La comunicazione che pubblichiamo di seguito – inviata dai presidennti di FAIB Confesercenti e FEGICA a tutti i Gestori e alle strutture sindacali territoriali – non è solo una lettera. È un appello, un richiamo alla consapevolezza, perchè siamo davanti ad una fase che potrebbe segnare un passaggio storico per la Categoria.
Negli ultimi due anni, i Gestori hanno vissuto una stagione segnata da forti tensioni, pressioni contrattuali, minacce velate e comportamenti aziendali – specie da parte delle grandi compagnie petrolifere – spesso al limite della legalità, se non oltre. In questo contesto difficile, le organizzazioni sindacali dei Gestori FAIB e FEGICA non sono mai arretrate, anzi: hanno rilanciato, combattendo ogni giorno dentro e fuori dalle sedi istituzionali.
Dopo mesi di scontri e trattative – anche con un Governo spesso distratto o silenzioso – si è finalmente arrivati a un testo di riforma che il MIMIT pare intenzionato a portare al Consiglio dei Ministri e poi in Parlamento. Si tratta di una proposta che, se approvata come impostata, potrebbe restituire dignità contrattuale e tutele vere ai Gestori, spazzando via le zone grigie contrattuali come i finti appalti, le gestioni “dirette” pilotate, e la giungla normativa di questi anni.
Ma è proprio ora che il rischio è massimo: quello che è stato faticosamente ottenuto non può essere svuotato nei passaggi parlamentari, né manipolato sotto la pressione delle lobby industriali. Serve attenzione, coesione e partecipazione da parte di tutta la Categoria. Serve essere consapevoli del momento storico che la categoria sta per vivere.
In questo contesto, la comunicazione di FAIB e FEGICA è un documento fondamentale, perché fa chiarezza su:
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cosa è successo davvero negli ultimi due anni,
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quali forze hanno cercato di piegare i diritti dei Gestori,
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qual è l’attuale proposta di riforma,
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quali sono i punti ancora in discussione,
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e soprattutto, cosa può fare oggi ogni Gestore per contribuire alla difesa del proprio futuro.
Non è un testo breve. Ma va letto fino in fondo, perché rappresenta il frutto di un lavoro sindacale serio, tenace, concreto, fatto in difesa dei diritti della Categoria. E perché offre informazioni e strumenti a chi vuole smettere di subire in silenzio.
Invitiamo quindi tutti i Gestori a leggere attentamente la comunicazione che segue
Roma, 8 luglio 2025
A tutti i Gestori
alle strutture sindacali territoriali
Battere l’illegalità petrolifera e contrattuale è la condizione fondamentale per dare un futuro alle gestioni e alla rete.
Questo è l’obiettivo prioritario che ci siamo posti e che, negli ultimi due anni, ci ha visti scontrarci duramente soprattutto con le compagnie petrolifere e, a tratti, anche con il Governo.
Oggi siamo ad un passo dalla conclusione di un confronto aspro che finalmente deve restituire dignità alla Categoria.
Ma è proprio questo il momento più delicato.
Occorre che l’intera Categoria vigili con la massima attenzione perché il testo condiviso non venga svuotato nel corso dell’esame parlamentare.
Solo una Riforma giusta può ridare a tutti i Gestori un contratto dignitoso ed il rinnovo delle Intese economiche.
Caro collega,
dopo due anni e mezzo di annunci, di chiacchiere e di trattative snervanti, per lunghi tratti, condotte in modo davvero poco onorevole, riteniamo sia giunto il momento di fare il punto sull’ormai famoso disegno di legge, che il Mimit sembra finalmente essere in procinto di portare al Consiglio dei Ministri e, subito dopo, in Parlamento per la sua trasformazione in legge.
Questo disegno di legge ha, nelle intenzioni, l’obiettivo di mettere mano ad una razionalizzazione della rete, con la chiusura di migliaia di impianti che dichiarano di erogare meno di 500mila litri di carburanti all’anno; all’ammodernamento degli impianti esistenti, anche attraverso l’inserimento di nuovi vettori energetici ad impatto ambientale più contenuto (almeno per una certa retorica ancora per molti versi da dimostrare), grazie a parte dei finanziamenti del PNRR, destinati allo scopo; all’introduzione di correttivi normativi capaci di restituire progressivamente un livello almeno accettabile di legalità, in un settore nel quale i provvedimenti, spesso poco efficienti, volti alla liberalizzazione, hanno consentito, se non il contenimento dei prezzi, sicuramente l’ingresso di un gran numero di operatori sempre più connessi alla piccola e grande criminalità organizzata.
