Nuovi guai per il marchio Ewa: il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dispone il sequestro dei beni Synergy S.r.l.

Nuovi guai per il marchio Ewa, già finito al centro delle cronache per la chiusura di oltre 200 impianti in tutta Italia a causa di infiltrazioni mafiose e per il processo che quattro anni fa portò all’arresto dei titolari della società, accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Ora arriva un’altra mazzata giudiziaria: una sentenza contro la società Synergy S.r.l. di sequestro dei beni fondato su un credito già fatto valere in via giudiziaria e per successivi atti di distrazione patrimoniale 
 
Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Terza Sezione Civile, con provvedimento del 6 ottobre 2025 firmato dalla giudice Ambra Alvano, ha accolto la richiesta del ricorrente autorizzando il sequestro conservativo del patrimonio della Synergy S.r.l. fino alla concorrenza di circa 180.000 euro.
 
La misura, emessa ai sensi dell’art. 671 del Codice di procedura civile, segue un decreto ingiuntivo per mancato pagamento di forniture risalenti all’autunno 2024.
 
Alla base del provvedimento vi è una serie di fatture non saldate relative a vendite e trasporti di carburante.
La Synergy, attiva nella gestione e manutenzione di impianti di distribuzione, si era opposta al decreto ingiuntivo, contestando la qualità del carburante ricevuto e chiedendo in via riconvenzionale un risarcimento di oltre 210.000 euro per una presunta contaminazione del gasolio presso l’impianto di Oldenico (Vercelli), episodio peraltro al centro anche di un procedimento penale tuttora pendente.
 
Tuttavia, la giudice ha respinto le contestazioni, rilevando che la società non aveva denunciato i vizi nei termini previsti dall’art. 1698 c.c. e non aveva prodotto alcuna prova concreta della responsabilità responsabilità dell’altra parte.
Nessun elemento, inoltre, attestava la corretta manutenzione dell’impianto né la reale causa della contaminazione.
 
“L’inconsistenza allo stato dell’ipotesi difensiva sottesa alla riconvenzionale induce a ritenere le ragioni creditorie portate dal decreto ingiuntivo dotate di sufficiente grado di verosimiglianza”, scrive la giudice Alvano nel provvedimento.
 
Determinante, nella decisione del Tribunale, è stata la valutazione del periculum in mora, ossia il rischio che il debitore disperda i propri beni.
Dagli atti emerge che, tra dicembre 2024 e gennaio 2025, Synergy avrebbe ceduto circa 90 impianti di distribuzione alla società svizzera CMG Groups S.A., e parte del restante patrimonio alla neonata Spazio Srls, dotata di un capitale sociale di soli 4.900 euro.
 
In poco più di un mese, la società è passata da 185 a 70 impianti, una riduzione definita dal giudice “drastica e anomala”, con acquirenti di dubbia solidità economica.
 
“Sono stati allegati e dimostrati atti di distrazione volontaria del patrimonio — si legge nel provvedimento — e un peggioramento delle condizioni patrimoniali del debitore, oltre alla probabilità di un più grave depauperamento futuro.”
 
Il Tribunale ha quindi disposto che il sequestro conservativo potrà essere eseguito su tutti i beni della Synergy, senza individuazione specifica, fino alla concorrenza dell’importo richiesto.
Le spese di causa saranno determinate con la sentenza di merito, ancora pendente.
 
Il provvedimento del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere si aggiunge a una lunga serie di vicende giudiziarie che da anni coinvolgono il marchio Ewa e il suo indotto, confermando un quadro di instabilità e opacità gestionale nel comparto della distribuzione carburanti.
Un settore dove fusioni, cessioni di impianti e manovre societarie sospette stanno sempre più spesso attirando l’attenzione delle autorità e mettendo in crisi gestori e fornitori.
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