Fegica, “il futuro è nelle nostre Mani. “Una grande manifestazione unitaria di tutti i gestori a Roma”

Pubblichiamo in forma integrale la proposta lanciata dalla Segreteria nazionale della Fegica per uscire dall’attuale situazione di impasse che colpisce l’intera Categoria dei gestori e per rispondere a chi, dimenticando il contesto in cui sono stati siglati, critica accordi firmati in passato dal Sindacato.

La memoria è l’incubatrice della storia. Senza memoria non ci sarebbe alcuna storia: nè sulle grandi conquiste, né sulle tragedie dell’umanità. Senza memoria e senza storia non ci sarebbe alcun futuro possibile, ma solo un indistinto vociare sullo sfondo degli accadimenti umani. Sulle tante piccole storie individuali che, messe insieme, danno vita a quel genere umano che conosciamo. Con le sue contraddizioni e la sua continua ricerca di quella “pietra filosofale” che, secondo la leggenda, sarebbe in grado di dare risposta ad ogni interrogativo, di riparare tutti i guasti del Mondo e fornire la conoscenza di ciò che è bene e di ciò che è male, di garantire l’immortalità, la ricchezza ed il benessere. Per tutti.

Ma, se la pietra filosofale esistesse, certo non la vedremmo esposta sui banchi del supermercato sotto casa a disposizione di tutti, ma sarebbe, anch’essa -come molte altre cose- appannaggio di una ristretta élite di potenti che, forti del suo possesso, continuerebbero -per l’eternità- a perpetuare la loro condizione di privilegio.
Quello che più stupisce è che, anche nel nostro settore, la memoria e la storia si vanno perdendo, consumate dal rito della vita e dalla sostituzione delle vecchie con nuove generazioni. Con generazioni che, quando non possono, non hanno (e non vogliono) avere memoria di come, faticosamente, si è costruito l’oggi.

La Storia e la memoria ci hanno insegnato che i grandi cambiamenti -e le loro parole chiave- sono sempre stati declinati al futuro. Mai al Passato. Mai al presente ma sempre a quel futuro al quale ciascuno di noi dovrebbe ambire.

La storia e la memoria, quindi, in questo cambio generazionale, hanno finito per sostituire il grande tema del guardare avanti, del prefigurare nuovi spazi, nuovi scenari, nuove strategie, con una quotidianità tutta da vivere con il fiato grosso, istante per istante, “botta e risposta” immediata. Destinata alla consumazione sul posto. Come se non ci fosse domani.

E, invece, bisogna essere testardi ed immaginare che il domani -magari migliore di quello che viviamo oggi- sarà positivo per quanto saremo in grado di prefigurare oggi. Ci vuole forza, volontà, determinazione, senza nulla concedere ad improvvisati nuovi demagoghi, a novelli maghi della parola, agli orecchianti, ai venditori di caramelle già masticate ai margini del bosco.

I risultati non si ottengo senza fatica, senza essere pronti, oggi, al sacrificio ed alla lotta (anche se oggi questo può apparire come un termine desueto in uso nel secolo scorso) e, soprattutto, senza un’idea del domani.

In altre parole nessun traguardo è raggiungibile se ciascuno non matura il convincimento che l’individualismo è fine a se stesso, che spesso si trasforma in strumento nelle mani di chi ha interessi diversi da chi solleva l’esigenza di cambiamento e di futuro: ciascuno, invece, deve scegliere di mettere anche il mattone della propria fiducia e della propria speranza, sopra a quello degli altri, per costruire, con il muro della solidarietà, quel futuro del quale la Categoria ha diritto.

Nessuno può immaginare che senza partecipazione, senza investimento emotivo, senza azione coordinata per il raggiungimento di un risultato, un Magistrato possa risolvere il problema o dare dignità ad un’intera Categoria. Magari attraverso una sentenza o un provvedimento che suscitano, all’inizio, soddisfazione ed entusiasmo che possono declinare, nel prosieguo dell’azione, pronunciamenti diametralmente opposti. Magari di un altro Organo Giudicante posto in un altro territorio, che si pronuncia sullo stesso problema ma illustrato (e supportato diversamente).