Queste le intenzioni che, come per ogni altra occasione, dovranno necessariamente essere misurate attraverso la concreta stesura della norma ed il necessario accompagnamento della politica e degli Organi di controllo, oltreché di una maggiore coscienza degli operatori del settore, a cominciare da quelli che hanno maggiore responsabilità nel contribuire a costruire un “ambiente” nel quale si affermi una “cultura” del rispetto delle Regole. E non solo se e quando fa più comodo.
Come è facilmente comprensibile, quindi, la strada è ancora lunga. Ma, se mai ci si incammina, mai si potrà sperare di arrivare alla meta.
Veniamo, dunque, all’aspetto che più di ogni altro è di interesse diretto e atteso dalla Categoria, soprattutto dopo che molti proprietari/titolari di impianti -a cominciare dal leader del mercato, che più di ogni altro si è speso con inaudita veemenza sulla questione dei contratti di appalto in tutto il 2024 ed oltre- hanno creduto essere giunto il momento per poter finalmente “regolare i conti” prima con le Organizzazioni di categoria e, subito dopo, direttamente con i Gestori, calpestando Leggi, Accordi, Contratti e –giù pe’ li rami– fino alla Dignità stessa della Persona.
Sono stati, quelli passati, lunghissimi mesi davvero complicati da gestire, con un Ministero spesso semplice spettatore, distratto da altre questioni e poco interessato a trovare tempo e convinzione per approcciare un settore particolare e difficile da comprendere nelle sue numerose e originali sfaccettature, trovando la voglia e la forza per abbandonare il più comodo ambiente del “luogo comune” e del “sentito dire”.
Per altro verso, tutti i tentativi -pazienti e innumerevoli- fatti dal Sindacato per negoziare una unica posizione di sintesi di tutte le componenti del settore, da portare all’attenzione del Ministero, sono naufragati per la responsabilità esclusiva e diretta -ne ha, alla fine, dovuto prendere atto, ob torto collo, persino il Ministero- delle compagnie petrolifere e di Unem, l’associazione che, ad eccezione di IP, rappresenta le poche superstiti che ancora operano direttamente in Italia: eni, Q8 e Tamoil.
In realtà, l’industria -appunto, con la sola eccezione di IP, che ha tenuto a distinguere la sua posizione come, d’altra parte, Assopetroli a nome dei retisti indipendenti- ha avuto sempre, fin dall’inizio, un solo scopo: dare copertura legislativa postuma, a tutti i comportamenti violativi, anche sul piano dei contratti e degli accordi collettivi, che i Giudici di tutta Italia stavano invece cominciando a condannare, mettendoli gravemente in crisi.
Una sanatoria in piena regola (si fa per dire).
Infine, abbiamo dovuto anche fare fronte ad un improvviso “distinguo” di una parte della rappresentanza, manifestatosi proprio quando non è stato più possibile girare la testa altrove ed evitare di affrontare il nodo rappresentato dal leader del mercato, mosca cocchiera dell’industria e delle sue posizioni più efferate e retrive, oltreché degli atteggiamenti più aggressivi nei confronti dei Gestori.
Distinguo che, per quanto in modo meno pubblico e palese, non hanno tardato a manifestarsi anche nelle relazioni con il Ministero, infondendo, a tratti e pericolosamente, nei suoi funzionari e nelle sue responsabilità politiche la convinzione che il Sindacato e la Categoria fossero infine pronti ad arrendersi e ad accettare condizioni che, invece, il Sindacato ha sempre continuato a rifiutare e combattere, giorno dopo giorno, con determinazione e con ogni mezzo a propria disposizione.
Tutto questo, malgrado l’evidente squilibrio di forze che la nostra controparte ha potuto far pesare, riuscendo più di una volta ad arrivare al punto di illudersi di aver raggiunto il risultato pieno.
Sufficientemente esemplificativo è il caso di quando -10 mesi orsono- una versione del ddl mortifera per la Categoria, fu approvata in Preconsiglio e portata per l’approvazione definitiva nel Consiglio dei Ministri del pomeriggio.
Solo un pizzico di Fortuna ed una ostinata e tenace attività politica congiunta delle nostre Federazioni ha, infine, convinto la Presidenza del Consiglio a rinviare il ddl ed il Ministro Urso per “maggiori approfondimenti”.
