
Di seguito riportiamo integralmente un articolo pubblicato su Controdistribuzione, il periodico di informazione economico-sindacale della Fegica. L’articolo affronta un tema sempre attuale e delicato, ovvero l’ipocrisia nel settore petrolifero e il suo impatto sulle dinamiche di potere e le relazioni con i gestori.
Buona lettura.
Se c’è una cosa che non difetta, ai petrolieri, è l’ipocrisia: ovvero quel comportamento che -come ricorda la Treccani- è “simulazione di virtù, di devozione religiosa, e in genere di buoni sentimenti, di buone qualità e disposizioni, per guadagnarsi la simpatia o i favori di una o più persone, ingannandole: non è umiltà genuina, è ipocrisia”. Non è un caso che gli ipocriti siano stati messi (nel 1300) da Dante Alighieri all’Inferno, nella sesta Bolgia e così narrato il loro “eterno travaglio”
…Là giù trovammo una gente dipinta che giva intorno assai con lenti passi, piangendo e nel sembiante stanca e vinta.
Elli avean cappe con cappucci bassi dinanzi a li occhi, fatte de la taglia che in Clugnì per li monaci fassi. Di fuor dorate son, sì ch’elli abbaglia; ma dentro tutte piombo, e gravi tanto, che Federigo le mettea di paglia. Oh in etterno faticoso manto! Noi ci volgemmo ancor pur a man manca con loro insieme, intenti al tristo pianto; ma per lo peso quella gente stanca venìa sì pian, che noi eravam nuovi di compagnia ad ogne mover d’anca…….
Questo narra Dante, nel canto XXIII dell’Inferno, fornendo una testimonianza delle sofferenze atroci e perpetue degli ipocriti, condannati a questa pena per l’eternità.
Abbiamo voluto mettere, insieme, la definizione di “Ipocrita” e la punizione cui gli ipocriti erano condannati (fra loro anche Caifa che vendette Gesù ai romani per rivendicare il suo ruolo di gran Sacerdote) per ricordare che, alla fine, l’ipocrisia viene sempre “a galla” e, spesso, condannata. Certo non nel modo che ha narrato Dante (ci piacerebbe) ma guadagnando quello sdegno diffuso che, ove non sia frutto di altrettanta ipocrisia, condanna gli ipocriti alla emarginazione. Alla damnatio memoriae. Se qualcuno -senza fare nomi- pensava di utilizzare come un autobus questo ridicolo braccio di ferro sul nulla con i Gestori (e soprattutto con le loro Organizzazioni di Categoria viste con fastidio per il ruolo che, storicamente, si sono guadagnate), per ascendere (o consolidare) la sua posizione di “potere” (che non sta sulla canna dei fucili), pensiamo che abbia fatto male i suoi conti.
Che resterà di questa poco edificante contrapposizione è presto per dirlo. Nel frattempo registriamo che:
il Governo si è preso una “pausa di riflessione” sul DDL (che nella sua versione bocciata dal CdM piaceva tanto ai petrolieri) con l’obiettivo di capire se è possibile trovare una soluzione equa che non generi ulteriori conflitti ed anacronistiche contrapposizioni;
chi “tentenna” e si “proclama” prigioniero -come la rappresentanza dei petrolieri- di un cartello del no! che invece è frutto di indecisione, scarsa chiarezza strategica e subalternità. Ciò impedisce -come avviene nei romanzi rosail lieto fine senza avere la linearità di assumersi le proprie responsabilità. Le responsabilità di un fallimento che poteva essere evitato se solo avesse avuto un minimo di “coraggio. Ma, come ricorda il Manzoni (a proposito di Don Abbondio), il coraggio se “uno non ce l’ha mica se lo può dare”;
il “livore” di chi, ipocritamente, ha prima aderito ad un progetto di “Riforma” equo, immaginato per consentire di stabilire “regole di partenza uguali per tutti che marginalizzassero i furbetti del “contrattino” e dessero nuova speranza al settore ma che, nottetempo, senza alcuna apparente giustificazione ha fatto un’inversione a 180° diventando uno dei più accaniti “nemici” (avversari?) della visione di sistema. Abbarbicato a difendere una posizione che, nella migliore delle ipotesi, rischia -con le impugnazioni in corso promosse dalle Organizzazioni di Categoria- di costringere il settore tutto a pagare, ove soccombente, decine e centinaia di milioni per l’irrefrenabile voglia di ribadire la propria visione. Il proprio (presunto) potere;
la pletora dei “tifosi da stadio” che rimangono a guardare sperando che vinca la propria squadra (spesso non sapendo esattamente quale sia) che sono combattuti perennemente fra il tifo per i propri calciatori o la voglia di parlare male dell’allenatore, per dimostrare di esistere. Tutto, ovviamente, senza mai metterci la faccia;
l’attenzione del Parlamento che, avendo approvato, meno di un anno fa, all’unanimità, tre ordini del giorno con i quali si invitava il Governo a mettere in cantiere una “riforma organica” del settore, rimane in attesa che ciò si concretizzi. Quella riforma -diceva il Parlamento dixit-, doveva proteggere la parte contrattualmente più debole della filiera che solo i dementi e gli ipocriti possono pensare che sia quella dei petrolieri. L’effetto combinato fra la posizione dialettica emersa nel Governo e l’intervento del Parlamento, spostano l’asse delle questioni e fanno sfumare le aspettative di chi era convinto che la formulazione del DDL entrata in CdM (ed uscita) fosse una passeggiata di salute. Ciò, invece, ha obbligato i fautori di “questa” parodia di riforma che avvantaggia i petrolieri e castiga all’oblio (ed alla disoccupazione i Gestori) a rimettere in frigorifero lo champagne con il quale erano pronti a brindare;
la curiosità della stampa che ha seguito con attenzione ed interesse, per oltre un anno, le vicende di questo settore e che è finalmente riuscita a rendersi conto (ed a verificare) che gli speculatori non sono “i benzinai”. Che il prezzo è frutto dell’andamento di una serie di vicende geo-politiche che non hanno a che fare con la cartellonistica né con il margine di 3,5 €urocent/litro riservato ai Gestori. Che i benzinai difendono il loro diritto (e quello delle loro famiglie) alla sopravvivenza contro la precarizzazione (contratti di appalto): Che esiste un sistema di Leggi che devono essere rispettate e che non possono essere applicate a piacimento di questo o quel soggetto. La Legge è uguale per tutti e non può essere più uguale per gli amici o impugnata come una clava contro i nemici. Dura lex, sed lex. Per tutti. Ed è quello che rivendichiamo, inascoltati, da tempo. Questo è il quadro che emerge dalla folle accelerazione impressa alla vicenda della riforma che, pure, avevamo condiviso in larga parte (prima che venisse stravolta dalle solite “manine”), dopo un anno di discussioni e minacce di iniziative sindacali.
