Operazione antimafia a Messina: sequestrato un distributore di carburante e bar tabacchi. Il settore resta terreno fertile per infiltrazioni criminali

Nuova operazione antimafia questa mattina a Messina, dove i finanzieri del Comando Provinciale – su delega della Direzione Distrettuale Antimafia – hanno eseguito un’ordinanza che ha portato ai domiciliari due persone, alla sospensione dell’attività imprenditoriale per altre tre e al sequestro di un intero complesso aziendale comprendente un distributore di carburante, un bar e una rivendita di tabacchi. Le accuse riguardano il trasferimento fraudolento di valori: secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero intestato fittiziamente le imprese a prestanome, spesso familiari, per aggirare le norme sulle misure patrimoniali e continuare a gestire di fatto le attività, beneficiando dei relativi profitti.

Le condotte contestate risalgono al periodo compreso tra febbraio 2022 e agosto 2023 e riguardano attività con sede a Tortorici, per un valore complessivo stimato oltre i 250 mila euro. Le indagini, coordinate dalla DDA e sviluppate insieme al Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, hanno permesso di ricostruire un intricato sistema di contratti e scritture private utilizzati per “schermare” la reale proprietà degli impianti. Gli approfondimenti patrimoniali hanno inoltre messo in luce una evidente sproporzione tra i redditi dichiarati e i beni posseduti dagli indagati, un elemento che la magistratura ritiene coerente con ipotesi di arricchimento illecito.

Un aspetto che emerge con forza da questa vicenda è l’ennesima conferma di quanto il settore dei carburanti resti vulnerabile alle infiltrazioni della criminalità organizzata. La struttura stessa di molte attività – con flussi di denaro elevati, passaggi frequenti di gestione, presenza di servizi collaterali come bar e tabacchi e la necessità di liquidità immediata – continua a rendere le stazioni di servizio un terreno particolarmente appetibile per chi cerca canali per riciclare capitali o mantenere il controllo economico di un territorio. Laddove mancano trasparenza societaria, controlli efficaci e una filiera realmente tracciabile, il rischio che distributori e attività collegate diventino strumenti operativi della criminalità non solo è concreto, ma purtroppo ricorrente.

La situazione appare ancora più preoccupante se si considera la rete di legami emersa nel corso delle indagini. Uno degli indagati è già condannato in via definitiva per associazione mafiosa ed estorsione ed è ritenuto vicino ai Bontempo-Scavo, storica articolazione dei cosiddetti “tortoriciani”. Un altro soggetto, attualmente detenuto, è indicato come riconducibile alla famiglia Santapaola–Brunetto e già coinvolto nell’operazione “Kalaat”, che aveva colpito un sistema estorsivo legato al settore turistico di Taormina.

Il giudice per le indagini preliminari, pur valutando le deduzioni difensive presentate dagli indagati nel corso degli interrogatori, ha autorizzato tutte le misure cautelari richieste dalla Procura, ritenendo grave e fondato il quadro accusatorio. Ciò che rimane, oltre alla cronaca giudiziaria, è un interrogativo più ampio: quanto ancora il settore dei carburanti potrà restare esposto a fenomeni di infiltrazione prima che vengano introdotti controlli realmente efficaci, garanzie di trasparenza e una seria politica di prevenzione?

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Tony
Tony
15 giorni fa

Ben vengano questi controlli!!
Complimenti alle forze dell ‘ordine.