Il 4 settembre 2024, ANSA “batte” una agenzia che informa: “La furia dei benzinai blocca la riforma della rete di distribuzione dei carburanti. Slitta l’approvazione del disegno di legge, arrivato all’esame del consiglio dei ministri dopo oltre un anno di confronto con gli operatori del settore al ministero delle Imprese e del made in Italy. Sarebbero necessari approfondimenti. Le organizzazioni dei gestori degli impianti avevano minacciato la serrata di tutti gli impianti e manifestazioni contro quella che definiscono “la più incauta e peggior riforma da quando in questo paese sono cominciati i rifornimento ai veicoli”. Per Unem, associazione delle aziende del settore petrolifero, il testo è invece “un passo importante per la razionalizzazione della rete”.”
In ogni caso, passati altri sei mesi, il 17 marzo scorso, Faib e Fegica sono state nuovamente costrette a diffondere un comunicato stampa congiunto di questo tenore: “Il Mimit continua a tenere tutto bloccato, passando il tempo, un mese dopo l’altro, ad interrogarsi su come scrivere un piccolo articolo della più grande riforma, teso unicamente a proteggere le compagnie petrolifere dalle condanne che i Tribunali d’Italia stanno comminando per le condizioni economiche e contrattuali adottate contro i lavoratori e le piccole imprese di gestione. Un tentativo che non è solo chiaramente sbagliato e che è stato già una volta rimandato al mittente dalla stessa Presidenza del Consiglio … Le Organizzazioni di categoria dei Gestori -conclude la nota di Faib e Fegica- sono disposte ad individuare intese che consentano di rientrare nell’alveo della legalità, chi nel tempo con i suoi comportamenti si è chiamato fuori, così come conclamato dai Tribunali. Ma si opporranno in ogni luogo -dalle strade, al Parlamento- e con ogni mezzo -dalle denunce, allo sciopero- a che sia, al contrario, la legalità ad essere malamente strattonata e slabbrata fino al punto di dare copertura a comportamenti indecorosi prima ancora che illegali.”
Se non ti raccontassimo tutto questo e in questo modo diretto, caro collega, sarebbe francamente improbabile dare anche solo lontanamente l’idea di quale fase cruciale la Categoria (ma anche il Settore ed il Mercato) ha passato e da cui ancora non può considerarsi definitivamente uscita.
E, tuttavia, oggi possiamo affermare in coscienza che l’attività politica ostinata e tenace che le nostre Federazioni hanno saputo assicurare senza mai deflettere in nessuna circostanza, unita a quel pizzico di Fortuna di cui c’è sempre bisogno, ha concorso a determinare una condizione nell’attualità assai differente da quella che, come visto, abbiamo dovuto fronteggiare ancora fino a poche settimane fa.
Il risultato uscito dall’ultima convocazione ministeriale del 27 maggio scorso, presenti tutte le componenti del settore, ha consentito di ottenere anche dalla controparte industriale un atteggiamento differente e, apparentemente, più dialogante.
Al netto delle conferme che sarà necessario ottenere attraverso la lettura della stesura definitiva del ddl e rispetto alla concretezza della nuova disponibilità offerta dall’industria, qui proviamo, di seguito, a fornirti alcuni degli elementi essenziali che il Ministero ha annunciato di aver predisposto perché sia portato all’approvazione del Consiglio dei Ministri.
A proposito dei contratti di gestione.
- L’articolo 3 del ddl avrà come oggetto essenzialmente il caso degli impianti in cosiddetta “gestione diretta”. Vale a dire quegli impianti in cui il proprietario/titolare di autorizzazione intende condurre direttamente le attività oil del punto vendita, anche se attraverso una società terza ma in qualsiasi modo controllata.
- Come è noto, compagnie e molti retisti, nel tentativo di aggirare la legislazione vigente, eludendo tutele e diritti che gli Accordi e i Contratti di legge avrebbero assicurato ai Gestori, hanno adottato nel tempo tipologie di contratto del tutto difformi per “regolare” (si fa per dire) i rapporti tra loro e chi realmente ha continuato di fatto a svolgere il ruolo del Gestore per la conduzione del punto vendita: il contratto di appalto è ormai quello più diffuso e sottoposto ad una maggiore attenzione, proprio grazie alla poderosa spinta che il leader del mercato ha voluto esibire e propagandare come una conquista ed un merito.
- Il primo obiettivo del ddl, quindi, è quello di riportare all’interno del sistema di regole esistenti, uguali per tutti, il contratto di gestione che, unico e obbligatoriamente, DEVE essere utilizzato dal proprietario/titolare di autorizzazione e/o da una sua società controllata, sempreché non abbia intenzione di assumere proprio personale dipendente, come la legge ha sempre consentito di fare.
