOMANDA: ma chi è che li ha ostacolati nello svolgimento delle loro funzioni? Hanno fatto ciò che ritenevano meglio per la categoria, secondo loro, solo che in realtà non è stato il meglio. Oggi è più che mai è opportuno verificarne i numeri, cioè effettivamente quanti Gestori rappresentano i tre sindacati nazionali. Tutti, della filiera, devono farsene una ragione che i cosi detti autoconvocati, hanno già con le loro nuove sigle, quindi non più autoconvocati e basta. FATEVENE UNA RAGIONE!!!!!