Proprio per questo ci sentiamo di sottolineare che, il “potere” -ammesso che tale sia- può essere cattivo consigliere (come con Caifa nell’inferno dantesco) e può portare ad una “crocifissione” postuma per aver consentito, in un delirio egocentrico, di avere fatto, con il Nazzareno, una vittima innocente. Due ultime considerazioni sui contratti. Quando i petrolieri erano tali (Pileri, De Vita, Sala, Moratti, Albonetti, Theodoli, Brachetti-Peretti, Garrone, ecc.) erano, per il loro ruolo, consapevoli della necessità di raggiungere un equilibrio nel settore, all’interno del quale, senza scossoni, fare i “propri affari” (come sul pagamento differito dell’imposta di fabbricazione).
Non abbiamo la fervida immaginazione di Giulio Verne e, quindi, non possiamo prevedere se gli attuali “nipotini” di quei giganti dell’industria -che hanno fatto prosperare il nostro Paese ed il settore- si sarebbero comportati nello stesso modo. Conoscendoli, abbiamo qualche dubbio! Certo è che il potere di quella classe imprenditoriale, ai tempi della prima riforma (dicembre 1970) arrivata dopo lunghe lotte sindacali (e qualche Gestore anche in galera) era significativo. Eppure ci fu una convergenza sull’opportunità di regolare -contrattualmente- i rapporti fra Compagnie e Gestori, con i “contratti di comodato” della durata di nove anni che contemplavano anche altre numerose tutele per i Gestori; i margini erano fissati dal Cip che, periodicamente, prendeva in esame le mutazioni del mercato e l’andamento dell’indice dei prezzi al consumo.
Certo, altro mondo. Ma un mondo che ha consentito lo sviluppo di questo settore ed anche remunerate carriere che -diversamente- non sarebbero mai decollate. Ora, passare da contratti di durata novennale a quelli di durata sessennale (dopo la riforma Bersani), rinnovabili per altri sei anni in assenza di disdetta (ed altri diritti negoziati in sede di Unione Petrolifera anche con Assopetroli) a quelli annuali senza diritti e con la creazione di una figura da “parìa”, poco sopra a quella dello schiavo medievale che questa riforma voluta dai petrolieri vorrebbe imporre, ce ne passa. E noi, tutti insieme, siamo disposti a portare, la battaglia fino alla fine. Battendoci per la dignità dei Gestori. Eppure, le Organizzazioni di Categoria, unitariamente, proposte di “flessibilità” contrattuale ne hanno fatte: quello che non possono accettare è la cancellazione del loro ruolo attivo nella definizione dei Contratti e del trattamento economico per lasciare il Gestore in balia del più forte. Non è tollerabile. C’è ancora un’ultima notazione che stiamo verificando anche in sede europea: è legittimo che un fornitore in esclusiva che fissa i prezzi ad un rivenditore (Gestore) obbligato a rifornirsi in esclusiva pena la rescissione del contratto, decida di costituire una società partecipata (alcune al 100%) attraverso la quale scendere direttamente sul mercato alterando, così gli equilibri della concorrenza?
Secondo la nostra prudente valutazione ciò sarebbe vietato dal Regolamento comunitario 720/2022 e dalle “Linee guida” emanate dalla Commissione Europea. Se la Magistratura, anche in sede europea, dovesse accettare questa lettura che accadrebbe? E quali gravami dovrebbe sopportare il settore? Ah! Saperlo.
Ho letto il post che ha scritto la redazione devo dire che racchiude e mette in evidenza con che personaggi abbiamo a che fare, e gli argomenti trattati sono quelli che raccontano quello che i gestori in questi anni hanno toccato con mano…. e aggiungo che il termine ipocrisia rivolto a questi delle compagnie è poca cosa in quanto per tutto quello che le gestioni continuano a subire….. e io credo che il termine ipocrisia e quasi un complimento , e dico questo perchè il sottoscritto con questi delle petrolifere e i loro scagnozzi ho avuto ahimè una certa esperienza non tanto positiva , e come il sottoscrito so anche altri gestori hanno avuto le loro gatte da pelare… e concludo dicendo che per giudicare il comportamento di costoro altro che ipocriti questi sono gente che non ha più principi nessuna moralità trattano i gestori che sono rimasti sui piazzali come feccia ????