- In questo caso, perciò, il contratto sarà comunque “di affidamento gratuito” (volgarmente detto “comodato”), ma sarà denominato “semplificato” per differenziarlo da quello tradizionale, in funzione di una differente ripartizione degli oneri, delle responsabilità e dei compiti, appunto maggiormente semplificata per il Gestore. Ma il Gestore rimarrà Gestore, con tutto quello che ciò comporta, in termini di riconoscimento del ruolo e, quindi, dei diritti, delle tutele e delle garanzie acquisiti, come, a mero titolo di esempio, il trattamento di fine rapporto ed il Cipreg (che, quindi, non è una “gentile concessione” di questo o di quello, meno che mai ottenuta da questo o da quello).
- Con il ddl, perciò, il “contratto di affidamento semplificato” non sarà altro che una variante del “contratto di affidamento” oggi conosciuto. Non una nuova tipologia contrattuale.
- Conseguentemente, non saranno più utilizzabili e chiaramente illegali, oltre ogni fantasiosa interpretazione, tutti gli altri tipi di contratto attualmente in circolazione, comunque siano fittiziamente denominati: appalto, guardiania, associazione in partecipazione, ecc.
- I proprietari/titolari di autorizzazione avranno un congruo periodo di tempo per regolarizzare la loro posizione (almeno un anno).
- Va chiarito che da tutto questo sono esclusi gli impianti cosiddetti ad “elevata automazione”, dove non è previsto l’impiego di personale, secondo la definizione data dall’Agenzia delle Entrate: “impianti in cui il rifornimento avviene esclusivamente in modalità self service prepagato e provvisti di sistemi automatizzati per la rilevazione dei dati, di terminali per il pagamento e di sistemi informatici per la gestione dei dati di carico e di scarico delle quantità di carburante”.
- La variante “semplificata” del contratto di affidamento attualmente utilizzato, oltreché rispondere ai criteri di base posti a tutela del Gestore stabiliti nella legge stessa, per poter essere concretamente introdotto DEVE essere preventivamente “tipizzato” attraverso specifici Accordi collettivi aziendali, che debbono contenere gli elementi contrattuali di maggior dettaglio, siano essi specificamente economici o più genericamente regolatori del rapporto tra azienda e Gestore.
- Insomma, anche il contratto che oggi serve ai proprietari/titolari di autorizzazione che prima “dichiarano” di voler fare il Gestore, ma poi affidano la gestione stessa ad un altro, privandolo sia delle tutele del lavoratore dipendente, che di quelle riservate al Gestore propriamente detto, DEVE rientrare nell’alveo della Legge: vale a dire che DEVE essere tipizzato, DEVE rispettare le norme speciali di settore esistenti (d.lgs. 32/1998, legge 496/1999, legge 57/2001, legge 27/2012), DEVE essere negoziato con le Organizzazioni di categoria per la durata, i servizi affidati al Gestore, le tipologie e le entità delle penali contestabili al Gestore, le clausole di recesso, il recesso anticipato a titolo oneroso, le condizioni economiche, ecc.: tutti elementi contrattuali che oggi sono imposti unilateralmente ai Gestori.
- Come già specificato in precedenza, queste regole varranno per tutti: compagnie petrolifere e retisti indipendenti. D’altra parte, come già previsto nel d.lgs. 32/1998 anche riguardo il contenuto degli Accordi collettivi, il ddl conterrà una clausola di protezione specifica che renderà nulla e sostituita di diritto ogni clausola contrattuale dovesse violare quelle contenute nel ddl medesimo. Tuttavia, per scongiurare adempimenti multipli, laddove non necessari, i retisti con meno di un certo numero di impianti (presumibilmente 100) potranno optare se negoziare propri Accordi aziendali oppure aderire ad uno di quelli già esistenti e depositati presso il Ministero, soprattutto nel caso in cui abbiano una rete anche parzialmente convenzionata con un marchio di un fornitore dei prodotti carburante che abbia già concluso il suo Accordo aziendale. Ma, di sicuro, TUTTI dovranno definire, sottoscrivere e rispettare un Accordo collettivo.
- Infine, il ddl prevederà anche i termini dell’intervento di un “arbitratore” terzo e indipendente, in tutti i casi in cui non si riesca a definire e sottoscrivere l’Accordo aziendale nei tempi stabiliti. L’introduzione dell’“arbitratore” varrà naturalmente non solo per l’Accordo aziendale sul contratto di affidamento semplificato, ma anche per ogni altro Accordo aziendale, così come previsto dalla legge 57/2001. Con ciò, riducendo radicalmente il pericolo di rimanere per molto tempo senza contrattazione o in attesa del rinnovo degli Accordi, così come attualmente succede non di rado.
