Perché le frodi su benzina e gasolio sono nel mirino del Governo

Nel 2017 si stima che le accise su benzina e gasolio abbiano fatto incassare 19,4 miliardi in meno rispetto al dovuto, equivalenti al 10,7% del gettito teorico

C’è un motivo, se tra le priorità nella lotta all’evasione fiscale in questa manovra economica il Governo ha indicato la lotta alle frodi sui carburanti. Anzi, quasi 20 miliardi di motivi: nel 2017 si stima che le accise su benzina e gasolio abbiano fatto incassare 19,4 miliardi in meno rispetto al dovuto, equivalenti al 10,7% del gettito teorico. Per il gasolio si arriva al 14,3%. Sono percentuali doppie rispetto a quelle del 2012. E non è un caso.

Certo, il gettito mancante (cosiddetto tax gap) non è dovuto solo alle frodi ma anche alle agevolazioni fiscali sul gasolio, finite anch’esse nel mirino del Governo. Ma queste ultime sono rimaste pressoché costanti, per cui il boom è stato causato proprio dalle frodi. Che, come insegna la teoria economica, tendono a essere tanto più diffuse quanto più alto è il livello di tassazione.

Il boom per la crisi
E infatti il 2012 è stato l’anno in cui bisognava garantire un alto gettito fiscale per rimediare ai danni dello spread altissimo nell’ultima fase del governo Berlusconi. Così quell’anno la tassazione sui prodotti petroliferi è ulteriormente aumentata, rispetto a un livello che è sempre stato il più alto in Europa. Fu per questo e per il caro-petrolio che nel 2012 benzina e gasolio hanno sfiorato quota due euro al litro, peraltro in tempi di stangate fiscali e crisi. Abbastanza perché anche molti consumatori “pigri” fossero spinti a cercare i distributori con i prezzi più bassi.

Chi li ha trovati è stato premiato molto spesso: la concorrenza si è fatta sempre più serrata, anche perché è ormai arrivata a regime la liberalizzazione del mercato avviata nel 1998. Significa che in molte zone (soprattutto del Nord) c’è una significativa presenza di impianti legati ai marchi della grande distribuzione (ipermercati) e pompe bianche (che hanno un marchio privato, diverso da quello delle compagnie petrolifere).

L’allarme del Mef e l’evasione
Proprio le pompe bianche sono citate dall’ultimo documento ufficiale del ministero dell’Economia che ha dato l’allarme sulle frodi sui carburanti, a fine settembre: la Nadef (Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza) le associa a «diffusi fenomeni di non assolvimento delle imposte con conseguenti distorsioni del mercato». Aldilà del tono netto di quest’affermazione, non si deve credere che gli altri canali distributivi siano immuni dall’illegalità né che i prezzi più bassi siano sempre e solo quelli praticati alle pompe bianche.

Resta il fatto che, in un mercato molto libero in cui il marchio tende a non fare la differenza nelle preferenze dei consumatori, spesso vince chi pratica prezzi bassi. E come si fa a praticarli? La via più facile è proprio quella dell’evasione fiscale. Non solo delle accise, ma anche dell’Iva.

C’è traffico dall’Est. E i controlli…
Procurarsi sui mercati internazionali benzina e gasolio a basso prezzo non è un problema: basta andare nell’Est Europa, soprattutto in Polonia. Qui le accise sono bassissime. Si spiega così il traffico incessante di autocisterne cariche verso l’Italia.
Entrano soprattutto da Austria e Slovenia e sono anche monitorate da telecamere piazzate nei pressi del confine. Ma poi è raro che vengano fermate: con l’abolizione delle frontiere, non ci sono più verifiche doganali e fare controlli in autostrada richiede personale e spazi. Altrimenti si rischia di provocare code e incidenti.
Ma quelle volte in cui si riesce a individuare un trasporto di contrabbando, è facile recuperare l’incasso: la normativa sulle accise consente di sequestrare l’intero camion, che da solo vale centinaia di migliaia di euro. Quindi l’operatore versa subito il dovuto.