Ove consegnassimo i contenuti della nostra azione solo al vaglio del “Magistrato”, avremmo già riposto in altre mani il nostro destino (collettivo), tutto il valore universale e solidaristica della nostra azione e della mobilitazione di migliaia di persone.

Alla Magistratura ci si rivolge per avere giustizia, per riparare ad un torto quando si sono percorse tutte le strade per affermare un proprio diritto: al Giudice non può essere demandata la “strategia politica”, la legittima aspirazione a migliorare le proprie condizioni, il proprio desiderio di futuro, le insopprimibili speranze. Il altre parole non si può delegare ad un autonomo organo dello Stato -terzo rispetto alla dinamica del “confronto sociale”- la soluzione di problemi che deve rimanere appannaggio del medesimo “confronto fra Parti sociali”.

Lasciare il nostro destino tutto all’esito di questa scelta sarebbe un grave errore politico perché rischierebbe di confondere, nella scala dei valori, il ruolo di ciascuno degli “attori”, determinando un esito per lo meno incerto della vertenza.

In questa epoca in cui la cosa che appare più realistica non e’ quella vera ma quella verosimile, invece avremmo tutti la necessità di riscoprire i valori fondanti del nostro “stare insieme”: quella pratica della partecipazione e della solidarietà che non possono essere sostituite da una “delega al buio” della nostra rappresentanza e della nostra rappresentatività. Chiunque sia il “principe del Foro”. Il destino è nelle nostre mani ed in tali mani deve rimanere: si può contestare -con diritto- l’Organizzazione di rappresentanza, si possono cambiare -democraticamente- i suoi vertici, si può chiedere -anche a gran voce- il cambio di tattica e di strategia. Ma tutto deve rimanere all’interno della propria rappresentanza. Ognuno deve avere coscienza della propria responsabilità e deve comportarsi di conseguenza. Anche se ciò dovesse apparire “più scomodo”, più difficile, più lungo.

Nelle Aule di giustizia non entra il “popolo” (per usare un’espressione tanto demagogica quanto vaga, astratta e consunta) e nemmeno la rappresentanza del “popolo”: chi vince è chi perde non è mai la totalità della Categoria ma sempre un singolo soggetto. Se vince ha ottenuto, individualmente, giustizia (in prima istanza); se perde rischia di distruggere le speranza di un’intera collettività che ha costruito, nel corso dei decenni, quel sistema di norme che sono poste a tutela della Categoria, senza le quali non ci sarebbe neppure la (fondata) speranza di ricorrere al Tribunale. Senza questa storia, senza questo approdo di una storia che abbiamo costruito passo dopo passo, anno dopo anno, in altre parole, non ci sarebbe Categoria. Questo è un aspetto che, troppo spesso, nonostante sia centrale, finisce in secondo piano. Dimenticato. Omesso. Misconosciuto. Anche nelle rivendicazioni più “avanzate”.

Ciascuno deve essere onesto -almeno con se stesso- ed ammettere che, per troppo tempo, si è lasciata in un cantuccio la partecipazione alla vita delle Organizzazioni di Categoria, che si è “delegata” ogni cosa senza sommare il proprio contributo a quello degli altri colleghi; che, troppo spesso ci si è lasciati irretire dalla “Compagnia” (petrolifera o retista che sia) che ha preannunciato -a fronte di una firma sul taglio del margine individuale- un futuro pieno di “litri” (ma mai di risultati economici) anche se conseguiti a danno di un altro Gestore (e poco importa se con lo stesso marchio); che troppo frequentemente si è badato a quello che sembrava -per superficialità o per “paura”- un interesse immediato, ignorando dove sarebbe stata condotta la Categoria dalla sommatoria di gesti individuali apparentemente slegati l’uno dagli altri.