A proposito delle sanzioni per chi viola la normativa di settore.
- L’articolo 4 del ddl avrà come oggetto essenzialmente quello di definire sanzioni e penali per quanti dovessero violare il contenuto della normativa di settore vigente, sia quella di nuova introduzione, che quella già esistente, in materia di Contratti e di Accordi.
- Si tratta, come abbiamo tutti imparato a comprendere, di colmare finalmente il vuoto legislativo di cui si sono serviti molti tra compagnie e retisti, per evitare di dare attuazione alla normativa di settore, pur senza doverne pagare adeguatamente il prezzo.
- Con questo negando diritti, tutele, facoltà conquistate in anni di lotte sindacali e che la Legge ha riconosciuto ai Gestori, ma traendone anche un evidente ed ingiusto vantaggio competitivo nei confronti degli altri operatori del settore.
- A partire da tali considerazioni, le nostre Federazioni hanno chiesto ed insistito perché il ddl contenga un “sistema sanzionatorio” che risponda ai seguenti criteri minimi:
- definire una sanzione amministrativa proporzionale e progressiva in caso di reiterazione della violazione, fino a prevedere la sospensione temporanea del titolo autorizzativo per il proprietario/titolare di autorizzazione;
- la sanzione deve essere quantificata in modo tale da evitare che risulti più economicamente vantaggioso violare la legge e pagare la sanzione, che rispettarla;
- prevedere con certezza quali Istituzioni sono incaricate dell’accertamento della violazione e quali devono irrogare la sanzione;
- garantire la possibilità di “agire” in sede legale ai soggetti che hanno interesse diretto al rispetto della norma:
- il Gestore, potendo chiedere il riconoscimento dell’abuso di dipendenza economica, così come già previsto dalla legge 27/2012;
- le Organizzazioni di Categoria, potendo ottenere l’annullamento degli atti illegittimi e la condanna ad adempiere di quanti vengano riconosciuti inadempienti.
Caro collega, se sei riuscito ad arrivare fin qui nella lettura, che certamente può essere risultata un pochino lunga e faticosa, potrai però affermare di possedere tutte le coordinate necessarie a comprendere lo “stato dell’arte” attuale su una questione, quella del contratto, che solo i più distratti non hanno capito che, ad un certo punto, è stata progettata ed utilizzata come “arma della battaglia finale” contro l’intera Categoria e contro di te, in qualsiasi modo tu possa pensare di farne parte.
Per questo ti domandiamo, a ragion veduta, di non limitarti alla lettura ed alla comprensione di quanto ti abbiamo raccontato, ma di farti una opinione, chiedendoti se quello che è stato fatto, anche in tuo nome e che ora sai, merita (o meno) il tuo apprezzamento ed il tuo sostegno concreto.
Anche in considerazione di quanto dovrà continuare ad essere fatto da qui in avanti, per raggiungere effettivamente gli obiettivi che, ora, appaiono ragionevolmente raggiungibili, ma non certo raggiunti.
Per ogni ulteriore informazione o chiarimento necessario, le Segreterie delle nostre Federazioni e noi stessi siamo naturalmente a disposizione tua e di chiunque altro.
Lo riteniamo un nostro preciso dovere perché, come in altre circostanza è accaduto, ma ora più che mai, è particolarmente importante che la Categoria e tu stesso siate informati da coloro che hanno avuto un ruolo attivo nell’analisi dei fenomeni e nell’elaborazione della proposta; nel predisporre la tattica più efficace da mettere al servizio degli obiettivi strategici che ci siamo posti; nell’alimentare una iniziativa di contrasto costante nei confronti delle proprie controparti più retrive, per ottenere che anche quelle stesse controparti più retrive fossero infine convinte che tornare a “sedersi al tavolo” fosse anche di loro interesse e di tutti gli operatori onesti e che, per farlo, fosse necessario negoziare seriamente e non solo “inciuciare” qualcosa, purché sia.
Non si tratta qui di propagandare un fustino di detersivo, ma più semplicemente di raccogliere informazioni da chi almeno sa di cosa si sta parlando.
Buon lavoro.
FAIB Confesercenti FEGICA
Il Presidente Il Presidente
Giuseppe Sperduto Roberto Di Vincenzo
Faib-Fegica – Comunicazioni a tutti i Gestori su ddl – 8.7.2025

NON UNA RIGA PER CHI CHIUDE ? CHE STRANI SINDACATI , SPERO SI RICORDINO DEL CONGRUO RISTORO NON ELEMOSINA AI GESTORI CHE PERDONO IL LAVORO E CHE PER ANNI LI HANNO SEGUITI.