Sulle pagine del giornale il Tirreno l’ennesima storia di un gestore costretto a chiudere
Le parole sono più o meno sempre le stesse, “sono costretto a chiudere dopo 40 anni: non c’è più margine di guadagno”. Claudio Risi, si racconta al giornale Il Tirreno, con le lacrime agli occhi e un pensiero ai clienti. Il 1° giugno riconsegnerà le chiavi e smetterà di riempire serbatoi: il distributore, prima Esso, poi Shell, di via Galcianese 93 chiude i battenti e sarà probabilmente affidato a una nuova gestione, ancora non si sa.
Quel che è certo è che Claudio, insieme ai figli Luca e Fabio, cambia vita. Lui andrà in pensione, loro inizieranno a gestire una vicina tabaccheria. Chi si ferma a fare benzina magari non se ne accorge, ma negli ultimi mesi c’è stata una piccola rivoluzione silenziosa in una parte della rete distributiva pratese. Un cambiamento che ha la sua origine nell’aprile 2017, quando i distributori Esso della provincia, come quelli del resto della regione, sono stati acquistati in blocco da una società petrolifera italiana che li ha rilevati dalla proprietà americana.
La recente impennata dei costi delle fonti di energia ha fatto il resto: per molti gestori è diventato sempre meno conveniente mandare avanti un distributore. E a cambiare gestione, oltre allo Shell di via Galcianese, sono stati altri distributori ex Esso della provincia. “Prima avevamo un margine di 3,6 centesimi per litro – racconta Claudio Risi – Poi siamo scesi a 2,5 e in certi casi a 2 centesimi. Io vendo 100.000 litri di benzina al mese e mi restano in tasca 2.000 euro. Con queste cifre non ce la faccio a fare lo stipendio per me e i miei due figli. Così, a malincuore, abbiamo deciso di mollare”. E poi ci sono le politiche dei prezzi che ricadono sulle spalle dei gestori. “A un certo punto – dice ancora Risi – tra Eni ed Esso c’era una differenza di 20 centesimi sulla benzina. Qui non si fermava più nessuno”.
La situazione, a sentire il gestore in procinto di mollare, si è aggravata col cambio di marchio, quando il nuovo proprietario è passato dal marchio Esso al marchio Shell. “Questo ha comportato l’abbandono delle carte Esso card, Dkw e Uta. In pratica 3.000 euro di incassi giornalieri che se ne sono andati. Ho dovuto smettere di fare credito alle aziende, avevo un limite di 45.000 euro, anche per la Rifinizione Santo Stefano, ma l’ho dovuto togliere”.
Claudio Risi ha iniziato a gestire il distributore Esso, ora Shell, di via Galcianese nel dicembre del 1983. “All’inizio feci una società con mio suocero – racconta – e negli anni siamo riusciti a farci una bella clientela. Poi, quando sapemmo che Esso aveva intenzione di vendere i suoi distributori per diventare un grossista, molti gestori come noi avevano intenzione di comprarli, ognuno il suo, ma la compagnia decise di venderli in blocco. Siamo andati anche a fare una manifestazione a Roma. Ci hanno detto che per il nostro settore non c’era futuro, che tanto tra poco le macchine saranno tutte elettriche, insomma non ci hanno dato molte speranze”.E alla fine, come detto, è arrivata la decisione di staccare la spina. Una decisione presa molto a malincuore, ma secondo Claudio Risi e i suoi due figli, necessaria.
“Mi dispiace solo per i miei clienti, quelli affezionati, li vorrei salutare uno per uno”.
Estratto da Il Tirreno
Hai perfettamente ragione.
Da un lato ci sono molti benzinai,che se ne fregano pur di vendere sottocosto,invece dovevamo essere tutti decisi a non mollare,va be’ questa e’ l’Italia