
L’Esecutivo Nazionale della Fegica, riunito oggi -insieme ai rappresentanti del Comitato Nazionale di Colore- per discutere, nel dettaglio, l’Intesa raggiunta lo scorso 7 Luglio con Eni, ha approvato il testo siglato dalla propria Delegazione.
Nello specifico gli intervenuti alla riunione odierna hanno ribadito come l’Accordo, nel suo insieme, sia positivo anche se non coglie, pienamente, le molte aspettative che si erano create nel corso di questa lunga e complessa trattativa, caratterizzata da numerosi stop & go e da mutamenti di orientamento della nostra controparte.
La sottoscrizione dell’Accordo mette comunque fine ad una vacatio contrattuale che durava dal 31/12/2016 L’Intesa, però, non va valutata astrattamente ma inquadrata nel “momento storico” nel quale è stata firmata: un momento particolare, segnato da una prospettiva altamente incerta, da un’accelerazione normativa sulla transizione ecologica e da scelte aziendali che solo il tempo potrà dire quanto complementari e quanto aderenti alla nuova realtà verso la quale il Paese sta marciando.
L’incremento dei margini unitari pro-litro; il riconoscimento di una “una tantum”; il mantenimento di una politica di incentivazione sul “servito”; l’integrazione dell’accantonamento del bonus di fine gestione; il superamento di alcune pregiudiziali aziendali (quali l’allineamento dei prezzi in fase di diminuzione); la riconferma delle prerogative contenute nella Legge 27/2012 in merito alla concorrenza, sono solo alcuni aspetti – forse di più immediato impatto- di un’Intesa che, per altri versi, da una parte ha difeso diritti e prerogative dei Gestori e dall’altra ha saputo cogliere la sfida di una radicale trasformazione del mercato.
Non si può comunque ignorare che, dalla data di sottoscrizione dell’Accordo del 2014 ad oggi, il mercato italiano dei carburanti ha subito una forte modificazione nei fondamentali: molte Aziende sono uscite, nuovi operatori indipendenti si sono affacciati; l’illegalità ha fatto un notevole balzo in avanti diventando endemica, portando con sé figure fino ad allora pressoché sconosciute: veri e propri rider privi di scrupoli e di qualsiasi senso etico (piuttosto che criminalità organizzata) che, incuranti delle norme e delle Leggi sulle quali il settore era fino ad allora vissuto (ed aveva prosperato), hanno impresso un’accelerazione al degrado ed al disfacimento del comparto.
A questa deriva, deve essere posto un freno. Deve, cioè, essere generata un’inversione di tendenza: questo è il compito che l’Esecutivo ed il Comitato di Colore affidano alla Segreteria Fegica.
Per avere il quadro completo l’Esecutivo non può sottacere, come il momento “politico” appaia ispirato solo dalla ricerca spasmodica (e modaiola) della sostituzione dei carburanti “tradizionali”: un’idea dominante che ha il limite di non considerare che la loro sostituzione con prodotti esclusivamente “green” non è realizzabile nei tempi (2035?) e nelle modalità che vengono sbandierate. Nuovi prodotti che, nel pensiero di molti (che spesso non sanno di cosa parlano), dovrebbero soppiantare (integralmente?) il cosiddetto carburante di origine “fossile” che oggi rende possibile la circolazione di circa 40 milioni di italiani. Secondo questa narrazione, ammesso che il “sistema elettrico regga il raddoppio della capacità richiesta” (ma come prodotta?)- dovrebbe essere sostituito in poco meno di 15 anni- l’intero parco circolante (con costi sociali insostenibili).
Anche con un occhio a queste ragioni (e per altre che sarebbe lungo riassumere), la trattativa è stata lunga e complessa, costellata da molteplici riformulazioni che -progressivamente- hanno tenuto conto dell’andamento del dibattito sulla transizione ecologica. Riformulazioni che, a volte, hanno registrato la tendenza dell’Azienda, a introdurre elementi di contingentamento dell’attività gestionale piuttosto che della riduzione di diritti e prerogativeconquistati, dai Gestori, in anni di battaglie.
