Allinamento Accise, le critiche di quasi tutti gli operatori di settore

Comunicazione tardiva, zero istruzioni, e il Governo vara l’allineamento accise a sorpresa. Critiche unanimi, o quasi.

Nel pomeriggio inoltrato del 15 maggio 2025, il Governo ha emanato il decreto interministeriale che rimodula le accise su benzina e gasolio: -1,5 centesimi al litro per la benzina, +1,5 centesimi al litro per il diesel. Una misura formalmente attesa, ma realizzata – ancora una volta – in modo traumatico, lasciando gli operatori del settore letteralmente “in balia degli eventi”.

Il primo grido di allarme è arrivato da Faib Confesercenti e Fegica: “Gestori lasciati soli, senza istruzioni, nel caos più totale”. Nel comunicato stampa congiunto, le due principali federazioni della categoria non hanno risparmiato critiche. Il provvedimento, pubblicato su Gazzetta Ufficiale alle 21:37 di ieri, è entrato immediatamente in vigore senza alcuna circolare operativa, senza alcuna indicazione su come gestire le giacenze esistenti. Un vuoto normativo che ha vatto sorgere diversi dubbi ai gestori, costretti ad aggiornare i prezzi e a muoversi nell’incertezza, con il timore di errori a vedersela da soli nella spiegazione da dare ai clienti. Inoltre le associazione dei Gestori hanno criticato l’indirizzo a cui sono state destinate  le risorse aggiuntive reperite attraverso questa manovra sulle accise (ammesso che si producano) che potevano essere destinate -magari in parte- per il finanziamento della ristrutturazione e ammodernamento della rete carburanti oggetto, ancora oggi, di dispute inutili e di veti incomprensibili da parte dell’industria petrolifera.

Daltronde, non è la prima volta che gli operatori del settore si trovano ad affrontare le problematiche dovute ad una mancata di chiarezza da parte dell’esecutivo come se fosse meglio mettere tutto sotto traccia invece che dare conto di quanto accadesse: anche con il riallineamento delle accise dopo la “manovra Draghi” (fine 2022), i gestori si erano trovati a gestire da soli la confusione, finendo spesso sotto attacco mediatico e accusati ingiustamente di “speculazione” – tanto che fu imposto il cartello dei prezzi medi regionali, poi cancellato dal Consiglio di Stato. Ma questa volta la sensazione è che il Governo abbia imparato poco dagli errori del passato: nessun preavviso, nessuna guida operativa, nessun coordinamento con l’Agenzia delle Dogane che, all’indomani ha pubblicato una circolare di chiarimento.

Anche le testate specializzate, come Staffetta Quotidiana, hanno criticato l’esecutivo: Accise, una gestione discutibile “Perché adottare il provvedimento senza preavviso, senza anticiparlo neanche all’Agenzia delle Dogane? Forse il governo voleva evitare un effetto accaparramento, ma 1,5 centesimi al litro non sono una fortuna. D’altra parte, i disagi operativi degli operatori del settore sono reali: trattamento delle giacenze, aggiornamento listini e rischio di errori che si sarebbero potuti evitare con una semplice circolare.”

Anche UNEM e Quotidiano Energia sottolineano la criticità della pubblicazione “a ridosso dell’entrata in vigore” e la mancanza di preavviso che ha creato “forti problemi operativi”.

In controtendenza, invece, la posizione della Figisc, sindacato dei gestori aderenti a Confcommercio tradizionalmente vicino alle posizioni governative. In un articolo dal titolo “Rimodulazione accise: qualche riflessione”, il relatore minimizza la questione e si limita ad una lettura tecnica statistica e distaccata, senza alcuna attenzione ai disagi reali degli operatori del settore e dei Gestori, quasi a voler giustificare l’azione del Governo, in netta contrapposizione con le critiche avanzate anche da Faib e Fegica. Il classico caso di “fallacia ad hominem”.