Ora siamo, con la disperazione di alcuni, a tirare le conclusioni di questo percorso scellerato ed anche stavolta non lo facciamo rimboccandoci le mani o partecipando ma affidandoci al “Mago Merlino” di

turno (nella storia quanti ne abbiamo avuti e quanti si sono eclissati senza lasciare traccia!) spuntato dal nulla e, soprattutto, che non ha alcunché da perdere sotto il profilo individuale. Anzi!

Noi proponiamo un’altra lettura delle cose ed invitiamo tutti a pensare alle opportunità, senza nascondere le difficoltà del momento: dobbiamo costruire -partendo dal Manifesto distribuito nelle scorse settimane (ma elaborato già alla fine dello scorso anno)- una grande “rivendicazione collettiva” che sia la sommatoria di tutte le idee e che dia risposta alle speranze. Una piattaforma collettiva che non si esaurisca nel “ribellismo” individualista ma che possa rappresentare quel “nuovo inizio” di partecipazione, di responsabilità, di condivisione, di scelta troppo spesso sacrificati sull’altare della convenienza individuale e barattati per una sopravvivenza indegna di questo nome.

E’ vero, il Sindacato ha sottoscritto Accordi che, oggi, possono essere criticati. E’ vero! Ma in quale condizione di contesto -al di là dei contenuti- quegli Accordi sono stati siglati? Quanti Gestori avevano accettato -nonostante le grida di allarme del Sindacato- di sottoscrivere accordi one to one? Quanti avevano accettato il taglio dei margini, l’aumento degli orari e dei drop, la rinuncia totale o parziale al rimborso dei cali? Quanti avevano scelto di mettere la corda intorno al cappio che poi li avrebbe strangolati? Quanti sono stati lesti a barattare i propri diritti (conquistati in anni di lotte dal Sindacato) per una speranza che non si è mai materializzata?

E, di questo, può essere (solo) il gruppo dirigente delle Organizzazioni di Categoria chiamato a rispondere dopo aver messo in guardia -inascoltato- contro la deriva che gli accadimenti avrebbero preso?

Ci sembra ingiusto ed ingeneroso (e potremmo scrivere un intero libro su come è cambiata -in meglio- la vita dei Gestori dalla fine degli anni ottanta ad oggi sapendo di raccontare fatti incontrovertibili) ma sarebbe cosa di poco conto. Non porterebbe la Categoria ad uscire da questa situazione di impasse.

Noi siamo fra quelli che non si ritraggono e sono pronti a metterci la faccia: da questa situazione si esce, tutti insieme, solo attraverso una grande mobilitazione ed un’azione collettiva che esprima la delusione ed insieme la combattività e l’unità della Categoria.

Per questo oltre a dare la disponibilità della nostra Federazione ad intervenire ad ogni iniziativa che dovesse essere proclamata sul territorio, proponiamo a tutti una “grande manifestazione unitaria di tutti i Gestori” a Roma -con delegazione presso le Istituzioni e le naturali controparti- per rilanciare l’iniziativa e dire: Basta!; per dire che la Categoria la lezione l’ha imparata e che intende rilanciare sul piano della mobilitazione e della solidarietà. Che non firmerà più alcun accordo one-to-one e che rinuncerà all’egoismo individualista.

Ogni Gestore, sotto qualsiasi “bandiera” eserciti la sua attività, è uguale al suo collega del quale condivide sogni, speranze e diritti, passioni e “vittorie”, emozioni e sconfitte.

Solo questa affermazione può aprire la strada a migliori condizioni economiche e contrattuali (rispetto alle quali, non abbiamo sentito, in queste settimane, una sola proposta).

Se saremmo capaci, in migliaia, di intervenire e, con ciò, di dare questa risposta collettiva di forza e di unità, allora avremmo la certezza che siamo arrivati ad un grande livello di maturazione della complessità dei problemi e della volontà di affrontarli tutti insieme.

Se, invece, rimarremo a mugugnare sulla cattiva sorte, a scegliere, di volta in volta, il destinatario delle nostre sterili invettive, sul destino cinico e baro piuttosto che su Organizzazioni incapaci di cogliere i fermenti in atto (ovviamente senza indicare sbocchi ad un’azione che pare più orientata a risolvere problemi che poco hanno a che vedere con il domani), saremo tutti sconfitti.