L’Esecutivo Nazionale ed il Comitato di Colore dei Gestori eni conferma che, alla fine -e superando la “fretta” e le “smanie” (sempre cattivi consiglieri)- l’Accordo si caratterizza per essere, tutto sommato, ottimo ed orientato a guardare -anche se un po’ timidamente- al futuro. Il dovere dell’Organizzazione è quello di riempire l’Intesa dei contenuti mancanti ed offrire ai Gestori (ed anche all’Azienda) uno sguardo sul futuro senza le pastoie nelle quali il dibattito sulla trasformazione del settore si sta impantanando.
Sarà, comunque, compito della Fegica, quello di “vigilare”, nel territorio, sull’applicazione della nuova Intesa.
La Fegica non è usa a sottolineare il proprio ruolo perché ritiene che il risultato ottenuto sia complessivo e vada condiviso -nel bene e nel male- equamente fra tutte le Federazioni: la nostra Federazione ha sempre dimostrato e lavorato per raggiungere un Accordo -ma non un Accordo a tutti i costi- che non negasse i diritti e le economie della Categoria. E in questo ambito la delegazione Fegica si è mossa al tavolo della trattativa.
Certo, la Fegica è stata pignola ed ha insistito anche su aspetti che potevano -confusi tra le righe dell’Intesafacilmente sfuggire: affermazioni che avrebbero potuto rappresentare un’ipoteca sul futuro della Categoria. Oggi quel risultato noi lo rivendichiamo in quanto raggiunto nell’interesse dei Gestori. Si tratta di essere coerenti, di rifuggire la tentazione di cingersi -il giorno dopo- il capo con il serto d’alloro riservato al vincitore. La coscienza dei propri limiti -che noi abbiamo ben presente- dovrebbe ispirare non solo ogni trattativa ma anche la comunicazione successiva.
L’Organismo Nazionale della Fegica, da ultimo, intende proporre una riflessione rispetto a quanti hanno immaginato o stanno immaginando -anche in queste ore- di sostenere che l’Accordo eni sia da rigettare, autoproclamandosi portatori di una purezza ideologica, paladini della verità e giustizieri delle iniquità del settore (o, magari, forse, solo proponendo l’adesione a questa o a neonata sigla (delle cui proposte fantasmagoriche il “mondo” non ha traccia): la strada che la Categoria ha di fronte è in salita (forse anche per nostre responsabilità) ma certo ancora i Gestori non sono, metaforicamente, morti.
Nel quadro generale che è stato prima delineato il problema principale è quello di provare a resistere e ad esistere: non sono 100,00 €uro/Klt. che possono fare la differenza. I fatti di questo periodo dimostrano, inequivocabilmente, che senza “sostanza normativa” senza regole cui poggiare la sopravvivenza della Categoria, non c’è futuro: per questo gli organismi convocati per discutere l’Intesa eni hanno ritenuto di approvarla.
Una volta si diceva che avere 100 lire al litro ed avere “tubi vuoti” non sarebbe servito a niente. Allora a guidare le scelte c’era la saggezza popolare: oggi è l’esercito dei social che riesce a trasformare un granello di sabbia una montagna a fare opinione (e forse nello scambio la Categoria non ci ha guadagnato). La storia, spesso, si ripete: la prima volta sotto forma di tragedia a la seconda, come farsa. E noi, oggi,siamo in questa condizione.
Negare l’evidenza si può fare solo se non si è compreso la complessità del contesto (ma allora ci si dovrebbero dedicare ad altro), oppure si è in mala fede. E per questa seconda malattia, non c’è né cura né vaccino
Dove si può trovare e leggere il nuovo contratto ENI nel suo dettaglio ? Grazie