Concessioni carburanti autostrade: “Proroga? Giustificata solo con riforma”

Quotidiano Energia – Lettera di Faib, Fegica e Anisa al Mims sulla norma del DL Infrastrutture: “Così sostegno solo alle rendite degli affidatari”. Chiesto un incontro

Faib, Fegica e Anisa chiedono un incontro al Mims per discutere di una riforma delle aree di servizio sulla rete autostradale. Lo fanno pochi giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DL Infrastrutture (n. 121 del 10 settembre), in cui è contenuta – all’articolo 2 – una proroga biennale per le concessioni oil e non oil.
In una comunicazione inviata oggi al ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, e al dg del Dipartimento per la programmazione strategica, i sistemi infrastrutturali di trasporto a rete, informativi e statistici, Daniela Marchesi, le federazioni evidenziano come l’obiettivo della norma di conservare “gli attuali livelli di occupazione” dovrebbe passare “necessariamente” tramite una proroga della validità del contratto di gestione.

Al contrario, la decisione del Governo offre “sostegno solo ai concessionari e agli affidatari”, confermando “le loro rendite” oltre “il termine già previsto”. Inoltre, precisano, si tratta di una scelta che può essere “giustificata” soltanto se “il tempo guadagnato” (con il prolungamento delle concessioni) venisse utilizzato “per riformare il settore stesso” al fine di recuperare efficienza e standard qualitativi “degni”.

Gli effetti della pandemia infatti, proseguono Faib, Fegica e Anisa, hanno solo “enfatizzato la crisi strutturale” del comparto, che ha visto contrarsi i volumi di vendita “dell’80% circa” negli ultimi dieci anni. Secondo le associazioni, le responsabilità di questa “caduta verticale” vanno cercate proprio nei concessionari “a cominciare da Aspi e Anas”, che hanno adottato politiche finalizzate a “spremere” i distributori.

A ciò si aggiunge, proseguono i gestori, lo stato della rete autostradale, spesso composta da “attrezzature fatiscenti”, “servizi inefficienti” e da “prezzi altissimi e fuori controllo”. Il tutto nel momento in cui alle piccole aziende di gestione sono “imposti contratti e condizioni economico-normative in palese contrasto con la legislazione” vigente. Kupit Italia, continuano le federazioni, è l’unico affidatario “ad essere in regola con gli accordi collettivi”, mentre gli altri “rifiutano di rinegoziarli”, “costringendo i loro gestori” a scaricare i costi sui clienti.

Su questa situazione, si legge ancora nella lettera, i “controllori” hanno sempre manifestato “una certa disattenzione”.

Per gentile concessione di Quotidiano Energia 

Allegato comunicazione 

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Alex
Alex
3 anni fa

Belle parole, sono anni che tutti dicono belle parole,
soltanto che l’unica certezza che resta è la povertà galoppante del gestore.
L’italia è una nazione a conduzione familiare e le compagnie idem.