Il Sindacato per ciò che ha rappresentato (e rappresenta) nella storia di questa Categoria, i Gestori che rimarranno “soli” ad attendere un futuro carico di onerosi gravami, in una realtà nella quale, a rimanere, saranno i nostri avversari di sempre.
Vale la pena?

E’ questo l’obiettivo che vogliamo perseguire?

Lo abbiamo ben chiaro?

Siamo consapevoli?

Ecco, forse è arrivato il momento di dare queste risposte e fare una scelta!

la Segreteria nazionale Fe.G.I.C.A.

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Mimmo
Mimmo
5 anni fa

Prima ci scavate la fossa e dopo sventoliamo le bandiere? Ma ed favore? E tardi! Ci avete …….. Da destra e sinistra ed ora con il portafogli vuoto ed il distributore in via di fallimento me ne vasi a sventolare le bandiere? Statevi bene

pippo
pippo
5 anni fa

FORSE CHI NON HA MEMORIA STORICA SIETE SOLO VOI ,IO ,NOI CI RICORDIAMO TUTTO ,CI RICORDIAMO COSA NON AVETE FATTO IN QUESTI ULTIMI ANNI ECCOME !!!!!OGGI VORRESTE LA NS SOLIDARIETÀ QUANDO NEMMENO VOI LO SIETE ,DOVE SONO LE ALTRE SIGLE SINDACALI !!COSA ANDIAMO A CHIEDERE A ROMA ? CHE CANCELLINO LE POMPE BIANCHE ? CHE RIDUCANO I SELF ? CHE CI ESONERINO DALLA E FATTURA ? CHE BLOCCHINO I NUOVI P VENDITA ?
PERCHÉ NON COINVOLGERE I NUOVI COMITATI SPONTANEI SE COME DITE VOI CI VUOLE UNA SVOLTA E PIÙ UNIONE
FORSE E IL MOMENTO DI DARE UNA SCELTA E DARE RISPOSTE
BENE INIZIATE SIAMO TUTTO ORECCHIE ,PERCHÉ ULTIMAMENTE DA VOI NE RISPOSTE NE SCELTE SOLO BLA BLA BLA
CHE NE DITE DI SCIOPERARE LA SETTIMANA PROSSIMA ?

Massimo Moroni
5 anni fa

…mai lette tante idiozie tutte insieme… eppure ci sono due semplici questioni che potreste e dovreste porre direttamente al governo pro tempore: prezzo unico alla pompa (il doppio prezzo è solo una truffa legalizzata ai danni del cittadino oltreché nostro) ed i compensatori obbligatori per legge, come usa nei paesi “civili”, ma siccome siamo nella repubblica delle banane abbiamo solerti verificatori ed astruse leggi che regolamentano il settore dei cali a danno del gestore, facendo pagare ciò che non è stato consegnato, purgandolo poi dalla solerte pubblica amministrazione che a fronte di un litro evaporato non esita a trascinarti in tribunale come l’ultimo degli evasori… sarebbe bastato mettere un puntino sulla “i” su questi due argomenti per mettere a cuccia anche il peggiore dei pitbull… siete solo dei falliti e noi scemi vi paghiamo anche la tessera… a memoria, perché io ce l’ho: Crocetta fù “purgato” per questo…

Gestore solitario
Gestore solitario
5 anni fa

Forse ai signori del sindacato sfugge un piccolo dettaglio. Rimanere soli? Perchè credete che, faccia a faccia, avrebbero potuto proporci un accordo peggiore di quello che avete firmato nel 2014 per ENI? Un accordo scritto da loro e firmato da voi, che sta portando tanti ad abbandonare? Certo, al peggio non c’è mai fine, e lo vediamo con altre vicende come quella di Adriatica Petroli, vicenda che però gli sta portando seri problemi per trovare kamikaze che gestiscano gli impianti alle loro condizioni. Perchè, se non lo avete capito, un altro passo al ribasso, avrebbe come unica conseguenza quella di abbandoni a migliaia. Diceva uno “se devo fare il povero lavorando, preferisco fare il povero senza lavorare”.

