La controversa questione del cosiddetto “cartello dei prezzi medi dei carburanti” ha preso una nuova piega con l’intervento del Consiglio di Stato, che ha sollecitato il Tar del Lazio a una rapida trattazione del ricorso presentato da Fegica e Figisc Confcommercio contro il provvedimento governativo che impone l’esposizione del cartello.
Secondo il Consiglio di Stato, le questioni di legittimità costituzionale sollevate dai ricorrenti richiedono un’approfondita valutazione nella fase di merito, specialmente alla luce della necessità di valutare l’adeguatezza della misura.
Le organizzazioni di categoria dei gestori di carburanti hanno emesso una nota congiunta in cui evidenziano che la vicenda è ancora in fase di esame. Il provvedimento, entrato in vigore all’inizio di agosto, ha sollevato dubbi giuridici non banali, soprattutto per quanto riguarda le sanzioni più severe previste.
Secondo quanto riportato nella nota di Fegica e Figisc Confcommercio, i prezzi della benzina e del gasolio sono aumentati in media tra le regioni dall’inizio di agosto, con un incremento tra i 4 centesimi per la benzina e i 9 centesimi per il gasolio. Questo aumento, corrispondente all’incremento delle quotazioni internazionali dei prodotti raffinati nello stesso periodo, solleva interrogativi sulla reale efficacia del cartello.
Sebbene il Governo avesse affermato che il cartello avrebbe dovuto contribuire a far abbassare i prezzi, l’aumento dei costi dei carburanti sembra dimostrare l’inutilità di tale misura per i consumatori. Questo solleva ulteriori preoccupazioni, in linea con quanto esposto dall’Antitrust, che ha manifestato preoccupazione che la diffusione dei prezzi medi possa indurre gli operatori a convergere su politiche di prezzo simili, basate su un indicatore comune.
Il comunicato rileva che la questione dei prezzi elevati e le vere cause del loro aumento richiedono interventi più ampi e organici, incluso, se appropriato, interventi fiscali. Un semplice approccio punitivo sembra non essere la soluzione adeguata e rischia di diffondere l’idea che i prezzi siano in aumento. Va notato che i prezzi superiori alla media nel mese di agosto rappresentano solo il 3,4% di tutti i prezzi praticati dai punti vendita.
La situazione rimane fluida, con il Tar del Lazio chiamato a pronunciarsi sulla validità del provvedimento governativo e sul suo impatto sui prezzi dei carburanti, lasciando aperti interrogativi sulla direzione che prenderà questa complessa vicenda.
a parole ci siamo…intanto la G.di F. gira e fa multe, di un cartello che non serve nulla…solo noi a smenarcela tutte le mattine con sto caz di cartello che nessun cliente guarda e capisce, un pretesto in più per pagare verbali e sempre un rischio in più del nostro lavoro…