Iva difficile
Quando invece l’evasione riguarda l’Iva, il problema è più complesso: sequestri del genere non sono possibili. E bisogna indagare per ricostruire i giri di documenti e soldi con i quali si fanno normalmente le frodi Iva.
Se poi si riesce ad accertare tutto, resta difficile incassare: le organizzazioni messe in piedi per evadere l’Iva prevedono che formalmente il responsabile sia un soggetto incapiente. Cioè che non ha soldi per pagare il dovuto, per cui si deve rinunciare al recupero.

I rischi per il cliente
Fin qui abbiamo parlato degli schemi di evasione più “puliti”. Ma inchieste del passato hanno documentato anche flussi di prodotti rubati trapanando oleodotti o frutto di traffici in zone di guerra come la Libia.

Che si tratti di prodotti semplicemente acquistati nell’Est Europa o trafugati in altre aree, il rischio è mettersi nel serbatoio qualcosa che può compromettere il motore.
Nel caso dei prodotti rubati o comunque provenienti da zone di guerra, sono possibili anche contaminazioni legate alle modalità di trasporto o adulterazioni importanti. Ma problemi possono esserci anche per i prodotti acquistati normalmente all’Est.

La Nadef denuncia che i prodotti contrabbandati sono «composti da miscelazioni dei gasolio e oli di diversa natura che, seppur qualificabili fiscalmente come oli lubrificanti…mantengono caratteristiche chimiche analoghe a quelle del gasolio, consentendo l’impiego del prodotto quale carburante per motori».
Vuol dire che, per cercare di camuffare la presenza di gasolio nella cisterna, lo si diluisce con oli non soggetti ad accisa. E che il fatto di avere caratteristiche chimiche analoghe al gasolio consente agli organi di controllo di argomentare che l’accisa va applicata lo stesso e consente ai motori di funzionare.
Ma i propulsori attuali, progettati e costruiti per minimizzare consumi ed emissioni di CO2 e sostanze inquinanti, possono patire combustibili di qualità anche leggermente diversa da quella standard. Una dimostrazione sembra essere la strana moria di motori diesel di alcune marche, registrata al Sud nel 2017-2018. Ci sono ancora indagini in corso, da parte della Guardia di finanza.

Fonte: Il Sole 24Ore

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Giovanni Ruiu
Giovanni Ruiu
5 anni fa

Pensate a migliorare i guadagni dei gestori, invece di concentrarvi solo su queste cose.. Per carità, l’illegalità va’ combattuta; ma vorrei vedere altrettanto impegno nel non far fallire le gestioni.. Per questo nessuno si indigna eh?! L’importante è solo il gettito fiscale..Complimentoni a tutti.. Che ipocrisia.. Che schifo..

anonimo
anonimo
5 anni fa

ma mica bisogna bloccare un’autocisterna in autostrada basta seguirla fino al deposito dove va a scaricarecosi si prendono due piccioni con una fava

pippo
pippo
5 anni fa

Se in una azienda ci fosse un “furto” del 10% del fatturato primo sarebbe fallita ,secondo i manager sarebbero stati presi a pedate
Null impresa Statale i manager ,che di manager hanno ben poco ,non solo continuano a tenere il sacco ,ma se vengono cacciati dobbiamo dargli buonuscite milionarie
Sembra che per recuperare iva e accise ci vogliano i santi in paradiso
A mio modesto avviso basterebbe farla pagare direttamente al gestore ,il gestore la acquisisce dal cliente e la versa allo stato ,mentre la filiera sottostante si puo scannare solo sul prezzo industriale ,possono comperare il prodotto in Polonia come su matte ,qualche gestore fara’ il furbo ,ma prima di arrivare a 5/7 miliardi

gian
gian
4 anni fa

a 300 mt da me in pieno giorno bilico ungherese scarica ad una pompa bianca. Chiamata la Finanza e non e’ intervenuta