Timpani
Timpani
Rispondi a  Gestore solitario
5 anni fa

E’ del tutto evidente che qualunque cosa avessimo scritto, avrebbe suscitato critiche e spesso le solite soluzioni. E i cali ? E le pompe bianche ? E se avessi affrontato da solo la compagnia avrei portato a casa mokto di piu’ .. In Fegica ce lo adpettiamo mica pensiamo di avere sempre certezze . Ma almeno esca da qualche parte una proposta concreta, al di là delle critiche, io non la vedo ..

Massimo Moroni
Rispondi a  Timpani
5 anni fa

perché io non ne ho fatte? ho suggerito un paio di opzioni da discuterne coi vari governi bypassando le compagnie… mi corregga se sbaglio

Gestore solitario
Gestore solitario
Rispondi a  Timpani
5 anni fa

Non ho scritto che avrei portato a casa qualcosa di più, ma sono certo che non avrei poratoa casa qualcosa di meno, visto che siamo già sotto il livello di sopravvivenza.”Quanti Gestori avevano accettato -nonostante le grida di allarme del Sindacato- di sottoscrivere accordi one to one? Quanti avevano accettato il taglio dei margini, l’aumento degli orari e dei drop, la rinuncia totale o parziale al rimborso dei cali? Quanti avevano scelto di mettere la corda intorno al cappio che poi li avrebbe strangolati? Quanti sono stati lesti a barattare i propri diritti (conquistati in anni di lotte dal Sindacato) per una speranza che non si è mai materializzata?”
Ecco, la mia risposta personale è NO a tutte le domande, e sono proprio i combattenti come me che avete rovinato con quella firma che tutelava i babbei del -12 invece dei GESTORI che hanno difeso i propri margini a costo di perdite di erogato.

moritz mantovani
Rispondi a  Timpani
5 anni fa

a che punto siamo con i rimborsi per le commissioni bancarie
?
e il contratto di commissione che avete firmato senza chiedere niente a nessuno lo volete spiegare o no?
cominciate da li

pippo
pippo
Rispondi a  Timpani
5 anni fa

Cosa ne dice di 10 centesimi al litro ? visto che negli ultimi mesi è aumentato di 40 centesimi e tutti zitti ?norme per evitare nuovi p vendita ? o incentivi per i gestori che vengono espulsi ? perché non mettere un conguagli a fine anno visto che sono loro i primi a fare concorrenza sleale ,la vecchi trattativa negoziata ? perché dobbiamo essere pagati a litro ,quando anche chi pulisce le scale e pagato a ora e non a polvere ? posso continuare se vuole ,a me basterebbe turnare a quello che si aveva 20 anni fa ,piu del doppio di adesso

franco
franco
Rispondi a  Timpani
5 anni fa

purtroppo questa categoria non è compatta neanche di fronte al fallimento,tutti a colpevolizzare gli altri (che avranno pure sbagliato a firmare accordi,ma diciamocelo se il sindacato proclama un sciopero quanti aderiscono)oggi se i tre sindacati proclamano uno sciopero quanti aderiranno,pochi perchè ognuno ha il mutuo e cosi via ,ma se non chiudiamo come fanno a chiedere aumento di margine e cosi via. se non facciamo qualcosa nessuno lo farà per noi.se non chiudiamo non otteremo mai niente,e l’unica via e unione e forse se partecipiamo tutti me compreso a eventuali riunioni per fornire idee e azioni siamo destinati a soccombere,sono un gestore a fine carriera altri 2 anni poi mollo ma ho tanta rabbia in corpo verso chi ci sta affossando prendendoci per i fondelli ciamandoci IMPRENDITORI.un saluto a tutti forza e coraggio vogliamo solo i nostri diritti ed essere pagati per il lavoro che svolgiamo,ciao saluti Franco

