la situazione:
- la Categoria, come più volte abbiamo sottolineato, è giunta ad un punto di rottura. Di non ritorno;
- nei mesi (ed anni) passati abbiamo assunto su di noi l’onere di tenere in equilibrio un settore, sempre più caratterizzato da pulsioni incontrollabili; sempre più diviso fra una visione di scenario ed una visione viziata dal quotidiano;
- ci siamo fatti carico della situazione di crisi del settore tutto (plasticamente rappresentata dall’uscita di marchi multinazionali storici); abbiamo provato ad arginare l’individualismo ed il solipsismo connaturati con l’espressione: “si salvi chi può”, offrendo una visione di sistema che, insieme ad una ripresa del concetto di solidarietà e di condivisione delle strategie da adottare, fermasse in primis l’emorragia e, poi, consolidasse quello che poteva essere sottratto allo smottamento del settore;
- abbiamo provato -con alterne vicende- a creare le precondizioni per una ripresa dell’azione e ad immaginare un futuro diverso e migliore del presente;
5 semplici interrogativi:
- Ci siamo riusciti?
- abbiamo fatto tutto quello che poteva essere fatto per far uscire la Categoria dall’isolamento
- abbiamo combattuto, fino in fondo, la nostra battaglia?
- la nostra azione ha avuto il consenso della Categoria ed i Gestori hanno offerto il supporto necessario per invertire la tendenza?
- abbiamo valutato appieno le trasformazioni in atto e siamo riusciti a comprendere che il potere della paura, insieme allo spirito di sopravvivenza dei singoli fossero una concreta limitazione all’azione del Sindacato?
l’individualismo e lo spontaneismo:
- L’approccio individualista o spontaneista non offrono soluzioni credibili ai problemi ma rimangono un’esercitazione fine a se stessa: le risposte vanno ricercate con e dentro l’Organizzazione di Categoria che è e rimane l’unico strumento -anche alfabetizzato sulla dinamica dei processi- in grado di rispondere al forte potere della nostra controparte ed a rintuzzare la sua volontà di “fare il vuoto dei diritti”: tanto in periferia quanto al centro.
- si apre, da oggi, una nuova stagione che non può essere esaurita o delegata allo spontaneismo o all’improvvisazione perchè tali strumenti, proprio per la loro natura e composizione, sono destinati ad esaurire la loro propositività in un battito di ciglia. Sempre che non abbiano come obiettivo ultimo e celato dietro verbose enunciazioni quello di indebolire l’Organizzazione e la rappresentanza considerate, entrambe, come un ostacolo al ritorno di una “supremazia” assoluta dei titolari di impianti, nei rapporti con i Gestori;
- il discrimine rimane la coerenza: cioè scegliere la partecipazione alla vita organizzativa del Sindacato per dare forza alle proprie idee. Bisogna opporre al clima di precarietà che aleggia nel nostro settore, una seria concreta mobilitazione e consapevolezza che mettano fine all’adesione acritica (ed alla firma) in calce a tutte le scelte (definitamente pomposamente proposte) aziendali costruite sulla testa dei Gestori (che sono solo chiamate a pagarle). Una ragionata azione che metta fine alla sottoscrizione delle più scellerate nefandezze che i titolari degli impianti hanno sottoposto -one to one- ai singoli Gestori cui è stato impedito anche di avvalersi dell’apporto del Sindacato. Un Sindacato dal quale oggi, senza porsi il problema di come la ritrosia a partecipare alla vita democratica ed alla costruzione della linea politica, si pretende il miracolo di risolvere i problemi che, spesso, la lontananza dall’Organizzazione contribuisce a creare;
- il Sindacato non ha oggi una “bacchetta magica” con la quale possa, in un sol colpo, invertire la tendenza in atto: ciò sarebbe possibile se su alcuni tempi, parole d’ordine e strategie, si creasse l’indispensabile convergenza ed un diffuso consenso. Ululare alla luna e denunciare il destino cinico e baro non può bastare!
- c’è la necessità di una proposta politica semplice, immediata sulla quale chiedere ed ottenere il sostegno della Categoria che, sola, può conferire la forza necessaria all’Organizzazione per portare a compimento il progetto. Se occorre anche chiudendo (non accostando) gli impianti.