Riguardo agli effetti del provvedimento, come evidenziano i dati di URAE (Unione Rappresentanti Autoveicoli Esteri) in Italia sono attualmente presenti 17.057.000 auto benzina (42% del totale delle vetture circolati) e 16.602.000 auto diesel (40,9% del totale), il Codacons ha calcolato che il riallineamento delle accise di 1,5 centesimi al litro costerà in totale 364,5 milioni di euro annui agli automobilisti che utilizzano un’automobile alimentata a gasolio: questo significa che la spesa per un pieno aumenterà di quasi un euro (0,915 euro IVA incusa, a vettura). Dunque, nell’ipotesi di due pieni al mese, si stima una maggiore spesa annua per il rifornimento del gasolio di 21,96 euro. In modo contestuale ci sarà anche una riduzione della spesa per chi dispone di un’auto a benzina: per le circa 17 milioni di vetture dotate di questa alimentazione su strada, si stima un risparmio complessivo annuo di 374,5 milioni di euro

Il prezzo dei carburanti in Italia è uno dei più alti in Europa: attualmente il nostro Paese occupa il sesto posto nella classifica dei Paesi Ue con il gasolio più caro, e il settimo posto per il prezzo della benzina. Se però si considerano i listini al netto delle tasse, l’Italia scende al 17° posto in Europa per il prezzo della benzina e addirittura crolla al 22° posto per il diesel.

Diverse sono state le aggiunte nel corso degli anni, eccole:

  • Il finanziamento della guerra d’Etiopia (1935-1936) con un’accisa di 1,90 lire (0,000981 euro);
  • Il finanziamento della crisi di Suez del 1956 con un’accisa di 14 lire (0,000723 euro);
  • La ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963 con un aumento di 10 lire (0,00516 euro);
  • La ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966 con 10 lire (0,000516 euro);
  • La ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968, sempre con un’accisa di 10 lire (0,000516 euro);
  • La ricostruzione in seguito al terremoto del Friuli del 1976 con 99 lire (0,0511 euro);
  • La ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 con un’imposta di 75 lire (0,0387 euro);
  • La missione Onu in Libano (Italcon) del 1983 per 205 lire (0,106 euro);
  • La missione in Bosnia con l’Onu del 1996 per 22 lire (0,0114 euro);
  • Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 con un’accisa di 0,02 euro;
  • L’acquisto di autobus ecologici nel 2005 con 0,005 euro;
  • La ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 per 0,0051 euro;
  • Il finanziamento alla cultura del 2001 con un’imposta che va da 0,0071 a 0,0055 euro;
  • Il finanziamento della crisi migratoria libica del 2011 con un aumento di 0,04 euro;
  • La ricostruzione in seguito all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011 con 0,0089 euro;
  • Il finanziamento del decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011 con un’imposta di 0,082 euro (0,113 sul diesel);
  • La ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012 per 0,02 euro;
  • Il finanziamento del “Bonus gestori” e la riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo con 0,005 euro;
  • Il finanziamento di alcune spese del decreto Fare “Nuova Sabatini” (dal 1° marzo al 31 dicembre 2014)

La mancata abolizione di una parte delle accise è legata a quanto accaduto in anni più recenti. Nel 1995, sotto il governo di Lamberto Dini, le accise sono state inglobate in un’unica tassa indifferenziata, senza più riferimenti alle originali motivazioni per cui furono introdotte. Successivamente, con la Legge di Stabilità del 2013 (varata dal governo guidato da Enrico Letta) sono diventate delle vere e proprie tasse strutturali, che quindi rendono difficile l’abolizione soltanto di alcune, mentre un’eventuale operazione su tutte le accise creerebbe uno scompenso nei conti dello Stato

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Luciano
Luciano
5 mesi fa

Sembra un articolo di 20 anni fa!!! Lo capisce chiunque che le gestioni e relativo gestore sono finite ,quello che è rimasto è solo un carrozzone senza capo né coda Fatevi una domanda, se aveste 2/10 impianti ,li daresti in gestione ?Saluti

Gianni M
Gianni M
Rispondi a  Luciano
5 mesi fa

Purtroppo è il tempo del nostro settore che si è fermato. Se io avessi degli impianti preferirei avere dei gestori porfessionalmente preparati e non certo impianti chiusi o gestiti da pakistani. Il problema che i gestori professionalmente preparati vanno pagati bene…

Salvatore
Salvatore
5 mesi fa

Fa male sentire colleghi che non fanno altro che confermare quello che ripetiamo da molto tempo sui vari post e capisco che è dura accettare una sconfitta cocente in quanto per chi come me ha passato una vita sull’impianto finire in questo modo è umiliante non avere più futuro dopo che hai fatto sacrifici per costruirti un domani migliore che ti permetteva di vivere con serenità, ma ora tutto questo non conta più niente, in questi ultimi anni hanno cancellato la figura del gestore colui che bene o male si assumeva le sue responsabilità e che comunque avendo un rapporto diretto con la compagnia se nascevano dei problemi si riusciva a risolverli insieme, ma ora non è più cosi, il gestore deve sparire dai loro impianti in nome del Dio denaro per questi delle compagnie siamo un costo, una spesa è un mancato guadagno e questo lo chiamano progresso????