L’Agenzia Dogane ha recuperato accise e Iva non versate da Eni per oltre 2 milioni

L’Agenzia Dogane ha recuperato accise e Iva non versate in cinque anni al polo petrolchimico di Sannazzaro. Sono scattate multe per quasi centomila euro

Quasi 2 milioni di euro di accise recuperate. E’ quanto si legge in un articolo apparso su la provincia pavese.  È la conclusione di un’attività dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli di Pavia che ha riguardato la raffineria Eni di Sannazzaro. L’accertamento (l’ultimo verbale risale a quest’anno) è relativo al periodo compreso tra il 2013 e il 2017. In questo arco di tempo ci sarebbero state irregolarità nella registrazione dei quantitativi di carburanti entrati all’interno dello stabilimento, non in linea con i quantitativi ricevuti in concreto. L’Eni, di fronte agli accertamenti, ha ritenuto di non fare ricorso e di regolarizzare la propria posizione. «Un errore», lo definisce la società che gestisce il polo petrolchimico di Sannazzaro.

Gli accertamenti dei funzionari dell’Agenzia dogane e monopoli di Pavia rientrano nell’ambito delle attività di routine di contrasto delle frodi e a tutela dell’Erario. I controlli all’Eni di Sannazzaro hanno riguardato un periodo di cinque anni. Sotto la lente sono finiti i quantitativi dei prodotti soggetti a imposta, presi in carico sui registri fiscali, e la relativa documentazione giustificativa.

I funzionari hanno rilevato, per gli anni in esame, valori non conformi ai parametri consentiti. In particolare sarebbero emerse discrepanze tra i quantitativi in ingresso allo stabilimento e quelli realmente presenti all’interno. Gli accertamenti hanno riguardato anche le cosiddette “retrocessioni” del prodotto energetico. Quando il serbatoio in cui il carburante è stoccato torna a essere riempito non è mai del tutto vuoto: c’è sempre un fondo di prodotto già lavorato che deve essere retrocesso a semilavorato nel momento in cui il serbatoio riceve altro materiale. Questi passaggi sono regolamentati, ma i funzionari delle Dogane avrebbero trovato delle lacune.

Oltre al recupero dell’accisa non pagata (1.972.445 euro). l’Agenzia Dogane ha accertato anche un’evasione dell’Iva per oltre 423mila euro e ha fatto scattare sanzioni per 99.841 euro.

“Eni conferma di aver pagato 1,9 milioni di euro di accise relative agli anni dal 2013 al 2017 a causa della non corrispondenza tra carburanti contabilizzati in ingresso e realmente ricevuti – spiegano dalla società -. L’errore, avvenuto durante l’introduzione di carburanti da altri depositi a causa della fermata per manutenzione di impianti di raffineria, è imputabile alla contabilizzazione di quantità di prodotto in ingresso superiore a quello in concreto ricevuto. Tale discrepanza è stata regolarizzata con il pagamento dell’imposta dovuta dalla raffineria di Sannazzaro. Si precisa che non si tratta di errore nella classificazione dei prodotti. I sistemi di controllo della raffineria Eni di Sannazzaro consentono oggi il riscontro accurato di ogni possibile anomalia”.

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Silvio
Silvio
3 anni fa

…poi la colpa è sempre delle pompe bianche e dei gestori…..

pippo
pippo
3 anni fa

Ma ,i dirigenti della raffineria sono ancora al loro posto ,o sono stati cacciati ? L ENI è una azienda statale l 49% ,lo stesso stato che dovrebbe combattere le truffe sui carburanti Certo per lor signori non è una truffa ,ma un errore
Quindi la prossima volta che si scoprirà una mancata corresponsione di iva e accise non chiamiamola truffa ,ma errore contabile .se lo può fare l Eni possono farlo tutti mafia compresa

francesco saverio
francesco saverio
3 anni fa

BOOOH non saprei se veramente c’e’ errore o furto ma qualcosa non mi torna , parliamo di una raffineria ,la’ dove si lavora il petrolio e’ tutto SIF e senza iva, non penso che i travasi avvengano con il secchio e la carriola ,ma con oleodotti che dovrebbero avere un contatore e tanto prodotto misuro e tanto ne carico sulle ATB, e il o i contatori che mi nazionalizzano il prodotto ed e’ su quei litri che scattera’ accisa e IVA, certo, che il calcolo a 15 gradi diventa approssimativo e non so perche’ quando la misurazione avveniva a peso non esistevano grandi differenze, oggi con una temperatura media oltre i 30 gradi l’unico che ci rimette e’ il gestore,che scarica in un serbatoio che ha la temperatura di 20°, quindi ,sara’ costretto ad aprire una vertenza con la societa’ petrolifera per i famosi CALI.-Il bello che tutti vogliono ignorare che la pompa che carica l’ATB lavora a 2000/3000 lt al min con erogazione continua specialmente su una contalitri mentre il distributore per 10000 lt avra’ 833 erogazioni di 12 lt cadauna , sono molto curioso ma negli altri paesi della UE i nostri colleghi e i depositi hanno questi problemi? NON SARA’ CHE LA BUROCRAZIA NEL VOLER CONTROLLARE TUTTO CI CREA SOLTANTO PROBLEMI ????