Proposte che possono essere così semplificate:
per la viabilità ordinaria……
- Margine Unico su tutti i prodotti (significativamente più alto di quello attuale);
- Prezzo al pubblico differenziato di max 8 €cent/lt. (i.c.) fra servito e self post-pay per valorizzare il servizio e da utilizzare (in parte) per le politiche di incentivazione ai Gestori, con l’obiettivo di arrivare ad un prezzo unico;
- Obbligo di applicare tutte le Leggi esistenti che sono state adottate riconoscendo le peculiarità del settore e totale cancellazione di tutti i contratti diversi da quelli “canonicamente” definiti (comodato/fornitura; comodato/commissione), con specifico azzeramento di tutti gli Accordi one-to-one. Anche utilizzando strumenti di forte penalizzazione, fino alla revoca dell’Autorizzazione;
- Sanzioni economiche e/o penali per ritardi nei rimborsi della partite a credito dei gestori (carte aziendali, eventuali conguagli, cali)
…….. per la viabilità autostradale
- Margine Unico su tutti i prodotti (significativamente più alto di quello attuale) con reintroduzione della trattativa negoziata, all’interno di un quadro definito, per cogliere al meglio le diversità della singola AdS;
- Sanzioni economiche e/o penali per ritardi nei rimborsi della partite a credito dei gestori (carte aziendali, eventuali conguagli, cali)
- Prezzo al pubblico differenziato di max 10 €cent/lt. (i.c.) fra servito e self post-pay per valorizzare il servizio e da utilizzare (in parte) per le politiche di incentivazione ai Gestori. Con l’obiettivo di arrivare ad un prezzo unico (magari iniziando dalla singola tratta);
- Liberalizzazione delle attività non-oil sotto pensilina (compresa la somministrazione di alimenti e bevande);
- Rivisitazione del D. Interministeriale 7/8/2015 con l’introduzione del “margine della gestione” come elemento essenziale per partecipare alla gara e cancellazione di tutte le “storture”determinatesi a valle dei nuovi affidamenti (vicenda Tamoil e soggetti ristorazione che si sono privati del Gestore -in caso di aree integrate- e, poi, hanno affidato -sempre con contratto di comodato- ad un nuovo “Gestore” spesso società da essi stessi controllata (emblematico il caso di Autogrill/Nuova Sidap);
- formale impegno dell’industria petrolifera ad effettuare il presidio delle AdS svantaggiate con l’acquisizione delle attività non-oil (magari in partnership) da affidare al Gestore, come strumento di abbattimento dei costi unitari gravanti sui carburanti e come limitazione ad una concorrenza sleale derivante da terzi soggetti che si approvvigionano sempre sul mercato nazionale (dalle stesse compagnie) che se una parte riforniscono dall’altra devono subire una concorrenza sleale;
- partecipazione (anche economica) delle società concessionarie autostradali ad un tavolo permanente sull’applicazione delle Leggi e dei disciplinari di concessione considerando che la distribuzione dei carburanti in autostrada è ancora classificata “pubblico servizio”. Qualunque violazione -come nel caso di chi non ottemperi alle disposizioni di Legge o evitasse di applicare il Decreto Interministeriale (da riformare) 7/8/2015- dovrebbe comportare severe sanzioni fino alla revoca dell’affidamento/sub concessione.
Ovviamente il punto di attacco di questa “strategia” -da applicare ai prossimi rinnovi con le Aziende Petrolifere- non può che essere la denuncia forte del differenziale fra prezzo self e servito che, tradotta in aride cifre, ha consentito alle Aziende di mettersi in tasca a scapito dei Gestori e dei consumatori -secondo una prudente stima- oltre 2 miliardi/anno.
Negli ultimi venti anni, infatti, il Ricavo Industriale Lordo (differenza fra prezzo medio Italia e Platt’s cif med)è rimasto pressoché invariato nonostante nella prima fase il riferimento al prezzo medio Italia avvenisse sulle vendite effettuate -sostanzialmente- in servito e, dal 2012 (cfr. Decreto MISE del 23.11.2012) il riferimento è al prezzo medio al pubblico per vendite effettuate in self-service: nel primo caso i Gestori avevano un margine unitario di circa 40 €uro/Klt mentre oggi fanno difficoltà a raggiungere i 30 €/Klt.
Gestori e consumatori, in estrema sintesi, hanno sopportato, per intero, il costo della ristrutturazione del mercato (dov’era l’AGCM?) per avere il medesimo prezzo che prima corrispondevano a fronte di un servizio ed oggi ottengono solo se si riforniscono da sé pagando 30 €cent/lt.. Una “truffa” consentita in nome del “rifornimento self è bello e moderno” senza aggiungere che il consumatore non ha ottenuto alcun risparmio. Anzi!
In questa ottica anche il ragionamento: “tengo alti i prezzi del servito per “finanziare” lo sconto self” (?) è l’ennesima falsità raccontata per gabbare Gestori, Consumatori, Antitrust Governi e Parlamento. Su queste argomentazioni va ricercata la convergenza oltrechè della Politica- anche delle Associazioni dei Consumatori e di tutti coloro -Politica compresa- che abbiano intenzione di porre fine a questo scandalo.
Questi sono -almeno in parte- le motivazioni che ci spingono a spostare in avanti le nostre rivendicazioni.
I Gestori proclamano uno sciopero bianco
Sveglioni, quando avete firmato quel vergognoso accordo del 2014 che riduceva il margine dei gestori Eni, lasciandoli in totale balia delle politiche di prezzo della compagnia, queste considerazioni non le avevate fatte?
Sceglieste di salvare gli imbecilli che facevano il -10 e -12, affossando i gestori VERI che avevano pensato a difendere il margine pur lasciando sul terreno tanto erogato, con la conseguenza che ora siamo tutti nella merda.
L’unico scatto di orgoglio che potete fare, è una comunicazione di disdetta del rispetto di tutti i prezzi massimi, almeno moriremo in piedi e non da servi.
Quale sindacato volete fare se prima firmate e poi fate trovare i gestori davanti al fatto compiuto?
Per me potete estinguervi, non servite ad un caxxo.