La notizia riportata da Sky tg24 LINK ci racconta di un gestore indiano di 30 anni, regolare in Italia e proprietario (?) di un distributore di benzina con autolavaggio, denunciato a piede libero dalla Procura di Brescia per il reato di caporalato.
Infatti il Gestore o proprietario (dettaglio rilevante ma per il quale non ci sono notizie utili a chiarire la confusione), avrebbe fatto firmare un contratto con stipendio e orario, ma pagava la metà e faceva lavorare il doppio rispetto a quanto stabilito. L’accusa nei suoi confronti è quella di aver sfruttato i propri dipendenti e di averne falsificato le buste paga. Secondo le indagini della Polizia locale di Montichiari, l’indiano avrebbe sottopagato tre giovani richiedenti asilo: il titolare aveva fatto firmare loro un contratto con paga e orario, ma in realtà li pagava la metà e li faceva lavorare il doppio rispetto a quanto stabilito.
Addirittura, i tre stranieri avrebbero percepito un salario di 4 euro l’ora. La Procura ha disposto il sequestro dell’impianto di autolavaggio che si trova a Montichiari, nel Bresciano.
Un caporalato dentro ad un altro caporalato ovvero quello praticato dai margini dati dalle compagnie petrolifere restie a siglare nuovi accordi economici commerciali.
Un caporalato 2.0 che si affianca alla distribuzione carburanti 2.0, quest’ultima è quella degli immigrati irregolari che servono i clienti ai self service su impianti ghost o in orario di chiusura, con il benestare di compagnie e stato.
Vendo meno di un milione di litri, ma se mi offre 4 Euro l’ora vado subito a lavorare da lui e gli prometto pure che non lo denuncerò.
Può stare tranquillo.