
«Giovanni, ma che è vero?». È una processione, dal benzinaio di piazza Garibaldi. Qualcuno anche per fare il pieno, tutti per salutarlo. Giovanni Plotegher, dopo 50 anni di attività, deve chiudere. Ip, la società da cui dipende la licenza, gli ha comunicato il 19 febbraio scorso che 9 giorni dopo la storia di quella pompa di benzina, dove si fermano tutti i fiesolani, ma anche chi passa da lì per scendere a Firenze, sarebbe finita: incompatibile con le nuove norme, la motivazione, la pompa è lungo la strada, non si può più.
E dire che mi è arrivata con la Pec, che io mica la so aprire, ci ha pensato mio figlio». E così, Giovanni ha saputo che in una settimana doveva chiudere e portarsi via tutto. «Giovanni, e ora, io come faccio?», si ferma una signora passeggiando. Minello Sani è in sella alla sua bici sportiva e passa a salutarlo: «Possibile nessuno ci abbia pensato prima, a trovare una soluzione…».
I commercianti della piazza lo passano a salutare.
Giovanni in realtà dà benzina ai fiesolani, e un po’ a tutti, da prima del 1969: quello è l’anno in cui ha preso le redini della pompa di benzina dal padre, che l’aveva averta nel 1952. «Prima era in piazza Mino, era una pompa a mano, un’altra epoca». Giovanni prende un libro dove si racconta l’ultimo secolo della città e, orgoglioso, mostra la foto di lui, ventiduenne, in camicia. Si capisce che si è commosso, di tanto affetto. C’è qualche luccicone.
Si fa però fatica a vederli, in quegli occhi contornati dalle rughe di chi ha passato in vita all’aperto. Ha la pelle ambrata di chi prende il sole quando c’è, e il vento e il freddo quando arriva. «E a Fiesole, freddo e vento, ce n’è tanto», spiega Maria Letizia, titolare della boutique dietro al distributore. «Giovanni è sempre disponibile, per qualunque cosa, dai lavoretti a giocare col mio nipotino», spiega.
A dare la notizia alla città, è stata la sindaca, Anna Ravoni. Ed ha anche spiegato di aver tenuto riunioni con la società e tutti gli uffici per cercare una via d’uscita, ma nonostante questo «la lettera di chiusura, a questo punto, taglia via tutte le speranze di permanenza dell’impianto sia al gestore, sia a tutta Fiesole».
La legge «non difende gli interessi dei piccoli gestori che hanno margini di guadagno minimi e condizioni imposte dall’enorme potere contrattuale delle compagnie petrolifere», insiste Ravoni. E così, i fiesolani dovranno andare a fare benzina alle Caldine o scendendo a Firenze. Giovanni parla ancora con gli amici, ricorda quando venivano da lui a fare il pieno Giovanni Michelucci o il pittore Primo Conti. Ed ora? «Guardi, abito là», Giovanni indica la casa di fronte. Un altro esercente «uscio e bottega» che non ci sarà più.
Fonte: Corriere Fiorentino
Ora come fate? Imparate a metterci almeno 20 litri alla volta invece di fare 10 euro 3 volte a settimana. Del resto capisco che in Italia siamo in pochi, appena 24000 impianti.