
Tra sequestri, accuse e assoluzioni: una giungla normativa che danneggia tutti
L’ennesima operazione congiunta di Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane, questa volta a Siracusa, ha portato al sequestro di oltre 21.000 litri di gasolio adulterato, “con punto di infiammabilità sotto i limiti normativi”. Tre gestori sono stati denunciati per frode nell’esercizio del commercio. Tutto sembra chiaro, anzi, allarmante. Ma lo è davvero?
La questione del flash point, ovvero del punto di infiammabilità del gasolio, sta assumendo i contorni di un cortocircuito tra tecnica, diritto e retorica securitaria. Da oltre un anno una delle principali testate giornalistiche di settore, Staffetta Quotidiana, solleva un interrogativo che oggi suona più che mai attuale: si tratta di un reale strumento di tutela della legalità o solo di una “pesca a strascico” che genera più rumore che giustizia?
Il sospetto: uno strumento più mediatico che giudiziario
Le operazioni sono spesso accompagnate da comunicati dai toni trionfali, come nel caso siracusano, in cui si parla di “frodi”, “prodotti potenzialmente pericolosi” e “sicurezza del mercato legale”. Ma a leggere le conclusioni delle aule di tribunale, il quadro cambia. Le sentenze finora hanno condotto in gran parte a proscioglimenti, assoluzioni, o non luogo a procedere, sollevando il dubbio che i veri responsabili – grossisti, trasportatori, fornitori esteri – restino nell’ombra, mentre a pagare siano i gestori che spesso subiscono inconsapevolmente il danno.
La situazione è ulteriormente aggravata da una normativa poco chiara. L’Agenzia delle Dogane ha tentato di mettere ordine con una circolare interna – che si rifà al Dlgs 66/2005 – ma, a detta di molti, l’intervento non ha portato la chiarezza necessaria. Il settore continua ad operare in una zona grigia, dove un parametro tecnico come il flash point diventa un’arma potenzialmente arbitraria nelle mani degli organi di controllo.
Le associazioni di categoria, da tempo, chiedono un intervento normativo serio. Non per ottenere impunità, ma per evitare che il diritto penale venga usato come leva propagandistica, e che le aule dei tribunali vengano intasate da casi che si dissolvono nel nulla.
Perché, se il gasolio è davvero pericoloso, adulterato, e frutto di frode, servono sanzioni serie, tempestive e mirate ai responsabili veri. Se invece il punto di infiammabilità è solo l’alibi di turno per legittimare controlli a tappeto, allora il sistema va riformato con urgenza. La legalità non si difende con il clamore, ma con la giustizia.
Cosa altro aggiungere se non il fatto che quante volte si è parlato nei post precedenti di questa situazione di illegalità che regna ahimè in questo settore e che nonostante sia conclamata a nessuno importi nulla , e mi fa pensare che in tutto questo ci sia un accordo sottobanco e che tutte le componenti da questa situazione hanno un qualcosa da guadagnare traendo in qualche modo dei vantaggi e dico tutta la filiera partendo dal governo che purtroppo non riesce a dire una parola ,e finire alle gestioni e si anche noi gestori che visto le condizioni in cui versa la categoria, qualcuno si lasci andare all’illegalità, ma posso affermare che la maggioranza di noi sono persone oneste e che abbiamo ancora certi valori ,e di non frodare chi ti porta un pezzo di pane, e in conclusione aggiungo che” LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI” cosi è scritto nelle aule dei tribunali ma è davvero cosi???