
Rendere impraticabile “l’abuso della posizione dominante da parte delle compagnie petrolifere, dei proprietari degli impianti e dei concessionari autostradali”. E’ quanto chiesto con un’interrogazione presentata ieri in Senato da Andrea de Bertoldi (FdI) sulla rete di distribuzione carburanti.
Il senatore di FdI elenca una serie di dati che fotografano lo stato del settore. La rete “ha subito una perdita di fatturato di circa il 18%” nell’ultimo decennio. Infatti, “a differenza del 2010 in cui il canale extrarete vendeva il 26% cento del totale, nel 2019 lo stesso canale distribuiva oltre il 41%”. Negli ultimi anni, pertanto si è verificato “un profondo cambiamento” che ha determinato “la mancata ristrutturazione della rete, lo stoccaggio in luoghi non sicuri” e il diffondersi dell’illegalità. Per l’esponete del partito di Giorgia Meloni sono emerse “criticità” che riguardano principalmente “le società petrolifere e le rispettive concessionarie autostradali, in relazione a un evidente abuso di una posizione dominante sul mercato”.
De Bertoldi parla di “un quadro complessivo grave e preoccupante, che configura un processo di liberalizzazione del mercato incompiuto e nella sostanza inefficiente”, si legge nell’interrogazione indirizzata a Mise e Mit. A non aver funzionato – per De Bertoldi – è stata “una politica fortemente oligopolistica delle compagnie petrolifere e dei concessionari autostradali”.
Il senatore di FdI, quindi, sollecita un intervento per “separare la distribuzione dalla produzione o fornitura” così da “garantire la concorrenza tra i produttori per il prezzo d’acquisto
all’ingrosso”. Bisognerebbe anche “rendere nulli gli accordi di comodato gratuito, sostituendoli con contratti di affitto dell’impianto che siano protetti”. Grazie a questo tipo di interventi,
conclude De Bertoldi, al gestore verrebbe restituita la “dignità giuridica e imprenditoriale”, anche attraverso l’istituzione “di una carta dei diritti-doveri per l’accesso alla licenza”.
Di seguito pubblichiamo il testo dell’interrogazione:
DE BERTOLDI – Ai Ministri dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. – Premesso che:
nell’ultimo decennio, la rete carburanti a servizio della mobilità su gomma di persone e merci (composta da circa 23.000 impianti stradali e autostradali e dalle vendite del canale “extra rete” praticato dalle stesse compagnie petrolifere e dai nuovi fornitori di prodotti petroliferi) ha subìto una perdita di fatturato di circa il 18 per cento, equivalente a 5 milioni di tonnellate di consumi totali che equivalgono a più di sei miliardi di litri di carburante;
al riguardo, l’interrogante evidenzia come nel settore della distribuzione carburanti siano impiegati, tra gestori e addetti, circa 100.000 operatori, ed inoltre come, a differenza del 2010, in cui il canale extra rete vendeva il 26 per cento del totale (la rete erogava il restante 74 per cento), nel 2019, il medesimo canale distribuisse oltre il 41 per cento del totale, lasciando alla rete il restante 59 per cento di vendita;
negli ultimi anni si è verificato, un profondo cambiamento nella fornitura dei prodotti petroliferi (fino a quindici anni fa era praticato da sei o sette compagnie petrolifere, mentre attualmente è composto da più di 200 nuovi soggetti non produttori) le cui conseguenze hanno determinato la mancata ristrutturazione della rete, lo stoccaggio del prodotto in luoghi non sicuri e non controllati e soprattutto il diffondersi di quote di illegalità stimate ormai tra il 30 e il 40 per cento;
nell’ultimo decennio, le condizioni complessive dell’intera rete autostradale nazionale hanno subìto, fra l’altro, un significativo peggioramento, considerato che: se nel 2006 la rete delle aree di servizio presenti sui sedimi autostradali erogava ancora 3.152.400 tonnellate di prodotto (pari all’8,12 per cento del totale ed equivalente a circa 4 miliardi di litri), nel 2019 ha invece distribuito 1.174.000 tonnellate di prodotto (pari al 5 per cento del totale ed equivalenti a circa 1,5 miliardi di litri), con una perdita di erogazione superiore al 60 per cento; inoltre le 430 aree di servizio che dodici anni fa distribuivano mediamente circa 10 milioni di litri all’anno, nel 2019 hanno registrato una perdita media pro capite a circa 2.700.000 litri (con l’impiego, però, di circa 6.000 addetti, necessario per consentire l’apertura per l’intera giornata);
le criticità esposte, a giudizio dell’interrogante, riguardano principalmente le società petrolifere e le rispettive concessionarie autostradali, in relazione a un evidente abuso di una posizione dominante sul mercato (da parte delle medesime compagnie petrolifere) spesso in commistione con la posizione dei concessionari, le cui responsabilità emergono anche a livello legislativo, in relazione ai disciplinari di gara (sottoscritti dalle società petrolifere ed in seguito prescritti ai gestori) ed evidenziano come il gestore titolare di licenza attualmente non operi più al servizio degli utenti della mobilità su gomma, cosa che dimostra una palese inefficienza di tali soggetti, operanti peraltro su aree di servizio demaniali;
tali osservazioni, a giudizio dell’interrogante, evidenziano un quadro complessivo grave e preoccupante, che configura un processo di liberalizzazione del mercato (a partire dalla fine degli anni ’90) incompiuto e nella sostanza inefficiente, reso sterile a causa di una politica fortemente oligopolistica delle compagnie petrolifere e dei concessionari autostradali, che hanno di fatto annullato i criteri che rendevano la distribuzione dei carburanti un servizio pubblico, una situazione inasprita, peraltro, da costi ampiamente ingiustificati e non proporzionati, nonché dalla mancata osservanza delle vigenti disposizioni a tutela del consumatore finale,
si chiede di sapere:
quali valutazioni di competenza i Ministri in indirizzo intendano esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa;
se condividano le criticità richiamate e in caso affermativo, quali iniziative urgenti e necessarie intendano intraprendere, nell’ambito delle rispettive competenze, al fine di:
a) separare la distribuzione dalla “produzione o fornitura” del prodotto, al fine di garantire la concorrenza tra i produttori per il prezzo d’acquisto all’ingrosso (prezzo extrarete), che rappresenti anche il prezzo base accessibile di diritto al gestore titolare di licenza e consentire, al contempo, uniformità al prezzo d’acquisto accessibile a tutta la rete distribuzione carburanti;
b) rendere impraticabile l’abuso della posizione dominante da parte delle compagnie petrolifere, dei proprietari degli impianti e dei concessionari autostradali, rendendo nulli i contratti di comodato gratuito, sostituendoli da contratti di affitto dell’impianto protetti, in grado di evitare (al servizio pubblico) costi ingiustificati o non proporzionati, che graverebbero sull’utente finale;
c) restituire una dignità giuridica ed imprenditoriale al gestore titolare di licenza, al fine di stabilire con chiarezza il quadro degli investimenti di ammodernamento e delle manutenzioni, anche attraverso l’istituzione di una carta dei diritti-doveri per l’accesso alla licenza.
se passiamo al sistema degli affitti e alla libertà di aquisto ,quanti grìestori sono in grado di reggere ?