Alex
Alex
5 anni fa

A fronte di una firma sul taglio del margine individuale- un futuro pieno di “litri” (ma mai di risultati economici) anche se conseguiti a danno di un altro Gestore;
Queste sono state le aspirazioni di tanti colleghi che hanno creduto di essere unici quando gli venivano offerte le proposte (non hanno mai immaginato che le stesse proposte, singolarmente erano rivolte a tutti i colleghi)

mauro
mauro
5 anni fa

Colleghi,ora che vi siete sfogati,cerhiamo di avvolgere il filo è trovare le giuste soluzioni,diamo atto a Timpani e company che hanno preso atto della situazione,quindi cerchiamo di convergere con lui e le altre sigle sindacali per combattere questa battaglia,anche io ho parecchie perplessità sulla conduzione sindacale ad oggi,però vi assicuro che non c’è altra via che il sindacato per poter tenere uniti

Alex
Alex
Rispondi a  mauro
5 anni fa

Sono pienamente d’accordo, al momento i nostri sfoghi (tutti legittimi) continuano solo a renderci più singoli e vulnerabili senza una soluzione e senza nessuna possibilità.
Visto che dai nostri sfoghi si evince chiaramente che siamo alla canna del gas, credo che le federazioni non avranno dubbi sugli obiettivi da perseverare, l’unica cosa dobbiamo essere noi a dargli la forza ed il sostegno in modo che loro possono dimostrare alle aziende quello di cui noi ci lamentiamo altrimenti finirà come lo scontone del fine settimana del eni.
Non dico di imitare i Francesi, ma almeno un po imitiamoli

Gestore solitario
Gestore solitario
Rispondi a  mauro
5 anni fa

Non c’è nessuna soluzione se non quella di tirare avanti. Non esiste una categoria formata da gestori e anche se esistesse ormai sarebbe impotente di fronte a GDO, pompe bianche e quant’altro. Da gestore anziano mi sento di consigliare ai colleghi anziani di fregarsene delle direttive della compagnia e cercare di trascinarsi fino alla pensione, ai giovani di cercarsi URGENTEMENTE un altro impiego prima che diventino anziani.

