Contratti di appalto, problemi e proteste alla raffineria Eni di Livorno

Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, i contratti di appalto, spesso utilizzati anche nella distribuzione dei carburanti, stanno generando seri problemi per i lavoratori coinvolti. Un esempio emblematico è il presidio in corso davanti alla raffineria Eni di Livorno, dove i lavoratori di Sms Operations Italia protestano per il mancato pagamento di due mesi di stipendi.

Da oltre due mesi, i lavoratori di Sms Operations Italia, una società specializzata in manutenzioni meccaniche con sede a Rosignano, non ricevono il loro salario. Di questi, 18 dipendenti lavorano in appalto all’interno della raffineria Eni di Livorno. Massimo Braccini, segretario Fiom-Cgil per Livorno, ha dichiarato: “Non è assolutamente tollerabile che ai lavoratori non siano stati pagati gli stipendi. Sms lamenta mancati pagamenti da parte delle aziende committenti, ma in questi casi è necessario fare chiarezza e riconoscere la responsabilità in solido delle imprese per le quali Sms ha svolto lavorazioni in appalto, affinché i lavoratori vengano direttamente retribuiti.”

Il meccanismo degli appalti e subappalti può spesso lasciare i lavoratori in una situazione di vulnerabilità. Braccini ha sottolineato che “nel meccanismo delle lavorazioni tra committente, appalto e subappalto, vi è una responsabilità solidale. Se il datore di lavoro (appaltatore o subappaltatore) non paga, dovrà farlo chi, di fatto, si avvantaggia della prestazione dei lavoratori impiegati nell’appalto, quindi il committente.” Questo principio dovrebbe garantire che i lavoratori ricevano il giusto compenso per il loro lavoro, indipendentemente dalle controversie finanziarie tra le aziende coinvolte.

Per la prossima settimana, è previsto un incontro presso la sede dell’ispettorato del lavoro di Livorno tra Sms Operations e le imprese committenti, come richiesto dalla Fiom-Cgil. Braccini ha aggiunto che, se necessario, si allargherà il livello del conflitto, valutando anche forme di sostegno economiche ai lavoratori attraverso una possibile cassa di resistenza.

Eni, il gigante energetico controllato al 30% dal ministero dell’Economia, ha chiuso il 2023 con utili per 8,2 miliardi di euro. Questa situazione mette in evidenza la discrepanza tra i profitti dell’azienda e le difficoltà finanziarie affrontate dai lavoratori nei contratti di appalto. È fondamentale che Eni e le altre aziende committenti riconoscano la loro responsabilità sociale e garantiscano il benessere dei lavoratori che operano nelle loro strutture, evitando la distorsione evidente del lavoro attraverso contratti di appalto.

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SALVATORE
SALVATORE
4 mesi fa

Cosa possiamo aggiungere a tutto quello che è già stato detto e ampiamente commentato sul mondo dei carburanti e di coloro che fanno parte di questa filiera dalla produzione alla commercializzazione di questo prodotto, e si può dire che se siamo arrivati a questo punto il motivo è uno solo, in quanto il pesce puzza dalla testa e quindi di conseguenza tutte le componenti vengono a subire queste forme di sfruttamento caporalato o schiavitù chiamatele come volete ma di questo si tratta punto!!!!!