
Sono ormai lontani i tempi in cui l’azienda di stato preferiva al Gestore la macchinetta del Self service, e quindi essere sempre chiusi era il live motive per gli investimenti aziendali. Da allora, almeno in termini di approccio, le cose non sono poi cambiate molto.
Non potendo chiedere più sacrifici economici (non avendo il Gestore più una economicità) viene chiesta l’unica cosa ancora rimasta, ovvero la libertà di condurre una vita diversa da quella all’interno della stazione di servizio.
L’indicazione aziendale, data alle varie sedi territoriali, è quella di “consigliare” alle gestioni il prolungamento del monte orari per favorire la vendita del servito e dei prodotti speciali, ma evidentemente qualche addetto rete, pensando che la sua ombra lunga sia segno di grandezza si permette, con lo stile consono delle grandi occasioni, di promulgare il verbo aziendale nel territorio.
Ecco come si esprime una addetto rete di una delle tante aree del territorio nazionale: “Gli orari di apertura sono un tema la cui importanza dovrebbe apparirvi evidente anche alla luce delle ultime riunioni per incentivare il Servito e il Diesel +. Due ore e mezza/Tre di pausa pranzo sono insostenibili se rapportate agli sforzi che stiamo facendo per difendere il Servito e promuovere il Diesel+. Vi chiedo uno sforzo per ridurre la pausa pranzo a 1,5 ore.” Ed ancora, “se facessimo una tipologia di orario 7.00/13.30 e 15.30/19.30 non sarebbe male. Anche perché ora per noi comincia il lavoro importante dato dalla stagionalità della maggior parte dei nostri impianti. Chi già lo fa o fa di più tanto meglio….. Naturalmente saranno premiate le gestioni collaborative.”
Certo, si premiano le gestioni collaborative, come quando si premiavano gli ipersrfisti del – 12. Peccato che nella maggior parte dei casi il premio è stato quello di aver perso margine e impianto.
Pensate che la prima fascia oraria consigliata è 7.00/13.30, che vedrebbe il gestore fare consecutivamente 6 ore e 30 minuti che sommati alle 4 ore del pomeriggio sarebbero 10 ore e 30 al giorno.
Un sacrificio vanificato (nella migliore delle ipotesi) da un margine inadeguato, da un prezzo poco competitivo e da un differenziale tra servito e iperself di oltre 17 centesimi litro. Differenziale che con “sacrificio” intasca quasi interamente l’azienda che si gongola durante le varie sedute plenarie…
Fortunatamente non ci sono solo uomini piccoli dall’ombra lunga. Alcuni addetti stanno stimolando le gestioni (ubbidendo alle direttive aziendali) e consigliano di rispettare l’orario minimo garantito in base alle varie leggi regionali di competenza. Un atteggiamento corretto e apprezzabile anche se al Gestore che investe vita e denaro giornalmente sull’impianto non occorre ricordare il proprio orario.
Ricordiamo che la legge sugli orari è di competenza dei Comuni della Regione e determinano gli orari di apertura e chiusura degli impianti stradali di distribuzione carburanti per uso di autotrazione.
Legge che in parecchie regioni ha superato abbondantemente i 10 anni e che si basava su un principio, ovvero, la garanzia del servizio assistito degli impianti su tutto il territorio nazionale.
Una garanzia venuta meno dalla mancata razionalizzazione della rete carburanti che al contrario ha permesso la proliferazione di nuovi impianti che hanno determinato la rete carburanti di oggi.
Infatti, sia la liberalizzazione spinta verso la selfizzazione sia la liberalizzazione delle nuove aperture dovuta all’eliminazione delle distanze minime, non permettono più economicamente da una parte la garanzia del servizio di turnazione domenicale e dall’altra la garanzia delle 52 ore settimanali.
Mantenere un servizio, cosi come previsto dalle attuali ma ormai datate norme, non ha una economicità tale da permettere la sopravvivenza imprenditoriale della gestione. NON CONVIENE IL SEMPRE APERTI
La richiesta di un aumento del monte orario potrebbe avere un senso qualora ci fosse una equa divisione di quanto le aziende attualmente intascano sul servito. Ma questa sembra essere pura utopia.
Come utopia è chiedere l’aumento del monte orario a gestori che non arrivano più a coprire quelle spese di un monte orari “normale” nel rispetto della attuale normativa.
Politiche aziendali da TSO.
Prima chi non faceva il FDT veniva visto come un appestato, poi chi non si piegò ad H24 venne penalizzato in tutti i modi e quando finalmente (grazie anche agli sms che la compagnia mandava indirizzando i clienti all’H24), si era arrivati a perdere moltissimi dei clienti servito, contro ordine compagni! Bisogna riportare i clienti al servito lavandogli il vetro!
Peccato che i clienti si erano ormai accorti che, con il differenziale che pagano su un pieno, ci possono portare la macchina all’autolavaggio.
Ma andate a cagare…