Caro carburanti, l’Antitrust smentisce il governo sulla speculazioni dei prezzi

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha concluso l’indagine conoscitiva avviata lo scorso gennaio sull’andamento dei prezzi dei carburanti in seguito ai forti rincari dei listini scattati a partire dal marzo del 2022. E le conclusioni dell’indagine smentiscono buona parte delle affermazioni di alcuni politici o esponenti del governo su prezzi gonfiati da fenomeni speculativi da attribuire ai gestori degli impianti italiani.

Infatti, nel primo punto del documento di sintesi si legge: “Le tensioni di prezzo registrate dal 2022 in avanti sono da ricondursi in via preminente a eventi eccezionali di tipo internazionale, rispetto ai quali la possibilità di efficaci interventi antitrust è giuridicamente difficile da configurare, tantomeno a livello nazionale”. Dunque, al di là del linguaggio fortemente burocratico, l’Antitrust attribuisce i rincari in via prioritaria alle conseguenze delle tensioni geopolitiche globali, a partire dalla guerra in Ucraina.

Tra l’altro, per l’Antitrust, l’andamento dei prezzi è stato influenzato “in modo significativo” anche da” interventi regolatori eccezionali”, tra cui la riduzione delle accise decisa dell’ex governo Draghi e il loro ripristino varato dall’esecutivo Meloni. L’indagine ricorda anche i problemi della rete distributiva, tra cui l’eccessivo numero di stazioni, le “opacità operative che avrebbero agevolato la diffusione di fenomeni di evasione fiscale e corruzione” e il differenziale di prezzo sulla rete autostradale legato “all’attuale modello concessorio”.

Un altro tema oggetto dell’indagine riguarda le misure relative alla trasparenza dei prezzi. L’Autorità, per esempio, chiede un miglioramento del sito internet Osservaprezzi per consentire un maggior utilizzo, mentre sul decreto trasparenza non fornisce un parere positivo per la parte riguardante la “pubblicizzazione di prezzi medi rispetto ad ampie aree geografiche” l’autorità ricorda di aver espresso perplessità  in sede di audizione formale presso la Commissione Attività produttive della Camera. “Infatti, la diffusione presso i distributori di un prezzo medio non solo non contiene alcun valore informativo aggiuntivo per i consumatori, data la scarsa rappresentatività di tale dato dell’effettivo contesto competitivo locale, ma appare problematica poiché si presta ad essere utilizzata da parte delle imprese per convergere su un prezzo c.d. focale, con possibile pregiudizio di un’effettiva concorrenza in termini di più convenienti offerte proposte229. Inoltre, la doppia cartellonistica prevista, oltre ai possibili oneri aggiuntivi per gli esercenti, potrebbe perfino indurre in confusione taluni consumatori in ragione dell’aumentata quantità di informazioni esposte.”

In definitiva, le modifiche nelle aliquote dell’accisa hanno avuto un chiaro impatto sulla dinamica dei prezzi al dettaglio osservata dopo il primo picco dei prezzi rilevato all’inizio del 2022 e, soprattutto, in corrispondenza del repentino nuovo incremento osservato all’inizio del 2023. Non emergono nel complesso marcate asimmetrie, perlomeno a livello nazionale, nella tendenziale reazione dei prezzi nella fase di introduzione rispetto alla fase di rimozione dello sconto fiscale.

In ambito europeo, tuttavia, l’Italia è anche uno dei paesi in cui la componente fiscale pesa maggiormente sul prezzo totale: rispetto all’incidenza media UE, pari al 50% per la benzina e al 46% per il gasolio, in Italia la parte fiscale pesa per il 57% sulla benzina e per il 54% per il gasolio.

Per quanto riguarda i paesi di maggiori dimensioni, in Francia la componente fiscale pesa il 53% per la benzina e il 52% per il gasolio; in Germania è rispettivamente pari al 55% e al 50%; in Spagna ha valori pari al 46% e al 43%30.

30 Fonte: Weekly Oil Bulletin, cit..

Quanto alla componente industriale del prezzo al dettaglio di benzina e gasolio, seppure in Italia essa segue dinamiche sostanzialmente analoghe a quelle che si possono osservare rispetto al
resto d’Europa, l’Italia è tra i paesi in cui tale componente è più bassa31. Invero, almeno negli ultimi due anni il prezzo in Italia al netto delle tasse è stato tendenzialmente più basso rispetto a quello medio europeo. L’andamento del prezzo medio netto da gennaio 2021 a fine marzo 2023, per l’Italia rispetto alla media della zona Euro32, rispettivamente per benzina e gasolio, è riportato nei grafici

La rilevanza del prezzo nel guidare le scelte dei consumatori è confermata anche dalla reazione a shock di prezzo, come quelli registrati nel febbraio-marzo 2022 e a inizio 2023, espressa
dal campione intervistato: infatti, nonostante una certa rigidità della domanda dovuta alla natura necessitata di molti spostamenti (ad esempio per motivi di lavoro), che verosimilmente spiega in larga misura la percentuale (31,6%) di coloro che dichiarano di non aver cambiato le proprie abitudini di acquisto, oltre un terzo (35,4%) ha fatto presente di aver ridotto l’uso del proprio veicolo, mentre quasi un altro terzo ha mutato le proprie abitudini facendo maggiore ricorso alla modalità self (21%) e/o cambiando la propria stazione di riferimento (8%): tra questi ultimi, l’opzione più considerata è stata il ricorso a pompe bianche (37,2%), a conferma di come queste siano percepite più convenienti rispetto agli impianti colorati. Rilevante, al riguardo, è anche la percentuale di chi dichiara di aver svolto ricerche in maniera più approfondita per trovare prezzi più convenienti (21,4%).

A quest’ultimo proposito, la propensione ad attività di “market search” è lievemente divergente per i consumi sulla rete stradale e autostradale, presumibilmente in ragione del diverso
framework, già sopra accennato, in cui si effettuano le decisioni sul rifornimento in autostrada: infatti, il 56,3% del campione ha dichiarato di informarsi abitualmente per confrontare i prezzi di vendita prima di scegliere la stazione di rifornimento sulla rete stradale, percentuale che scende al 45,8% sulla rete autostradale. Quanto alle modalità concrete di confronto, l’osservazione diretta dei cartelli esposti è la pratica più diffusa tra i consumatori intervistati (rispettivamente l’83,8% e l’82,4% per rete stradale e autostradale vi ricorre spesso o molto spesso). Percentuali significative di consumatori, peraltro, ricorrono “spesso o molto spesso” ad app/siti specializzati (40,3% su rete stradale e 51,5% su rete autostradale) e all’apposito sito “Osservaprezzi” previsto dalla legge e gestito dal MIMIT (20,6% e 31,7%). Si riportano di seguito due tabelle che meglio dettagliano la propensione alla ricerca di informazioni di prezzo e relative modalità:

 

Documento di sintesi

Docummento completo 

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