fw14
fw14
5 anni fa

AUTOCONVOCATO GARAU GABRIELE

Correva l ‘anno delle liberalizazioni,
Bersani, noi come categoria ci presentevamo come unico soggetto incapace di
proporre ed effettuare strategie commerciali in linea con l’imprenditorialita’(,che ci spettava per legge)
a fronte di un contratto di fornitura in esclusiva che ci ha impeditio di farlo.
L’ingresso di nuovi operatori nel settore che soggettivamente sfruttavano in maniera’
purtroppo corretta le nuove regole incamerando costantemente volumi sempre piu
ampi portarono alle prime grandi difficolta’ dei gestori. Ma questi grandi numeri non erano
frutto di capacita’ imprenditoriali ma bensi’ di un regalo politico a questo o a quel soggetto.
la memoria storica mi rammenta l’abbandono di questa categoria che vendeva la merce
con un prezzo di cessione piu’ alto del prezzo di vendita di determinati nuovi operatori
MALGRADO IL PRODOTTO FOSSE CONSEGNATO DALLE STESSE COMPAGNIE PETROLIFERE.
Col tempo in maniera del tutto fisiologica le stesse compagnie scesero in campo gestendo
direttamente gli impianti ed anche qui la magia del prezzo di cessione si realizzava
Non bisognava essere dei maghi per capire che questo settore era viziato e estremamente
favorevole a determinati soggetti. Cerco di sintetizzare al massimo per non dover fare
l’ennesimo TOMO. Ora nascono i problemi one to one partecipazione associazione e
compagnia bella tutti non contemplati legalmente, Ma haime la colpa e di quel gestore
che firma un accordo nella quale chiede alla compagnia un accordo promozionale a scadenza. stilato ad arte con maestria a suo tempo letto e straletto vero il gestore era stato informato verissimo, ma cosa poteva fare io in piena onesta non me la sento di condannarlo a prescindere. valutero’ e valuteremo se fosse stato possibile se ci sono o ci fossero state le basi per annullare questi one to one ma non e’ un po tardi
Certo questi accordi delegittimano l’operato sindacale ma stare all’interno di un mercato
commerciale privo di regole su concorrenza ecc ecc e che NASCE GIA’ CON QUESTA INACCETTABILE E QUANTO SFAVOREVOLE SITUAZIONE NON E PEGGIO.
V SFIDO A TROVARE UN ALTRO PAESE DOVE ESISTA UN MERCATO con queste anomalie
Mi fermo qui perche’ da qui nasce tutto Questa e’ la sorgente del maleficio la memoria
storica.
Coscienti di questo problema che era palpabile e certificabile si approda ad una serie
di accordi( capestro) che per nulla reimmettono il gestore su un mercato di pari opportunita’ commerciali, una cosa su tutte PREZZO EQUO E NON DISCRIMINATORI, che a livello
legale non vuol dire NULLA. forti di questo tutte le compagnie continuano a fare il bello ed il cattivo tempo sui prezzi di cessione.
Ora entro nel merito: come BEN SAPETE IL PREZZO FINALE LO DETERMINA IL GESTORE
per tanti anni e stata una favola metropolitana MA E’ COSI.
Come Ben SAPETE IL CONTRATTO DI COMODATO IN EUROPA NON SANNO NEANCHE COSA SIA CONOSCONO IL CONTRATTO DI AFFITTO …. E CHE ALTRO …
CHE LA COMPAGNIA POSSA SOLO DETERMINARE UN PREZZO E NON DUE E LEGGE
DIVERSAMENTE SIAMO PARASUBORDINATI E CON LA FIRMA DELLE NUOVE CONTRATTUALISTICHE CON UP GIA’ IN VIGORE CONTRATTO EVOLUZIONE SIAMO SOLO
SUBORDINATI.
Premesso tutto cio’ in maniera sintetica passo alla proposta.
Le proposte ci sono gia’ leggetevi il comunicato DEI GESTORI SARDI ,
Ma evidentemente non basta allora vi do uno spunto di riflessione (ciao D)
Fermo restando l’enorme e manifesta leggerezza con la quale e’ stata gestita tutta la questione liberalizazioni e contrattualistica e qui mi rifaccio ad un caro collega in pensione
NUNZIO continuamente maltrattato in assemble per le sue quanto mai lungimiranti previsioni O VOI FATE UN ALTRO LAVORO O NOI NON SAPPIAMO FARCI I CONTI….
IL prezzo di cessione delle compagnie deve essere uguale per tutti gli impianti di
bandiera.
il contratto collettivo deve ruotare intorno all’applicazione delle leggi in vigore concorrenza
in primis
la mancata applicazione delle leggi in materia fa del contratto collettivo atto esecutivo.
i margini pro litro vanno gestiti dal gestore unico soggetto a determinare il prezzo finale
nella piena autonomia imprenditoriale.
questa e’ un ottimo spunto di riflessione
MA… haime le voci in seno ad IP ci dicono di cene carbonare a ROMA con dirigenti della
societa’ Quindi la domanda nasce spontanea volete fare ancora accordi preconfezionti
e perche’ non specificate il tema di codeste cene che la trasparenza sia un optional.
Anche perche’ radio PAESIELLO DICE CHE ERANO PRESENTI I VERTICI DELLE 3 SIGLE AL COMPLETO.
MI FERMO QUI MI SEMBRA SUFFICIENTE
GRAZIE PER L’ATTENZIONE

il gestore
il gestore
Rispondi a  fw14
5 anni fa

io sono oltre 10 anni che propongo margine in percentuale come i tabacchi.

antonio
antonio
5 anni fa

è la prima volta che scrivo , non perchè mi mancano le idee , ma da gestore di seconda generazione ahimè mi mancano le parole , anche se gli antichi dicevano che non puoi avere idee se non hai le parole per esprimerle.
Forse sbaglio e sicuramente ho sbagliato in passato ad accettare contratti presentatimi da manager di aziende che hanno dimenticato la parte Umana nel loro mestiere ma sopratutto del nostro , prima selfizzando con la scusa del minor traffico (e con la nostra compiacenza per le vendite senza sporcarsi le mani) per poi arrivare a polverizzare una categoria ghostizzando la quasi totalità delle reti. Leggo nella quasi totalità dei vostri commenti ed anche nei miei pensieri lamentele monetarie che sono si’ figlie di battaglie perse dai sindacati ma in primis sono nostre sconfitte e da noi avvallate in cambio di altri guadagni provenienti da attività secondarie magari facendo concorrenza sleale ad altri imprenditori . Attività secondarie che oramai sono primarie per il nostro conto economico. Quei grandi manager ,che facendo battaglie a ribasso dei prezzi incrementavano a dismisura i volumi, ora non vedono piu’ margine di guadagno essendosi chiusa la forbice fra incremento e margine, ed ecco allora che si accorgono che i loro umani gestori con il 10% di servito marginano piu’ delle loro macchine mangiasoldi . La ruota gira , ecco perchè penso non sia il momento di criticare ma di agire (vedi i comitati spontanei che sono nati ) e di
cercare di combattere per una battaglia madre che sia il riconoscimento della nostra categoria ( che oramai non esiste più) da parte delle società e magari attivandoci ed a vigilare l’operato dei nostri rappresentanti sindacali oramai pensionati o politici … sono fiducioso

gioeni
gioeni
5 anni fa

si ma bando alle parole quando si fa questa manifestazione?

ANTO
ANTO
5 anni fa

Avete ragione:AlGiudice non può essere demandata la Strategia politica”e la leggittima aspirazione a migliore le proprie condizioni…
Ma al Giudice,SIG.TIMPANI, ci si deve rivolgere per fare rispettare almeno quello che è stato concordato con GLI ACCORDI INTERPROFESSIONALI”E VARI CONTRATTI SINDACALI.
LE ho rivolto due quesiti su questo portale ma non ha mai risposto:
PRIMO:perchè avete inserito nei contratti il prezzo massimo
quando le compagnie petrolifere ci impongono anche il prezzo di cessione,non tenendo conto che ciò è contrario alla legge Italiana ed Europea?
SECONDO:perchè i sindacati non protestano quando sanno che le compagnie petrolifere fanno pagare a chi gestisce l’attività accessoria BAR decine di migliaia di euro anziché una percentuale sui corrispettivi,come previsto dagli Accordi Interprofessionali sottoscritti dalle parti?
Fare dei buoni accordi(pochi)per accontentare “La piazza”per poi stare silenti di fronte al mancato rispetto da parte delle petrolifere E’FARE NULLA.
SIG.TIMPANI O RESPONSABILI DI REDAZIONE RISPONDETE?

Roberto Timpani
Roberto Timpani
Rispondi a  ANTO
5 anni fa

Mi pareva, forse su un altro post di questo portale, ai aver risposto.
Sui canoni delle attività accessorie, abbiamo delle vertenze prevalentemente con una compagnia che si rifiuta di applicare quanto concordato con l’Accordo del 23 luglio 1998. Le altre in sostanza, hanno rispettato le tabelle e ove le hanno applicate impropriamente, negli anni, siamo riusciti a far correggere i loro comportamenti.
Per il prezzo massimo, ribadisco, dal 2002 abbiamo individuato la strada degli Accordi e della possibilità che a certe condizioni, il prezzo massimo sia coerente alla normativa nazionale ed europea. Ma erano altri tempi e su questo ne convengo. Ora in realtà, già in autostrada il prezzo massimo è disdettato formalmente da anni e di fatto lo è anche per alcune aziende sulla rete ordinaria. Ma il ragionamento sul prezzo non puo’ limitarsi solo a quello “massimo”. Sarebbe il caso di capire che futuro ha un gestore di aumentare, in un mercato molto competitivo, il prezzo. Sul piano individuale, capisco che cosi’ puo’ uscire contenendo le perdite. Ma sul piano generale, una riflessione profonda sui prezzi ( di cessione, massimo etc..) andrebbe fatta.